venerdì 27 gennaio 2012



FINO A QUANDO?

God Almighty When Will It End? Subliminal & Miri Ben-Ari


VIDEO: http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2012/01/26/fino_a_quando.html

da Barbara

Il capolinea dell'amore

27 gen 2012 — Alberto Vaccaro

GQ celebra la Giornata della memoria con un'intervista al regista israeliano Amos Gitai: l'Olocausto, i rapporti tra Israele e Palestina, il cinema. Il video http://www.gqitalia.it/show/cinema/2012/1/amos-gitai-intervista-esclusiva-al-regista-israeliano-il-video

Da cinque a sette milioni: questa è la stima delle donne, dei bambini e degli uomini ebrei sterminati dal Nazismo durante la Seconda guerra mondiale in Europa. Un convoglio infinito di vagoni ferroviari stipati di esseri umani che attraversa la storia, assordante come una singola parola: Olocausto. Sacrificio.I primi a scoprire che cosa fosse accaduto nei campi di sterminio tedeschi furono le truppe URSS il 27 gennaio del 1945, quando unità sovietiche penetrarono nella struttura gestita dai Nazisti nei pressi della città polacca di Oświęcim: in tedesco, Auschwitz. L'Italia ha aderito alla proposta internazionale di designare quella data come il giorno della memoria dell'Olocausto: lontano, mai abbastanza.GQ ha scelto di celebrarlo con un'intervista al regista israeliano Amos Gitai (11'09"01 September 11, Free Zone, Kippur e molti altri), che abbiamo incontrato a Milano in occasione dell'uscita da Bompiani di un volume su Efratia Gitai, madre del cineasta di Haifa: "Storia di una famiglia - Corrispondenze 1929-1994".Con Amos Gitai abbiamo ricordato il sacrificio degli ebrei, abbiamo parlato di Israele, Palestina e anche un po' di cinema.

Giaffa
Giorno della memoria in Israele: dai cattolici di espressione ebraica "dolore e riconoscenza"


“Dolore e riconoscenza” è con questo atteggiamento che i cattolici di espressione ebraica presenti in Israele vivono la Giornata in memoria delle vittime dell’Olocausto, che si celebra oggi a livello internazionale. “Tra i nostri parrocchiani – spiega all'agenzia fra’ Alberto Joan Pari, che con padre Apolinary Szwed, si occupa della comunità cattolica di espressione ebraica di Giaffa-Tel Aviv - ci sono molti figli e nipoti di persone deportate e morte nei campi di concentramento. Il tema è molto vissuto come sentiamo dai loro racconti e dai loro ricordi che spesso si intrecciano con storie di salvezza e di amicizia con famiglie non ebree, di tanti luoghi, che nel periodo nazista salvarono loro la vita nascondendoli o aiutandoli a fuggire dai rastrellamenti. Il ricordo è di gratitudine che diventa riconoscenza se pensiamo all’onorificenza ‘Giusto fra le nazioni’ che Israele dona a chi ha salvato la vita ad un ebreo durante la Shoah”. Oggi in Israele ricorre la “Giornata nazionale per la lotta all’antisemitismo” istituita nel 2004 in coincidenza con l’annuale commemorazione europea della Shoah. “E’ doloroso – aggiunge il padre francescano - constatare come ci sia qualcuno intento, ancora oggi, a negare l’Olocausto. Per non parlare di rigurgiti antisemiti che non si placano. Ricordare è necessario per evitare che fatti del genere possano ripetersi. Giornate come questa hanno lo scopo di educare ed informare le giovani generazioni anche attraverso la voce dei testimoni diretti. Per questo in Israele assume un significato tutto particolare”. http://www.oecumene.radiovaticana.org/


Israele: Radioterapia più sicura

La società israeliana BioProtect ha messo a punto un "palloncino" biodegradabile che separa fisicamente i tessuti cancerosi e sani durante la radioterapia per la cura del cancro alla prostata per ovviare allo svantaggio principale che danneggia i tessuti sani che circondano un tumore maligno sotto i bombardamenti di radiazioni.Amir Shiner, Amministratore Delegato della BioProtect CEO dice che il “ProSpace” rappresenta una svolta nel suo campo. In uno studio internazionale che coinvolge 26 pazienti con cancro alla prostata, ProSpace ha dimostrato di ridurre significativamente la radiazione che raggiunge la parete rettale e le conseguenti complicazioni associate. A base di polimeri biodegradabili, che hanno una comprovata sicurezza, il dispositivo ProSpace è riempito con soluzione salina e impiantato con una tecnica mini-invasiva, ormai consolidata, di inserzione transperineale comunemente usata nei centri ambulatoriali. Il palloncino rimane gonfio per tutto il trattamento di radioterapia. Si scioglie e poi si riassorbe nel corpo entro tre-sei mesi, eliminando la necessità di rimozione. I pazienti coinvolti nello studio hanno riferito che non provavano disagio o dolore dal palloncino impiantato, a parte un leggero fastidio temporaneo presso l'area di accesso al perineo. Poiché la radioterapia è una forma di trattamento ben consolidata, efficace e largamente accettata per molti tipi di cancro, si prevede che il dispositivo BioProtect può essere utilizzato per implementare la radioterapia rendendola più sicura ed efficace per una maggiore varietà di tumori. Nel mese di ottobre 2010, ProSpace ha ricevuto il marchio CE, che ne garantisce la conformità ai requisiti normativi europei. "In aprile abbiamo iniziato in Italia e poi sono stati firmati accordi di distribuzione in cinque paesi europei" - riferisce Shiner. "Siamo nel mezzo del processo di lancio in quei paesi e stiamo negoziando per espanderlo ulteriormente in Europa, dove registriamo già alcune vendite."http://www.focusmo.it

Israele, il vicepremier Shalom ringrazia l’Italia per l’embargo all’Iran

ROMA, 26 GEN – ''Purtroppo alcuni Paesi e persone pensano ancora che l'olocausto non sia mai esistito, vogliono cancellare Israele dalla carta geografica. Il primo e' l'Iran che sta cercando di sviluppare il suo potenziale nucleare''.Lo ha detto il vice primo ministro di Israele, Silvan Shalom intervenendo, nel tempio maggiore di Roma, alle celebrazioni per la Giornata della Memoria.''Faremo tutto quello che e' in nostro potere per evitarlo – ha proseguito – voglio ringraziare l'Italia per avere appoggiato la decisione dell'Unione Europea di sanzionare l'Iran e per aver messo l'embargo sul petrolio che proviene da quel Paese. Conosco la difficile situazioni economica dell'Italia – ha concluso il vicepremier Israeliano – per questo voglio ringraziarvi con il cuore''.Shalom ha poi voluto ringraziare calorosamente il sindaco di Roma Gianni Alemanno, presente questa sera alle celebrazioni in sinagoga per la decisione di creare a Roma un museo della Shoah. http://www.blitzquotidiano.it/

Israele e Sud Sudan: quattro motivi per un rapporto speciale

Il 20 dicembre 2011 , presidente del neo-nato Stato del , ha fatto la sua prima importante visita ufficiale all’estero, con destinazione . L’incontro con Peres e si è rivelato cordiale, a tratti toccante: un momento fondamentale nei rapporti tra i due Paesi, come sottolineato dallo stesso presidente israeliano. Israele vuole fare del Sud un tassello fondamentale della sua strategia geopolitica ed è disposto ad un coinvolgimento diretto allo sviluppo ed alla protezione del Paese. Il motivo è semplice: il Sud Sudan può rivelarsi un avamposto fondamentale nel cuore delle rotte per il traffico di armi che, partendo dall’Iran e arrivando a Gaza, rappresentano una minaccia diretta per la sicurezza dello Stato ebraico.La visita di Kiir è stata il tentativo di suggellare un legame di collaborazione economica, tecnologica e militare tra i due Stati. Da una parte, tale legame non è per nulla inaspettato: Israele ha inviato aiuti ai ribelli del Sudan meridionale fin dai tempi di David Ben-Gurion, la cui “periphery strategy” consisteva nell’appoggiare tutti i popoli non-arabi del Medio Oriente. Significativo è inoltre il fatto che il riconoscimento al nuovo Stato sia arrivato entro 24 ore dalla proclamazione dell’indipendenza, a suggellare il valore del legame morale e politico tra i due Paesi.Kiir e i leader del sud hanno sempre decantato le lodi del “vicino” mediorientale, e le recenti dichiarazioni di voler essere uno dei primi Paesi ad aprire una rappresentanza diplomatica a Gerusalemme, con tutte le conseguenze che ciò comporta data l’incerta situazione della città, è indice di una profonda fiducia reciproca e volontà di collaborazione a 360 gradi.Dall’altra parte però, come recita un vecchio adagio, l’occasione fa l’uomo ladro: il recente inasprirsi delle tensioni con l’Iran, in aggiunta ai movimenti in atto all’interno delle leadership palestinesi di Hamas e Fatah, paventano la strada per un coinvolgimento diretto di Israele in un’area geografica non direttamente confinante ma di importanza vitale: secondo i calcoli dell’establishment di Tel Aviv, un’area legata alla sopravvivenza stessa del Paese. Perciò l’alleanza si basa sul fatto che, in fin dei conti, i benefici per Israele sono maggiori dei costi, in almeno quattro ambiti.Primo, il problema degli immigrati illegali provenienti dalla zona del Corno d’Africa: il flusso di profughi attraverso i confini porosi con l’Egitto sembra inarrestabile, e mentre una (reale) cortina di ferro viene innalzata lungo la penisola del Sinai, Netanyahu sta cercando il consenso dei suoi maggiori alleati in Africa orientale – Kenya, Uganda ed Etiopia, a cui si aggiunge ora il Sud Sudan. L’obiettivo è iniziare il rimpatrio degli oltre 52.000 sfollati prima che la situazione a livello interno degeneri in una nuova ondata di proteste che metterebbero a repentaglio la stabilità del Paese in un momento così delicato.Secondo, il Sud Sudan è un Paese dalle immense risorse, in primis petrolifere: prima della separazione da Khartoum, il petrolio proveniente dal sud veniva lavorato nelle raffinerie del nord, e poi smerciato lungo le rotte che da Port Sudan si ramificavano nel Mar Rosso, facendo del vecchio Sudan il terzo produttore di petrolio africano. Ora Israele ha intenzione di avere accesso al petrolio posseduto da Juba aggirando il Sudan di Al-Bashir, che nel frattempo sembra voler mantenere il controllo sulla preziosa risorsa, “promettendo” relazioni di buon vicinato con il giovane Stato meridionale. Non meno importante, Juba è sempre stata uno dei principali sbocchi per l’industria bellica israeliana, che non intende rinunciare ad uno dei suoi maggiori partner nel sempre redditizio commercio di armi.Terzo, il legame tra al-Bashir e Hamas: quasi contestualmente alla visita di Kiir in Israele, la leadership di Hamas ha compiuto il suo primo viaggio diplomatico all’estero, in cui è stata inserita una fondamentale tappa proprio a Khartoum, dove Hamas mantiene una base salda anche in vista di una possibile débacle del regime di Assad in Siria.Dichiarazioni di reciproca stima e fiducia tra Al-Bashir e Haniyeh, premier di Hamas a Gaza, si sono accompagnate a rinnovati accordi per gli aiuti alla resistenza palestinese in termini di supporto morale e soprattutto militare. Il tutto è stato costellato dalla riaffermazione dell’importanza di Gerusalemme come capitale dello Stato palestinese, in perfetta opposizione alle dichiarazioni di Kiir durante la sua visita proprio a Gerusalemme. Un aumento dell’influenza israeliana nell’area metterebbe probabilmente un grosso freno ai legami che i leader africani intrattengono con Hamas, isolando gli uni dagli altri e mitigando perciò una grossa fonte di insicurezza.Il quarto ambito infine comprende le ragioni più importanti, che provengono da considerazioni di tipo strategico: il Corno d’Africa è senza dubbio una delle più grandi minacce alla sicurezza di Israele, a causa dei continui flussi di armi provenienti dall’Iran e dirette verso Gaza, tramite la rotta Somalia-Egitto-Gaza e Sudan-Egitto-Gaza. I recenti attacchi aerei compiuti da Israele a fine 2011 su Port Sudan sono infatti da inquadrare in questo contesto.Netanyahu ritiene probabile lo scenario di un coinvolgimento militare diretto in Sud Sudan, in modo da contrastare l’influenza di Teheran nella regione. Kiir non sembra contrario all’eventualità, poiché in cambio otterrebbe la protezione di uno Stato militarmente molto più avanzato e l’effetto deterrente che ne conseguirebbe su eventuali volontà belliche tra i riottosi vicini, Sudan di Bashir in testa.Il Sud Sudan quindi si inserisce perfettamente nella rinnovata “periphery strategy” israeliana, che include tra gli altri Cipro, i curdi, i berberi e possibilmente, un giorno, un Iran post-islamico. Oltre ai benefici pratici, la nuova repubblica sudanese rappresenta perfettamente un esempio di popolazione non-musulmana che è stata capace di resistere all’imperialismo islamico tramite la sua integrità, persistenza e dedicazione. In questo, agli occhi degli israeliani, la nascita del Sud Sudan riecheggia quella di Israele.Netanyahu ha in programma un viaggio in Africa Sub-Sahariana in febbraio. Sebbene considerazioni riguardo alla sicurezza sconsiglino di includere Juba nel suo itinerario, il premier israeliano sta pensando di farne lo stesso una tappa, in modo da dimostrare la volontà di Tel Aviv di incrementare la cooperazione con l’alleato.I segni di riconciliazione tra Fatah e Hamas e l’inizio di trattative volte a far rientrare gli ultimi nell’OLP, assieme alla minaccia nucleare crescente posta dagli ayatollah, urgono Israele a predisporre un fortificato sistema di alleanze su larga scala, che esorbiti dalla sfera mediorientale e si estenda fino a raggiungere i Paesi africani. D’ora in poi saranno essi, Sud Sudan in testa, ad essere volenti o nolenti la nuova frontiera dell’infinita guerra tra Israele e Islam.http://www.meridianionline.org/ di: Andrea Marciandi

Iran. Hacker israeliani colpiscono siti dei ministeri iraniani. La Guerra su internet è già realtà

Allarme rosso Iran. Il sito dell’emittente iraniana Press Tv e quelli dei ministeri di Salute e Istruzione sono stati oscurati oggi da un attacco in piena regola degli hacker israeliani. Pubblicata sull’home page dei siti una bandiera di Israele e slogan antiarabi. Si tratta dell’ennesima provocazione effettuata da Israele e i suoi alleati nei confronti della Repubblica Islamica.

- D.C.- 26 gennaio 2012- Ci sono molti modi di dichiarare guerra, e soprattutto ci sono tipi e tipi di guerra. Oltre ai conflitti tradizionali infatti in questo XXI secolo dobbiamo giocoforza abituarci a nuovi tipi di guerre, da quelle commerciali fino a quelle cibernetiche. Quello subito dall’Iran nella giornata di oggi potrebbe a buon diritto configurarsi come un vero e proprio attacco in piena regola orchestrato, a quanto sembra, da alcuni gruppi di hacker israeliani. Oggi infatti, il sito in lingua inglese dell’emittente iraniana Press Tv e quelli dei ministeri della Salute e dell’Istruzione sono stati oscurati a seguito di un attacco di pirateria informatica operato da Israele.Si fanno chiamare IDF Team questi crociati della Rete, e hanno definito le loro azioni come una risposta a una serie di attacchi ai siti israeliani nei giorni scorsi. Non si sono comunque limitati ad oscurare solo i siti succitati, bensì hanno hackerato anche altri siti popolari nella Repubblica Islamica, pubblicando provocatoriamente sulle home page una bandiera di Israele e un testo anti-arabo in lingua inglese. Chiaramente l’episodio ha fatto subito salire la tensione mandando su tutte le furie le autorità iraniane. Il sito di Press Tv, dell’emittente satellitare statale in lingua inglese, è rimasto oscurato per un pò dopo aver subito l’attacco causando un serio danno d’immagine. ”Alle 16 e 30 ora isralieana i siti del ministero della Salute e quello dell’Istruzione iraniani saranno oscurati fino a nuova comunicazione. Anche il network della televisione iraniana, che ha sede a Teheran e che si chiama Press TV, sarà inaccessibile fino a prossima comunicazione”, si vantavano gli hacker israeliani, che hanno persino rilanciato: “Ahmadinejad, cos’hai da dire a proposito?”.Una vera e propria cyber war che sembra essere uscita letteralmente fuori controllo e che potrebbe essere strumentalizzata per gettare benzina sul fuoco della crisi iraniana, nel tentativo che qualcuno, cedendo alle provocazioni, possa perdere la testa. Dal conto loro gli israeliani si difendono sostenendo che l’attacco odierno sarebbe nient’altro che l’ultimo capitolo di una disputa su Internet avviata all’inizio di gennaio quando un hacker arabo aveva pubblicato online decine di migliaia di numeri di carte di credito israeliane. Nessuno però era riuscito a trovare alcun collegamento tra l’hacker arabo e la Repubblica Islamica quindi quella di oggi è sembrata una vera e propria rappresaglia indiscriminata.La scorsa settimana gli hacker israeliani avevano oscurato il sito dell’agenzia monetaria dell’Arabia Saudita e della Borsa di Abu Dhabi, in risposta a un attacco degli hacker arabi ai siti della Borsa di Tel Aviv e della compagnia aerea El Al. Una vera e propria gara somigliante a una partita di scacchi, dove a ogni mossa dell’avversario corrisponde una reazione uguale e contraria dall’altra parte. La speranza è che questa cyber war possa rimanere limitata ad Internet e non diventare una guerra reale, che avrebbe conseguenze disastrose per tutta l’area e forse, per tutto il mondo.http://www.articolotre.com/

Saeb Erekat
Israele-Palestina, stop alle trattative di Amman

tentativi di dialogo tra Palestina e Israele organizzati ad Amman dal governo giordano in accordo con il Quartetto, Stati uniti, Nazioni unite, Unione europea e Russia, hanno subito un brusco stop. Il rappresentante del primo ministro Benjamin Netanyahu al tavolo della capitale giordana, Isaac Molho, ha incontrato ieri ad Amman per la quinta volta il capo della negoziazione palestinese, Saeb Erekat, ma non è stato trovato un terreno comune che permetta di proseguire il dialogo.Erekat ha inizialmente fatto sapere che, poiché Israele non ha presentato la sua posizione riguardo alla questione dei confini dello Stato palestinese, dal suo punto di vista i colloqui sono terminati. In seguito, tuttavia, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha dichiarato di essere disposto a tornare al tavolo dei negoziati se Israele acconsentisse a definire i confini del 1967 come base dei colloqui.Dopo l’incontro di ieri, il ministro degli esteri della Giordania, Nasser Judeh, grazie al cui impegno avevano avuto luogo i cinque incontri, aveva diffuso un comunicato nel quale diceva di aver fatto del proprio meglio per evitare il fallimento delle trattative di pace. Prima dell’ultimo incontro tra Molho e Erekat, il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, in un incontro con il re di Giordania Abdullah aveva detto che, sebbene Tel Aviv continui a rifiutare di riconoscere i confini della Palestina, nulla avrebbe ostacolato il tavolo dei negoziati se Israele avesse deciso di cambiare la propria rotta.Il riconoscimento dei confini anteriori al 1967, insieme alla fine delle attività di colonizzazione nei Territori occupati sono sempre stati posti come precondizione di ogni possibile dialogo dall’Anp.Un funzionario israeliano ha dichiarato al quotidiano inglese Independent che i palestinesi “commetterebbero un errore se cercassero scuse per abbandonare i colloqui. Scappare non risolve i problemi”.http://www.eilmensile.it/


Israele: serpente entra nella stanza di un bimbo di un anno che lo divora a morsi

La madre lo ha trovato mentre masticava tranquillamente il rettile che non era di una specie velenosa

La leggenda racconta che Era mise nella camera del piccolo Ercole due serpenti velenosi e che il bimbo semidio li strangolò entrambi con una mano sola. La cronaca dei giorni nostri dimostra che quella che sembrava solo un mito può essere superato dalla realtà. LA STORIA - Protagonisti questa volta sono stati un bambino di un anno e un serpente di 35 centimetri. È accaduto a Shfaram, nel nord di Israele. Il piccolo Imad Gadir, novello Ercole, con grande sconcerto della madre è stato scoperto nella sua cameretta mentre masticava tranquillamente il rettile, al quale aveva reciso la testa con un morso. Le urla della donna hanno allertato i vicini che sono corsi in casa strappando dalle mani del piccolo Imad i resti del serpente, che fortunatamente non era di una specie velenosa.http://www.corriere.it/

giovedì 26 gennaio 2012

Ho criticato Vauro e un giudice mi ha condannato

, http://www.linkiesta.it/
Sono stato condannato per aver criticato Vauro. In questa vicenda vi sono più aspetti singolari. Innanzitutto il processo. Vauro è un disegnatore satirico che va giù con la mano pesante e che rivendica il diritto di farlo. È capitato però che di fronte a un articolo satirico a lui in parte dedicato abbia ritenuto opportuno querelare. Ricordo i numerosi casi, ad esempio la querela di D’Alema a Forattini, in cui si sollevò scandalo contro chi intendeva rivalersi in sede giudiziaria di una rappresentazione satirica. Si disse che era la negazione del diritto di satira. Vale in un senso solo.Veniamo al fatto. Vauro dedica una vignetta a Fiamma Nirenstein, una giornalista che si batte con passione contro l’antisemitismo e per Israele, disegnandola con il naso adunco e la stella di Davide cucita, proprio cucita come nelle terribili immagini che conosciamo e di cui si parlerà nel giorno della memoria, sul petto. Il titolo è “Fiamma Frankenstein”. La vignetta crea stupore e dolore nel mondo ebraico. Da tutto il mondo vengono proteste. Per una buona ragione. Il naso adunco è la tipica rappresentazione che si dà degli ebrei. Ricordo solo che il primo numero della “Difesa della razza”, il periodico fascista con l’obiettivo indicato nel titolo della testata, si apre, per esaltare le differenze razziali, con una sovrapposizione di tre foto: una persona ariana, un nero e un bianco con il naso adunco. È l’ebreo. La stella di Davide cucita sui vestiti è il simbolo della malvagità nazista.Perché Fiamma si merita questa attenzione particolare? Perché si è presentata in lista alle politiche con il PdL. Cioè con un partito opposto a quello che io voto. In quella lista figurano la Mussolini e Ciarrapico, mi oppone durante il processo l’avvocata di Vauro, come può un ebrea essere in lista con loro. E mi chiede: che cosa dicono le comunità ebraiche di fronte a questo fatto? Spiego che le comunità ebraiche organizzano e difendono, a giudicare da questo processo il loro compito è sempre più difficile, i cittadini di religione ebraica che restano ovviamente liberi di scegliere politicamente dove stare. Un ebreo è innanzitutto un cittadino uguale agli altri che ha di diverso solo una religione e una tradizione culturale. Invece no.Mesi dopo la vignetta scrivo un corsivo sul “Riformista” sotto il titolo di questa stessa rubrica di oggi, “Mambo”, in cui ironizzo sulla sinistra radical e metto una frase di critica contro la vignetta di Vauro sostenendo che è come se avesse scritto “sporca ebrea”. Da qui la condanna. Se le cose hanno una logica, in questo caso essa è questa: si può rappresentare legittimamente un cittadina italiana indicandone la religione attraverso la propria trasfigurazione con il naso adunco e la stella di Davide, non si può criticare questa vignetta con un testo ironico che interpreta il giudizio di Vauro. L’ebreo di destra è interpretabile e rappresentabile razzialmente, malgrado non abbia il naso adunco né giri con la Stella di Davide, non si può dire che tutto ciò porta alla mente l’anatema sugli ”sporchi ebrei”. Da oggi quindi si può connotare razzialmente un cittadino italiano di razza ebraica se non si condividono le sue opinione politiche ma non si può criticare questa rappresentazione abnorme con una critica che usa lo stesso paradigma della semplificazione polemica. La sentenza investe due diritti, conculcandoli. Il primo riguarda gli ebrei e dice loro: siate politicamente corretti (rispetto a chi e a che cosa?) altrimenti è giusto che vi raffigurino come una razza. Il secondo dice che la satira va bene ma la satira della satira no. L’Italia di oggi è tutta qui. La condanna non mi fermerà nel combattere gli stereotipi contro gli ebrei a destra come a sinistra ( a proposito se l’avesse fatta Casa Pound quella vignetta che cosa avrebbero detto i miei amici e compagni di sinistra). Resta l’amarezza per un paese in cui la satira scrive giustamente quello che gli pare, i politici si insultano con scarsa dignità fra di loro, e vengo condannato io perchè di fronte a un naso aducno e a una stella di Davide ho scritto un frase che Vauro contesta.Vorrei solo segnalare di quella vignetta il dato politico culturale che dovrebbe far riflettere. È l’associazione che c’è nella vignetta della stella di Davide con il fascio littorio. Cioè il rovesciarsi dell’ebraismo nel suo contrario. E’ la stessa tesi di quelli che sostengono che Israele sia la negazione delle ragioni per cui è nata in quanto è uno diventato uno Stato oppressore e di tipo nazista. La giurisprudenza sembra dar ragione a questa tesi. Fiamma Nirenstein che vive scortata per le minacce mortali ricevute può essere insultata tranquillamente. Gli ebrei sanno che da oggi hanno tutti loro il naso adunco e quella stella di Davide gli può essere cucita addosso se non si comportano politicamente bene. Contro questa cultura io mi batterò, nella sinistra contro una certa sinistra. Da molti anni, nella mutevolezza delle opinioni, è questa la mia stella polare. Ora io e Polito, all’epoca direttore del “Riformista”, siamo stati condannati. Ad una pena pecuniaria. Preferisco il carcere. E lo chiederò.

Israele verso l'Unione Europea

Israele deve entrare a far parte dell’Europa Unita – la pensa così il ministro degli esteri di Gerusalemme, Avigdor Liberman, che è intervenuto a Vienna in occasione della conferenza internazionale dedicata alle prospettive di sviluppo del continente europeo.Liberman ha dichiarato che Israele è l’unica democrazia stabile del Medio Oriente e rappresenta nella regione i valori della civiltà occidentale. Infine il ministro degli esteri si è espresso così sui “vicini cattivi” dello Stato d’Israele: “Sarebbe stato meglio se Mosè avesse portato gli ebrei da qualche parte vicino all’Italia, alla Germania o all’Austria”.http://italian.ruvr.ru/

SCOPERTO COME CERVELLO SI ADATTA ALLO STRESS

(AGI) - Washington, 25 gen. - Come si adatta il cervello allo stress? A rispondere, una nuova ricerca del Weizmann Institute of Science in Israele pubblicata da Cell Press sulla rivista Neuron, che rivela tesi pioneristiche su un nuovo meccanismo di adattamento allo stress per una migliore comprensione del perche' l'esposizione prolungata e ripetuta alla tensione psico-fisica porti a disturbi d'ansia e depressione. Piu' stimoli stressanti provocano il rilascio dell'ormone corticotropina (CRH) dai neuroni nel cervello. Seguono generalmente rapidi cambiamenti nell'espressione genica di CRH.La regolazione dell'attivita' di CRH e' fondamentale per l'adattamento cerebrale allo stress. In tal senso le anomalie sono, infatti, collegate a molteplici patologie psichiatriche."Nonostante la ricchezza di informazioni riguardanti il ruolo fisiologico di CRH nel mediare la risposta allo stress, i meccanismi molecolari che regolano l'espressione del gene CRH, e di conseguen za la sintesi di CRH, sono rimasti sostanzialmente poco chiari sinora", ha spiegato l'autore dello studio Gil Levkowitz, docente dal Weizmann Institute of Science. "Nel nostro studio - ha continuato - abbiamo identificato un percorso nuovo di segnalazione intracellulare che controlla l'espressione del gene CRH indotta dallo stress".Levkowitz e colleghi hanno scoperto che la proteina Orthopedia (OTP), che si esprime in alcune parti del cervello associate all'adattamento dello stress, modula l'espressione di CRH. I ricercatori hanno mostrato come Otp regola la produzione di due recettori presenti sulla superficie dei neuroni. Questi recettori, che ricevono e inoltrano le istruzioni di produzione di CRH, hanno essenzialmente una funzione di interruttori 'ON' e 'OFF' delle funzioni. "Questa regolazione del gene CRH e' fondamentale per l'adattamento allo stress neuronale. La mancata e cronica attivazione o interruzione della risposta di CRH puo' portare a sovra e sotto-attivazione dei circuiti cerebrali correlati, causando le note condizioni patologiche", ha detto Levkowitz. "Nel loro insieme, i nostri risultati identificano, dunque, un percorso biochimico evolutivamente conservato che modula l'adattamento allo stress", ha concluso.

Azerbaijan: sventato attentato ambasciatore Israele

Le autorita' dell'Azerbaijan hanno sventato nei giorni scorsi un attentato nei confronti dell' ambasciatore di Israele a Baku Michael Lotem e del direttore di una scuola religiosa ebraica, il rabbino Shneor Segal. Lo riferisce la stampa israeliana, secondo cui tre persone sono state arrestate. Una di queste, viene affermato, era in contatto con i servizi segreti di Teheran.Si tratta del terzo incidente del genere questo mese. In precedenza un altro attentato anti-israeliano era stato sventato a Bangkok dalle autorita' thailandesi, grazie anche all'arresto di un uomo legato in apparenza ai Hezbollah libanesi. Secondo la stampa israeliana, nel frattempo anche le autorita' bulgare hanno sventato un attentato contro una comitiva di turisti israeliani, in visita a Sofia. In seguito a questi episodi, i responsabili israeliani alla sicurezza hanno consigliato ai connazionali in partenza per l'estero di mantenere uno stato di vigilanza. ''Gli Hezbollah ed altri elementi ostili cercano di organizzare attentati terroristici crudeli lontano dai nostri confini'' ha confermato il capo di stato maggiore, generale Beny Gantz.http://www.campanianotizie.com

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«Due stati? No, è tutta Palestina: Israele non deve esistere»

’Autorità Palestinese presieduta da Mahmoud Abbas (Abu Mazen) continua a diffondere e rinforzare la negazione del diritto di Israele ad esistere. Anche nel mese di gennaio, ad esempio, l’emittente ufficiale (che fa capo a Fatah) ha ripetutamente mandato in onda una canzone, già trasmessa più volte l’anno scorso, che declama fra l’altro: “Giaffa, Acco, Haifa e Nazareth sono nostre”.La canzone, intitolata “Sulla via per Gerusalemme” e interpretata da Muhammad Kabha, viene trasmessa con un videoclip che mostra le immagini delle numerose località israeliane citate come “palestinesi”.Palestinian Media Watch ha documentato per la prima volta la messa in onda della canzone nel maggio scorso, quando venne trasmessa due giorni prima della “Giornata della Nakba”, la ricorrenza in cui i palestinesi commemorano come una “catastrofe” la nascita dello stato di Israele. Da allora il videoclip è stato rimesso in onda varie volte.
Questo il testo della canzone (tradotto in inglese da Palestinian Media Watch):
« Giaffa, Acco, Haifa e Nazareth sono nostre [io], Muhammad, canto la Galilea e il Golan Giaffa, Acco, Haifa e Nazareth sono nostre[io], Kabha, canto la Galilea e il Golan.Da Betlemme a Jenin è Palestina Ramle, Lod e Sakhnin sono palestinesi.Nessun luogo è più bello di Gerusalemme Non importa quanto viaggiamo Da Safed ad Al-Badhan (presso Nablus) è Palestina, Tiberiade e Ashkelon sono palestinesi.»
Nota: Giaffa, Acco, Haifa, Nazareth, Galilea, Ramle, Lod, Sakhnin, Safed, Tiberiade e Ashkelon sono città e località israeliane all’interno della Linea Verde (la linea armistiziale in vigore fra Israele e stati arabi dal 1949 al 1967).Gerusalemme è la capitale d’Israele (divisa fra Israele e Giordania con l’armistizio del 1949, riunificata da Israele nel 1967).Le alture del Golan, sotto controllo israeliano dal 1967, sono rivendicate dalla Siria (che le aveva occupate nel 1948).
Betlemme e Jenin si trovano in Cisgiordania e dal dicembre 1995 fanno parte del territorio sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese.
Palestinian Media Watch afferma che il videoclip è stato trasmesso dalla tv dell’Autorità Palestinese il 13 maggio 2011, il 24 giugno 2011, il 14 e il 15 luglio 2011, il 2 settembre 2011 e di nuovo il 5 e 8 gennaio 2012.(Da: PMW, 11-23.1.12)
Per vedere il videoclip (con sottotitoli in inglese):
http://www.palwatch.org/site/modules/videos/popup/video.aspx?doc_id=5011
oppure http://www.youtube.com/watch?v=bkPyTmescbI
Numerosi altri esempi di trasmissioni della tv dell’Autorità Palestinese in cui Israele viene “cancellato” e “sostituito” dalla Palestina (con traduzione in inglese):
http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=408&fld_id=408&sort=d#ctl00_ctl00_mainContent_ctl02_anchor http://www.israele.net/

ISRAELE, CONSUMI RECORD DIESEL E OLIO COMBUSTIBILE

(AGI) - Tel Aviv, 25 gen. - In Israele, a causa dell'interruzione delle forniture di gas dall'Egitto, la generazione elettrica ha visto aumentare i suoi consumi di diesel e olio combustibile rispettivamente del 200% e del 108%. Per contro, si rileva un calo nel consumo di gas naturale del 7%. Il ministero dell'Energia e dell'Acqua ha annunciato che questo andamento e' atteso continuare anche nel 2012, finche' non sara' disponibile il gas naturale proveniente dal giacimento Tamar che dovrebbe entrare in produzione a meta' del 2013.



L’ambasciatore Prosor annuncia la visita di Ban Ki-moon in Israele

Ron Prosor ambasciatore israeliano al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel suo intervento ha denunciato: “mentre siamo riuniti all’ONU, c’è un campanello d’allarme che squilla. Non è mai stato così chiaro come in questi giorni che l'Iran stia cercando di costruire un'arma nucleare. Questa è la più grande minaccia alla sicurezza al mondo intero. Ogni membro delle Nazioni Unite - e in particolare di questo Consiglio - dovrebbe restare sveglio la notte e pensare a cosa accadrebbe se il regime di Teheran si dotasse delle armi più pericolose al mondo. “ L’ambasciatore israeliano ha evocato che solatnto la pressione di una comunità internazionale unita può impedire all'Iran di continuare la sua marcia verso le armi nucleari. Il prezzo politico ed economico che l'Iran deve pagare deve essere chiaro. Israele loda le recenti misure prese dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. Prosor ha denunciato che visto il grave quadro nel medioriente il Consiglio di Sicurezza abbia messo all’ordine del giorno lo stato delle domande di costruzione municipale in Cisgiordania. “Gli insediamenti israeliani sono stati discussi e ridiscussi – si lamenta Prosor - ma il tempo che questo Consiglio dedica al dibattito sulle sfide fondamentali che deve affrontare il Medio Oriente, continua ad essere molto scarso. Negli ultimi due briefing mensili da parte del Segretariato è stato esaminato ogni centimetro quadrato di Gerusalemme o della Cisgiordania . Tuttavia, l'intero stato del Medio Oriente, dove le persone vengono ogni giorno uccise, represse e torturate continua a non essere preo in considerazione. L’ambasciatore ha poi ricordato che il cammino verso la pace è chiaro. “La comunità internazionale deve dire ai palestinesi in modo inequivocabile che l'unilateralismo è un vicolo cieco – ha detto Prosor - e che i negoziati diretti sono l'unica via percorribile. I recenti colloqui ad Amman sono un passo positivo in questo senso e vorrei cogliere l'occasione per ringraziare il re Abdullah per il suo aiuto a facilitare questi incontri. “ e ha ricordato che la situazione a Gaza è molto grave. Una scintilla potrebbe innescare una pericolosa escalation. Il Consiglio di Sicurezza ha l'obbligo di agire con coraggio e subito. A fine mese, ha annunciato Prosor il Segretario Generale Ban Ki-moon visiterà Israele. “Speriamo che il suo viaggio porti una nuova prospettiva a questa organizzazione circa i veri ostacoli alla pace e alla sicurezza - i problemi reali di estremismo, terrorismo e incitamento”.http://www.focusmo.it

Matam Technology Park di Haifa

Prende forma il progetto per il centro ricerca e sviluppo Apple in Israele

Un giornale israeliano getta luce sul progetto per un centro di ricerca e sviluppo che Apple farà sorgere in Israele. Esaminati i profili di centinaia di ingegneri, scelto il luogo: accanto a strutture hi-tech di colossi come Intel, Philips e Microsoft nei pressi di Haifa.

Arrivano conferme sulla svolta israeliana di Apple. A ribadire e puntualizzare le voci diffuse a metà dicembre dalla testata finanziaria on line Globes su un centro di ricerca con l’insegna della Mela specializzato in semiconduttori e collocato nel paese del mediterraneo, è un altro giornale finanziario, Calcalist.Il periodico, che pare citare persone a conoscenza dei fatti, fornisce alcuni dettagli dell’operazione. Apple sta esaminando alcune centinaia di profili di candidati con specializzazione nel settore dei chip da collocare in una struttura che dovrebbe sorgere nel Matam Technology Park, il distretto hi-tech di Haifa dove sono attive varie società di elevato profilo. Qui, tra gli altri, si trova anche uno dei centri ricerca e sviluppo di Intel che in Israele ha investito milioni e milioni di dollari. Ma anche Broadcom, Google, Yahoo! eBay, IBM, Philips, Microsoft e persino la cinese Huawei hanno strutture in Israele, un paese che fa ponti d’oro a società tecnologiche che decidono di portare le loro attività all’interno dei suoi confini nazionali. Come accennato in un nostro precedente articolo sarà Aharon Aharon, un veterano del settore dei semiconduttori, a svolgere il reclutamento di personale dopo avere ricevuto il mandato da Ed Frank, uno dei vicepresidenti Apple con l’incarico per ricerca e sviluppo, che è stato in Israele diverse volte nei mesi scorsi.Il centro di ricerca e sviluppo di Haifa avrà l’incarico di curare il design dei nuovi processori a basso consumo per i dispositivi mobili e non è connesso all’acquisto di Anobit. La società specializzata in tecnologie per archiviazione dati su memorie allo stato solido, segue un suo corso e resta insediata a Herzliya che si trova ad un’ottantina di chilometri a sud di Haifa. Il gruppo, ora parte del settore che in Apple si occupa di hardware e che è guidato da Bob Mansfield, è sotto la direzione di Johny Srouji, un ingegnere di origini israeliane che ha lavorato a lungo negli USA ed è specializzato nel design di microprocessori.http://www.macitynet.it/



Da anni visito Israele scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo. I primi anni sono stati utili per conoscere la geografia e la storia, poi per entrare in contatto con persone che vivono in zone diverse dello stato ebraico con cui ho stretto belle amicizie. Infine mi sono chiesto cosa avrei potuto fare per quella terra tanto amata. Mi sono quindi deciso per una presenza atipica e unica al mondo: fare il volontario per Israele in SAR-EL cioé nella struttura dell'esercito. Come ho detto prima l'unico stato che inserisce civili stranieri, oltre che israeliani, in lavori utili all'esercito.
All'arrivo all'aeroporto Ben Gurion sono stato accolto, con un centinaio di altre persone provenienti da tutto il mondo, dalla coordinatrice di SAR-EL che ha smistato i volontari in tre gruppi destinanti in tre zone diverse. Accompagnati da simpatiche soldatesse, che sono state il nostro punto di riferimento per tutto il periodo cioé 3 settimane, abbiamo raggiunto la base dove siamo stati alloggiati. In tutto eravamo 32 persone con età che andava dai 15 anni agli over 60, naturalmente il ragazzino era con i genitori . Provenienza da Africa, Stati Uniti, Europa, Australia, Nuova Zelanda, Canada e Israele. C'era chi veniva per la 27° volta e chi per la prima. Lo scambio di idee, la presentazione di ciascuno di noi e di ciò che fa nella vita di tutti i giorni, la storia stessa delle nostre origini (chi ebreo e chi no), il fatto che molti discendono da famiglie fuggite dall'Europa fin da tempi lontani, o semplicemente il fatto che si impegnati in qualche modo per Israele mi ha portato a capire l'importanza e la portata di quello che rappresentiamo nel mondo. Non esagero con questa affermazione ma riconosco una realtà. Sapere che Yael fuggita da un paese nordafricano, che Eric sa che la sua famiglia era scappata dalla Polonia dopo un pogrom antecedente la prima guerra mondiale, che Albert si convertito all'ebraismo, che Alvin è partito dal Sudafrica per conoscere Israele mi immedesima con lo spirito che ho trovato nella popolazione ebraica e cioé che nonostante la minaccia costante di una guerra guardiamo tutti al futuro in modo positivo. Un giorno la nostra collega Rita ci ha portato dei mandarini lasciandoci interdetti perché la frutta é sempre presente durante i pasti. Le abbiamo quindi chiesto il motivo di quel gesto e lei in tutta semplicità ci ha spiegato che provengono da un bosco che la sua famiglia ha impiantato in Israele per ricordare suo padre.Che dire poi di quella signora israeliana, ultra ottantenne che tutti i giorni va nella base ad aiutare come può e che una mattina é arrivata nella mensa che condividiamo con i militari con una borsa piena di arance? Ringraziandola ,sapendo che vive in povertà, le abbiamo domandato come mai si era preoccupata di noi. Per tutta risposta ci ha spiegato che viene tutti i giorni perché ama il suo Paese ed molto attaccata all'esercito che le ricorda suo marito e i suoi figli morti nelle varie guerre e che le arance servono come ringraziamento per il ruolo che svolgiamo. Ma le sorprese non si sono fermate alla mensa. Il primo giorno ci hanno smistati nei vari magazzini e in quello dove mi hanno destinato c'è un ragazzo down con tanto di divisa: è parente di un militare. L'esercito si occupa anche di loro, anzi un giorno ho trovato 6 ragazzi handicappati accompagnati dalla loro tutrice. Ho chiesto al responsabile il motivo della loro presenza e mi ha risposto che è una cosa normale come quella degli alunni che vengono ad etichettare il materiale smistato. E tutti coloro che lavorano nei magazzini? Ecco queste persone, alcuni dei veri personaggi, che ci hanno messo a contatto con il fare e il pensare dell'israeliano di tutti i giorni e che mi hanno portato a vedere un aspetto dell'anima del popolo che canta, ride e discute animatamente? Insomma l'esercito non è una organizzazione avulsa dal popolo ma fa parte del popolo e aiuta il popolo. Le serate sono passate veloci grazie agli incontri preparati dalle animatrici che hanno spiegato qual'è lo spirito dell'esercito, la morale a cui il soldato è tenuto durante le azioni di guerra, l'incontro con responsabili di SAR EL e il comandante della base ed ecco che le tre settimane sono volate sotto un tempo piovoso e freddino e sotto il sole che , a volte,ci scaldava facendoci dimenticare la pioggia che quest'anno cade abbondant Pier
Chi fosse interessato ad avere informazioni mi può scrivere una mail a: exodus5772@hotmail.it


Il flashmob delle donne a Bet Shemesh

(Ign) - La performance contro le aggressioni degli ultraortodossi (video da Official Bet Shemesh Women Flashmob)

VIDEO: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Il-flashmob-delle-donne-a-Bet-Shemesh_312900257807.html





SHIR HASHIRIM, IL CANTICO DEI CANTICI

Video: http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2012//24/shir_hashirim_il_cantico_dei_c.html

da Barbara


Baci al Cioccolato

Ingredienti :300 gr di cioccolato fondente acqua qb 180 gr di nocciole 2 cucchiai di zucchero a velo
Procedimento:1. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria 2. Tostare le nocciole in forno a 180 gradi per 5 o 6 minuti. 3. Tritare grossolanamente le nocciole. 4. Aggiungere lo zucchero a velo al cioccolato e mescolare. 5. Aggiungere anche le nocciole al cioccolato. 6. Disporre i baci a cucchiaiate su carta forno e far solidificare. imenudibenedetta.blogspot.com/



A Israele il titolo di "re del pane"


Il "pane migliore" è israeliano. A decretarlo sono stati i giurati della SIGEP Bread Cup, il Campionato Internazionale della panificazione conclusosi a Rimini Fiera dopo giorni di lavoro e di panificazione, nel quale si sono espresse dieci squadre provenienti dai cinque continenti. Israele ha vinto anche due sezioni particolari, quella per il pane salutista, a base di spinaci, e quella per il dolce da forno, con una millefoglie al cioccolato con i mirtilli.http://www.moked.it

Celine


"Non sono grandi"


Grandi nell’arte e nel pensiero, ma piccoli e meschini nel quotidiano? Si può dire questo di Celine, Eliot e Pound? Francamente non credo. Chi è stato, o è, fascista, nazista o antisemita in modo grave, e non lieve, non è grande nel pensiero. Quanto all’arte, il discorso sarebbe lungo. Grande nel pensiero può essere un uomo umile, eticamente buono, anche se non è necessariamente un artista o famoso. Cosa significa avere arte? Sapere mettere in fila con garbo delle parole? Scrivere una bella poesia? Originale Heidegger? Forse era intelligente, ma ha adoperato le sue facoltà per tradire i suoi vecchi amici ebrei e fare carriera. Come fidarsi di un filosofo così? E pensare che fosse uno dal pensiero originale? Era cieco? Non vedeva quello che accadeva attorno a lui? Il mondo ebraico ha sofferto molto, è stato traumatizzato dalla sofferenza e ha capito poche cose, ma una su tutte l’ha messa molte volte, forse anche troppe, in pratica: distruggere gli idoli, perché gli idoli, tutti gli idoli, non solo quelli di terracotta, ti portano fuori strada.Un intellettuale che si è lasciato sedurre dalla violenza del fascismo, del nazismo, dalla vigliaccheria dell’antisemitismo, proprio perché aveva mezzi critici che non ha voluto, o saputo, adoperare non può essere considerato grande nel pensiero, perché il suo era un pensare marcio e portatore di dolori all’umanità. Fosse un letterato, un poeta un filosofo o un uomo di scienza, il discorso è lo stesso: un intellettuale ha obblighi maggiori verso di sé e verso il mondo, se capisce in che mondo vive. E, se non lo capisce, in che cosa è grande? Distruggere gli idoli significa, in questo caso, non lasciarsi abbacinare dalle presunte grandezze e considerare l’uomo non come un doppio, ma nella sua unità mettendo in atto sempre una capacità critica che sappia discernere dai falsi miti. Ci sono tanti falsi miti al mondo. Quello degli intellettuali, intelligenti e farabutti, che, perché sanno leggere, o scrivere o pensare, meritano rispetto, se sono famosi, è uno di questi. Attenzione: Questo non è un pregiudizio, è un giudizio. Basato sul fatto che l’uomo è fatto di idee e di azioni e anche le azioni che compie, o non compie, hanno un peso. Non so perché, ma in questa impostazione trovo qualcosa di intimamente ebraico e questo mi conforta.Riccardo Calimani, scrittore, http://www.moked.it/


La Rai mette i Testimoni in primo piano

Si intitola Le non persone ed è il primo film documentario in 3D girato ad Auschwitz. La pellicola, prodotta dalla Rai, è firmata dal giornalista del Tg1 Roberto Olla ed è stata presentata questa mattina nella sede di viale Mazzini alla presenza di numerosi giornalisti e leader ebraici tra cui il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna che, nel corso della riflessione seguita alla proiezione, ha ufficialmente annunciato la sottoscrizione con il ministero dell’Istruzione, ieri sera, di un protocollo che prevede l’insegnamento della Shoah in tutte le scuole italiane. Un momento storico per il sistema educativo italiano che si accompagna quindi idealmente al fondamentale lavoro dei testimoni nell’opera di trasmissione del ricordo.
Protagonisti del filmato, che andrà in onda una prima volta su Rai 1 per TV7 alle ore 23.25 di venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, sono sei sopravvissuti: Shlomo Venezia, le sorelle Andra e Tatiana Bucci, Goti Bauer, Sami Modiano e Piero Terracina. Nelle loro parole, nella viva testimonianza sui luoghi della deportazione, il dolore di un'esperienza che ha segnato la loro esistenza ma anche la necessità ineludibile di raccontare alle nuove generazioni perché ciò non abbia più ad accadere. La proiezione dell’opera è stata preceduta dagli interventi del presidente della Rai Paolo Galimberti e del vicedirettore generale Antonio Marano, che hanno ribadito il grande sforzo compiuto per allestire una programmazione densa di appuntamenti dedicati alla Memoria in molte reti del servizio pubblico nazionale, e di Roberto Olla, che ha ringraziato uno per uno i sopravvissuti, tutti presenti in sala, ricordando come non pochi siano stati i momenti di disagio da loro provati nel corso delle riprese e soffermandosi quindi sulla loro straordinaria forza interiore, su quell’impulso che li fa comunque andare avanti e raccontare. Il film si apre con un omaggio ad Ida Marcheria, la grande testimone di origine corfiota scomparsa durante le fasi di lavorazione. Sullo schermo, grazie agli effetti del tridimensionale, scorrono immagini e pensieri che è quasi possibile toccare con mano. Ricordi di un passato che affiora tra le lacrime: gli occhi del dottor Mengele, l’ultimo saluto dato da Piero Terracina alla madre, la miracolosa salvezza di Sami Modiano nascosto nelle scolo delle latrine di una baracca. Sullo sfondo una Auschwitz immersa in una serenità quasi irreale, ma che i ricordi delle atrocità commesse riportano alla sua vera dimensione. Scorrono i titoli di coda, segue un lungo applauso e un momento di confronto cui prendono parte, oltre al presidente UCEI Renzo Gattegna, il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman. Nell’occasione Pacifici ha ricordato i numerosi viaggi effettuati nei campi di sterminio assieme alle scolaresche romane ed ha invitato la stampa ad occuparsi con maggiore frequenza delle storie positive di cui si rendono protagonisti gli studenti una volta entrati in contatto con i deportati e con il loro coraggio. Prima di un veloce saluto degli stessi sopravvissuti, è poi Paserman a ricordare come la tutela della memoria passi inevitabilmente attraverso la ricerca e la formazione. “Un impegno – ha commentato – che il nascituro museo della Shoah di Roma ha da tempo assunto”.http://www.moked.it/


Dan Wolman

M U S A N E W S Newsletter dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele

La cultura è l’arma più forte della democrazia Amos Luzzatto

Artisti israeliani in Italia in occasione del Giorno della Memoria 2012
• La scrittrice Nava Semel a Firenze, Perugia e Roma per presentare il suo ultimo romanzo “E il topo rise”, ed. Atmosphere Lo scrittore Nir Baram, autore di “Brave persone” (ed. Ponte alle Grazie), ospite delle università di Teramo e della Calabria Lo scrittore Abraham B. Yehoshua riceve la laurea honoris causa a Pisa Il compositore Noam Sherif presenta la sua opera “Akeda” al Teatro Comunale di Bologna La storica del cinema Ami Kronish e il regista Dan Wolman all’Università di Macerata in occasione del convegno “Germania - Israele, lo specchio della memoria”
In uscita in Italia il nuovo romanzo di Nava Semel E IL TOPO RISE La scrittrice israeliana in Italia per presentare il suo nuovo romanzo, pubblicato da Atmosphere e tradotto in italiano da Olga Dalia Padoa. Dal testo è stata tratta un’opera lirica ed è in preparazione il film.26 GENNAIO ore 20:30FirenzeTeatro Goldoni Via Santa Maria 13-15. Introduce la scrittrice la professoressa Ida Zatelli, dell’Università di Firenze.L’evento è organizzato dall’Associazione di amicizia Italia-Israele di Firenze in collaborazione con il Maggio Firorentino: http://www.maggiofiorentino.it/index.php?option=com_content&id=109 27 GENNAIO ore 17
Perugia Palazzo dei Priori, Sala della Vaccara. Evento è organizzato dall’Associazione di amicizia Italia Israele di Perugia. Introduce Nava Semel lo scrittore e traduttore Alon Altaras: http://www.perugiacircolodeilettori.it/?portfolio-item=alon-altaras-intervista-nava-semel-27-gennaio-ore-17-00-sala-della-vaccara-palazzo-dei-priori. 30 GENNAIO ore 18:00 Roma
Casa delle Letterature Piazza dell’Orologio 3. La scrittrice sarà presentata da Furio Colombo e Lia Levi http://www.atmospherelibri.it Il romanzo è scritto in 5 parti: storia, leggenda, poesia, fantascienza e diario, la creazione di un ciclo di 150 anni. Inizia, nel 1999, con la storia di una bambina di cinque anni, come racconterà alla nipote anni più tardi. La bambina è lei (ora la nonna) che fu affidata dai genitori ad una famiglia di agricoltori che vivevano in un remoto villaggio. Lei fu nascosta in una cantina di patate, al buio per circa un anno, con poco cibo, solo un topo in sua compagnia - e violentata ripetutamente dal figlio dei contadini. La seconda parte è il diario della nonna, che getta più luce sul racconto della superstite così come sul titolo del romanzo. Il topo, secondo il mito della creazione alternativa legate dalla nonna, ha chiesto che Dio gli conceda il dono della risata, ma ben presto si rese conto del più miserabile degli errori di Dio: "... In un mondo dove i bambini devono essere nascosti. [...] Il caos non è un semplice "difetto" incidentale, ma un completo collasso del sistema. Un mondo deve essere distrutto dalle fondamenta e ricostruito fin dall'inizio". La nipote condivide poi la storia della nonna con la sua insegnante e così facendo, si innesca una catena di eventi che risuonerà per decenni a venire. Nella terza parte, in cui una raccolta di poesie scritte sulla bambina e il topo è diffusa su internet, è seguita da un rapporto di ricerca (quarta parte), scritto nel 2099 da parte di un antropologo deciso a scoprire le origini del diffuso mito della "bambina e del topo". Questo capitolo è anche una riflessione sulla natura della memoria - la sua presenza persistente coscienza dell'uomo; i suoi effetti spaventosi; la possibilità di una susseguente speranza: "Una cicatrice storica non garantisce infatti che eventi orribili non si ripeteranno; l'esistenza della memoria può, tuttavia, concedere qualche speranza". La quinta parte è il diario del prete che salva la bambina dal campo di concentramento e che, nel tentativo di ristabilire la speranza e la fede in Dio e nell'umanità, scopre di avere perso le sue speranze.E il topo rise ha a che fare con gli orrori dell’Olocausto e con la comprensione della natura umana, con la necessità di dimenticare per sopravvivere, e con la necessità di ricordare, comunque.«E il topo rise è un libro unico. A differenza di altri libri sull'Olocausto che si concentrano solo sugli eventi storici terribili, il presente romanzo fa i conti con l'atto di ricordarli». Ebookee«Questo romanzo si fonde comunque in un’indimenticabile e commovente storia che risuona nei lettori per gli anni a venire. Sarà un classico in futuro, e non saremo sorpresi di vederlo inserito in elenchi di lettura richiesti sia alla media sia a livelli di scuola superiore». Large print ReviewsNava Semel (nata nel 1954 a Tel Aviv, Israele), laurata in Storia dell’Arte lavora come critico d’arte in programmi televisivi e radiofonici e per alcune riviste. Ha scritto poesie e romanzi per adulti e bambini, ha composto e tradotto fiction televisive e opere teatrali. Ha vinto numerosi premi, tra i quali l’American National Jewish Book Award di letteratura per l’infanzia, il 1994 Women Writer`s of the Mediterranean Award, il 1996 Israeli Prime Minister`s Award for Literature, il 1996 Austrian Best Radio Drama Award e il 1999 Ze`ev Award. Molti suoi racconti sono stati adattati per la televisione, il cinema e il teatro. Nava Semel è anche membro del Massua Institute of Holocaust Studies ed è membro del consiglio direttivo del Museo Yad Vashem.Da questo libro E il topo rise, è stata tratta un’opera lirica ed è in lavorazione l’adattamento cinematografico. Sito internet della scrittrice: http://www.navasemel.com/index.php?page_id=1&lang_action=change_lang&to_lang=e
Nir Baram il 26 gennaio all’Università di Teramo il 27 e 28 gennaio all’università della Calabria Università degli Studi di Teramo Viale Crucioli, 122 Università della Calabria Campus di Arcavacata via Pietro Bucci Arcavacata di Rende (CS) - Fondazione internazionale “Ferramonti di Tarsia” per l’amicizia tra i popoli Via D. Frugiuele, 11 Cosenza giovedì 26 gennaio, a Teramo, alle ore 10.00, nella Sala delle lauree delle due Facoltà, un convegno dal titolo “Ricordare la Shoah con le arti”.L’incontro all’Università di Teramo sarà dedicato alla Letteratura israeliana davanti alla Shoah, con la presentazione del libro di Nir Baram Brave persone (Ponte delle Grazie, Milano 2011).Gli interventi saranno di Emilio Cocco e Simone Misiani, della Facoltà di Scienze politiche, che affronteranno, rispettivamente, i temi I giovani, la memoria e l’identità e Un riferimento alla storia della memoria.Saranno infine Raffaella Morselli, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione,e Simone Gambacorta, segretario del Premio Teramo, a parlare con l’autore, Nir Baram, del romanzo di cui saranno letti alcuni brani, accompagnati da interventi musicali curati da Paola Besutti, della Facoltà di Scienze della comunicazione ed eseguiti dall’Insieme strumentale Acquaviva. http://www.unite.it/UniTE/ Venerdì 27 gennaio, ore 14.30Università della Calabria, Sala stampa Centro congressi Aula Magna Nir Baram, insieme a Paolo Coen e Antonella Salomoni discutono sul tema “Razzismo ed antisemitismo nella Russia sovietica” http://www.unical.it/portale/portalmedia/2012-01/GDM_mod.pdf Sabato 28 gennaio, ore 9:30 Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia Nir Baram, Raccontare “Brave persone” a Ferramonti: raccontare me stesso Interventi programmati di Nadia Crucitti, Carlo Fanelli, Alessandro Gaudio, Bruna Mancini e Dina Smadar. Con la presenza e la partecipazione di Edith Gilboa, Rachel Porcilan e Joseph Wesel.
http://www.unical.it/portale/portalmedia/2012-01/GDM_mod.pdf
Abraham B. Yehoshua Conferimento della laurea honoris causa ad Abraham B. Yehoshua il 27 gennaio alla Normale di Pisa Lo scrittore terrà la sua lectio magistralis sul tema The Holocaust as Junction Venerdì 27 gennaio, ore 15.00 Scuola Normale Superiore Palazzo della Carovana Sala Azzurra Informazioni Relazioni esterne e-mail: relazioniesterne@sns.it
Noam Sheriff Il compositore Noam Sherif presenta la sua opera “Akeda” al Teatro Manzoni di Bologna. Lo spettacolo inaugura la stagione del Teatro Comunale di Bologna.La parola "Akeda" in ebraico ha un significato molto speciale. Non è semplicemente "un sacrificio", ma si riferisce specificamente alla famosa scena della Bibbia in cui Abramo porta Isacco per sacrificarlo al Signore. All'ultimo minuto Isacco è sostituito da una pecora.Il Signore ha provato Abramo e Abramo ha affrontato con coraggio disumano la più severa di tutte le prove.Il sacrificio di Isacco simboleggia molto bene una delle idee più significative nel giudaismo. A differenza della tragedia greca, il pensiero ebraico non accetta facilmente la tragedia. Gli eventi tragici sono considerati una sorta di "Purgatorio" verso una redenzione finale. Non solo la storia di Abramo, ma anche quella di Giobbe, produce il suo "lieto fine" con l’annesso canone morale.Questa composizione è stata scritta in memoria del defunto primo ministro israeliano Yitzhak Rabin il cui brutale assassinio mette un punto interrogativo su quanto dichiarato qui sopra Contrariamente a quanto raccontato nella Bibbia, il nostro Isacco fu sacrificato tragicamente. Alcuni potrebbero obiettare, però, che ha rischiato la vita sull'altare del processo di pace.Ho concepito l'opera musicale in memoria di Rabin come una passacaglia. Ho pensato che la passacaglia ha il vantaggio di andare di pari passo con la storia biblica nella sua evoluzione verso il sacrificio finale. Le variazioni segnano la strada che va dalle cose semplici a quelle complesse, disegnando nello stesso tempo l'immagine dell’uomo Rabin - un israeliano nato in Eretz Israel, un “Sabra”, un prodotto di una cultura molto antica e molto giovane, molto articolata e molto semplice, problematica e sicura di sé, allo stesso tempo. Tutto quessto è presente in un lavoro dove la semplicità delle forme e l’immediatezza dell’approccio sono le parole chiave.Come la passacaglia si muoveva in avanti, entivo profilarsi all'orizzonte le principali strofe di apertura del madrigale di Gesualdo "Moro, Lasso” (stampato a Genova). Sentivo che questo grido eloquente di angoscia si adattava perfettamente al mio stato d'animo. Le prime quattro armonie del madrigale si intrecciano come una sorta di "ritornello" per portare il lavoro alla sua pacifica conclusione.Il lavoro è stato commissionato da Teatro Carlo Felice di Genova dove è stato premiato nel settembre 1997 dal M ° Gary Bertini, al quale l'opera è dedicata.Noam SheriffVenerdì 27 gennaio, ore 20:30 Teatro Manzoni Bologna Via de' Monari, 2 http://www.tcbo.it/index.php?id=270&tx_eventmgmt_pi2[ev_id]=222&no_cache=1
Amy Kronish e Dan Wolman La storica del cinema Ami Kronish e il regista Dan Wolman all’Università di Macerata in occasione del convegno “Germania - Israele, lo specchio della memoria”Amy Kronish Quanto e come ha influito l'elaborazione della Shoah sulla formazione dell'identità nazionale di Germania e Israele, comunemente indicate l'una come la nazione dei carnefici, l'altra delle vittime? Su questo aspetto inedito è incentrato il convegno internazionale di studi "Germania-Israele. Lo specchio della memoria. Sviluppare un'identità nazionale pensando alla Shoah" organizzato per il 27 gennaio in occasione della Giornata della memoria dall'Università di Macerata – Dipartimento di Scienze storiche – insieme all'Istituto storico della Resistenza e dell'Età contemporanea Mario Morbiducci e all'Anpi, con la collaborazione del Cine Teatro Itala e il patrocinio di Comune e Provincia di Macerata. La sera al Cinema Italia verrà proiettato il film "Floch" di Dan Wolman alla presenza del regista stesso. Ai lavori del convegno, che prenderanno il via alle 9.30 in Aula Magna presieduti dal professor Anton Giulio Mancino e introdotti dalla professoressa Paola Magnarelli, interverranno due relatori di eccezione: Amy Kronish, tra i più importanti storici e critici cinematografici, che parlerà delle questioni di memoria nel cinema israeliano contemporaneo, e il regista Dan Wolman. Al dibattito contribuirà anche Claudio Gaetani, dell'Università di Macerata e dell'Isrec, sul cinema tedesco fra muri materiali e barriere morali. Alle 14.30 inizierà la sessione pomeridiana presieduta da Gaetani stesso. Interverranno: Barbara Grüning dell'Università di Bologna su "Dimenticare e ricordare l'Olocausto. La ricerca di un'identità nazionale"; Claudio Vercelli dell'Istituto di studi storici Salvemini su "Una memoria incontenibile. Il rapporto tra Israele e la Shoah nelle dinamiche identitarie del conflitto israelo-palestinese"; Mara Cerquetti del'Università di Macerata su "Comunicare l'Olocausto. Jüdisches Museum Berlin e Yad Vashem Jerusalem: strategie e strumenti di gestione dei servizi al pubblico". Si prosegue in serata alle 21.15 al Cinema Italia con la proiezione del film "Floch" . Sarà presente anche il regista. SCHEDA DEL FILM "Floch" è un film tragicomico che racconta le vicissitudini di un sopravvissuto ai nazisti che, in Israele, perso il suo unico figlio in un incidente stradale, decide di divorziare dalla propria moglie, oramai, come lui, in età, per trovare una nuova compagna con cui mettere al mondo un nuovo discendente. La sua forte volontà di voler dare a tutti i costi una continuità alla propria vita dovrà fare i conti, però, con la singolarità della realtà israeliana, e da questo contrasto scaturirà più di un momento comico.Presentato in concorso a Venezia nel 1972, "Floch" è un autentico prodotto del movimento "Kayitz", la Nouvelle Vague israeliana, che si fece largo all'interno dell'industria cinematografica del Paese tra gli anni Sessanta e Settanta. Come l'originario modello francese, anche questo prese piede a partire da una forte intenzione dei cineasti che vi confluirono di andare contro tutto ciò che l'industria nazionale, spesso ricorrendo a un linguaggio cinematografico molto didascalico e semplicistico, proponeva al suo pubblico, per dare avvio a una nuova "estate", che è, appunto, il significato di "kayitz", parola nata dall'acronimo in ebraico di "giovane cinema israeliano" .http://www.unimc.it/notizie/germania-israele.-lo-specchio-della-memoria Informazioni Dipartimento di Scienze storiche, documentarie, artistiche e del territorio Università di Macerata Corso Cavour 2
Minna Scorcu Coordinatrice Ufficio Culturale Ambasciata di Israele

Israele e Iran alla sfida degli Oscar

Mentre i vertici politici e militari decidono cosa fare, la sfida tra Israele e Iran per ora è al cinema. Alla notte degli Oscar, per la precisione. Dove, nella nomination per la statuetta per il miglior film straniero, concorrono due pellicole particolari: una dello Stato ebraico (“Footnote”), l’altra di quello Islamico (“A separation”). Film, e qui sta la cosa divertente, entrambi in pole position. Entrambi hanno già vinto qualcosa. Il primo a Cannes (premio per la miglio sceneggiatura). Il secondo ai Golden Globes (miglior film straniero).“A separation” – per chi non l’avesse visto – racconta la storia di una coppia iraniana di fronte al dilemma di lasciare il Paese per offrire al loro figlio una vita migliore oppure restare per accudire un genitore che ha gravi problemi fisici.“Footnote”, dell’israeliano Joseph Cedar (lo stesso di “Beaufort”) è, invece, la storia di una grande rivalità fra padre e figlio, entrambi studiosi del Talmud in una prestigiosa università. A maggio ha vinto al Festival di Cannes il premio per la miglior sceneggiatura. Per vedere i trailers: http://falafelcafe.wordpress.com/2012/01/25/israele-e-iran-alla-sfida-degli-oscar/

mercoledì 25 gennaio 2012

Shoah, nasce una rete universitariaper conoscere e non dimenticare

Il network ideato a Paolo Coen, ricercatore in Calabria, è stato presentato alla Camera da Fini e Profumo. Hanno già aderito 40 professori di 20 atenei. Tutti impegnati a mantenere viva la memoria e sollecitare i colleghi all'attenzione verso l'orrore dell'Olocausto

di MARCO PASQUA http://www.repubblica.it/
Una Rete nazionale, unica nel suo genere, nata per unire, sostenere e incoraggiare quei docenti universitari che puntino ad approfondire lo studio della Shoah e della sua didattica, coinvolgendo gli studenti, ma anche i loro colleghi. Pronti a sfidare quei rigurgiti negazionisti e antisemiti che, da tempo, si vanno affacciando, a livello cattedratico, nei nostri atenei. Presentata ufficialmente dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, alla presenza dell'ex ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir e di Luciano Violante, può già vantare 40 professori appartenenti a venti diverse università. Pubbliche e private, da Torino a Catania, passando per Roma. Ne sono entrati a far parte docenti animati dall'intento di difendere la memoria della Shoah e di "contagiare" altri colleghi con l'attenzione verso uno dei periodi più bui della storia dell'Uomo. La Rete ha iniziato a muovere i primi passi, quasi in sordina, nell'aprile dello scorso anno, dall'università di Teramo. Luogo che non è stato scelto a caso da Paolo Coen, ricercatore in storia dell'arte moderna dell'università della Calabria e ideatore di questo network: è proprio in questo ateneo che, nel 2010, si è tenuta una contestata lezione sul negazionismo, ad opera del professor Claudio Moffa 1 (lo stesso che, nel 2007, aveva invitato nell'ateneo Robert Faurisson, uno dei più celebri negazionisti a livello mondiale). "L'ateneo di Teramo è l'unico ad avere una fama negazionista. Qua ho trovato quasi una psicosi nei confronti della Shoah, c'era quasi paura a parlarne", ha ammesso Coen. Ma anche qui la Rete ha già ottenuto un suo primo risultato: "Quest'anno sarà celebrata la giornata della Memoria con un evento dedicato alla letteratura israeliana, grazie anche al supporto dell'ambasciata di Israele", spiega Coen, che riferisce di ricevere continue richieste di adesioni. Anche dalle università straniere (gli ultimi sono stati alcuni docenti svizzeri).A introdurre la Rete è stato Gianfranco Fini, che ha voluto elogiare questo "importante progetto educativo": "Il ricordo dell'abominio perpetrato dal nazismo contro il popolo ebraico e contro tutti coloro - pensiamo ai Rom, agli oppositori politici, agli omosessuali - che furono colpiti dai programmi criminali di Hitler rappresenta un grande presidio morale per difendere la qualità della vita democratica e civile", ha detto Fini. E ancora: "Il valore della memoria offre un contributo decisivo al contrasto di ogni nuova o vecchia forma di antisemitismo e di razzismo; e impedisce che qualsiasi ideologia o potere possano abbattersi sugli inermi, sugli innocenti, su interi popoli contro i quali decretare le discriminazioni più odiose per motivi di razza, di religione, di genere, di condizione sociale". Ricordando che "il dovere della memoria è di tutti", Fini ha sottolineato il ruolo chiave svolto dalle nuove generazioni, che devono essere protagoniste "attive e consapevoli" della memoria, per "realizzare una società sempre più libera, sempre più giusta e sempre più attenta alla valorizzazione delle differenze culturali che la compongono e la arricchiscono", "un'Italia aperta e inclusiva, capace di valorizzare la pluralità culturale dei suoi nuovi cittadini". Citando lo scrittore e Nobel per la pace Elie Wiesel, il presidente della Camera ha ribadito che "non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli" e che, per questo, non si può rimanere impassibili di fronte "ad aberranti e preoccupanti fenomeni come il negazionismo della Shoah o le nuove forme di antisemitismo, razzismo, xenofobia". Il ministro dell'Istruzione Profumo, da parte sua, ha ricordato le iniziative del MIUR in difesa della memoria: "La Shoah, quell'operazione di annientamento di un'intera civiltà, ha rappresentato uno spartiacque, un evento senza precedenti nell'intera storia dell'umanità. E' fondamentale l'impegno contro la cultura del razzismo e dell'antisemitismo, soprattutto attraverso l'educazione e la formazione. Posso affermare con orgoglio che l'Italia è tra i Paesi più attivamente impegnati sia per la qualità che per la mole del lavoro svolto con i viaggi della memoria, la formazione dei docenti e il coinvolgimento degli studenti in percorsi formativi non limitati esclusivamente alle celebrazioni del Giorno della memoria. Ma dobbiamo fare ancora di più". Per Profumo, l'impegno "contro la cultura del'intolleranza, del razzismo e dell'antisemitismo in ogni sua forma, dall'attività di prevenzione nelle scuole e nella società attraverso la formazione e l'educazione alla cittadinanza" deve essere "costante". Il ministro ha poi spiegato che i viaggi nei luoghi della memoria saranno estesi anche alle università, grazie ad un protocollo di intesa che verrà siglato con l'unione delle comunità ebraiche italiane, al Quirinale, proprio il 27 gennaio. Inoltre, in occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di Primo Levi, il MIUR lancerà una serie di iniziative che interesseranno sia le scuole superiori che gli atenei. Luciano Violante, tra gli animatori della nuova rete universitaria (era presidente della Camera quando venne istituita la giornata della Memoria), ha voluto mettere in guardia da alcuni errori pedagogici in cui incorrono quanti affrontano il tema dello sterminio del popolo ebraico. "Bisogna evitare la pedagogia dell'anniversario, che ci porta a parlare della Shoah una settimana all'anno e basta - ha detto l'esponente del Pd - ma non bisogna neanche cadere nella cosiddetta pedagogia della compassione, quella per cui si dice 'poveretti' e si va avanti. Allo stesso modo va evitata la pedagogia dell'orrore, che sacralizza quei processi storici che hanno portato all'orrore della Shoah". Violante ha quindi sottolineato la pericolosità e l'appeal delle tesi propugnate dai negazionisti, in particolar modo sui giovani: "Agli occhi di un 18enne, se lo sterminio viene percepito come una verità ufficiale, negare potrebbe rappresentare un segno di rottura, rispetto a ciò che genera consenso. Ciò che appare meno ufficiale rischia di risultare più appetibile. Il pericolo è questo: basti pensare che esistono 3000 siti internet che diffondono le tesi negazioniste". Per questo serve una "pedagogia della verità": "Il negazionismo va contrastato sul piano storico, civile, culturale e non ideologico. Bisogna rispondere ai negazionisti punto per punto; è sbagliato snobbarli, anche se quelle che dicono sono cose campate in aria. La gente non lo sa e noi dobbiamo fare riferimento alle cose che sanno quelli che non sanno". Il bisogno di una Rete, che unisca le energie positive dei docenti che vogliono approfondire lo studio e l'insegnamento della Shoah, è testimoniato, secondo Coen, dal fatto che "appena il 10% delle università italiane celebrino la giornata della Memoria, con eventi spesso disattesi da docenti e studenti". "Noi non vogliamo dar vita ad un club o una lobby - ha detto il ricercatore - ma partire dal singolo docente, iniziando proprio da chi già lavora sulla Shoah e cercando di coinvolgere quanti se ne sono occupati marginalmente". Fare rete anche con le scuole superiori e il mondo dell'associazionismo: Coen cita il mondo cattolico ma anche le associazioni di omosessuali, con le quali ha già lavorato in Calabria. "La nostra Rete non è retorica, perché è volta al fare. Non è coercitiva, perché propone modelli, e non li impone. Non è esclusiva", la sintesi di Coen, che intanto ha lanciato un blog 2, attraverso il quale è possibile aderire a questo progetto. (24 gennaio 2012)