sabato 5 febbraio 2011


il nostro gruppo a Tsad Kadima
Israele nel cuore. Sempre

È trascorso un mese dal viaggio in Israele, e ora che i ricordi hanno preso il loro giusto posto nella memoria, posso liberare le emozioni, le sensazioni e i segni che questo viaggio ha lasciato nel cuore.Innanzitutto voglio ringraziare l’amica Chicca che con tenacia, anno dopo anno, organizza viaggi meravigliosi, indimenticabili, intellettualmente ricchi e densi di significati, per far conoscere Israele, questo fantastico Paese tanto piccolo per estensione geografica quanto grande per cultura, storia e tradizioni.E cosa dire di Angela, la nostra bravissima guida? Semplicemente una persona eccezionale che non solo riesce a coinvolgere tutti con la sua carica di energia e di calore umano, ma sa anche e soprattutto fare amare Israele. Le sue non sono le solite spiegazioni di una guida, sono piuttosto lezioni di storia, insegnamenti di ebraismo, nonché lezioni di vita.
Questi viaggi rientrano in un progetto più ampio di lotta alla disinformazione nei confronti di Israele, e di battaglia contro il razzismo, l’antisemitismo e l’antisionismo. È un progetto che guarda lontano con la fede di un sognatore che crede nella forza dell’utopia e nell’antico augurio “l’anno prossimo a Gerusalemme”.Per questi motivi ho deciso di partecipare per la seconda volta ad un viaggio organizzato da Chicca e condotto da Angela. Queste poche righe non vogliono essere un diario di viaggio, una carrellata di suoni, colori o profumi, bensì una sintesi emozionale.
Abbiamo visitato molti luoghi, siamo venuti a contatto delle varie etnie che vivono sul suolo israeliano, siamo rimasti incantati di fronte al silenzio e alla maestosa calma del deserto, ci siamo bagnati nelle acque salate del mar Morto, abbiamo visto da vicino luoghi di guerre remote ma anche campi di battaglie attuali, e per ciascuna di queste esperienze si potrebbe scrivere molto.
Io invece vorrei soffermarmi su un luogo che non rientra tra i siti frequentati dai turisti, un luogo ricco di umanità e di solidarietà che sicuramente ha lasciato una traccia nel nostro cuore: mi riferisco al nuovo centro di Tsad Kadima costruito a Beer Sheva nel deserto del Negev. Tsad Kadima (un passo avanti) è un’associazione non profit fondata da genitori per l’educazione e la riabilitazione di bambini e ragazzi con disabilità muscolari dovute a lesione cerebrale, attraverso il metodo di “educazione conduttiva” che sviluppa e stimola la loro indipendenza e ne migliora la qualità della vita. Raccontare la visita a questo centro non è difficile, descrivere la struttura architettonica nella sua modernità e funzionalità non è complesso, elencare le attrezzature specifiche e i coloratissimi ausilii didattici, dove i colori predominanti sono il rosso, il blu e il giallo, non è complicato, dire che Tsad Kadima:
- organizza il percorso formativo di questi ragazzi a prescindere dalla religione, dal credo o dall’appartenenza etnica;
- vede come scopo principale l’integrazione dei bambini e ragazzi cerebrolesi nella società normale e si adopera per rendere la cosa possibile nonostante le loro gravi limitazioni fisiche;
- si occupa di più di 350 ragazzi educati e riabilitati nei vari asili nido, classi scolastiche, appartamenti di apprendimento e di abitazione;
- ha educato e riabilitato ragazzi che ora studiano all’Università, sono soldati nell’esercito, vivono in appartamenti adattati e lavorano secondo le proprie possibilità; non è difficile.
Difficile, invece, è esprimere le emozioni che una tale visita ha provocato, difficile è descrivere le sensazioni avvertite, la commozione affiorata e i turbamenti che ci hanno accompagnati. Impossibile parlare di questi piccoli angioletti senza piangere. E allora mi limito a fare qualche riflessione e a dare merito a chi dedica la propria professionalità, la propria esperienza, il proprio tempo a questi ragazzi che hanno bisogno di tutto, che hanno bisogno soprattutto di amore.Noi, genitori fortunati, noi che viviamo lontani da queste sofferenze non possiamo comprendere, non possiamo immaginare di quante pene, di quante speranze, di quante delusioni possano testimoniare i genitori di questi ragazzi.Cosa provano, cosa pensano, come reagiscono?Io non sono un esperto e non posso rispondere a queste domande, ma so che se non si ha tanto amore nel cuore e tanta fiducia in D-o Benedetto, la vita diventa un tormento. Ed è proprio per alleviare questo tormento che sorge Tsad Kadima, per dare una speranza a tante famiglie, per condividere i momenti duri nel difficile processo di crescita psicofisica dei loro ragazzi.E i ragazzi? Come vivono la loro condizione? Come reagiscono? Come vivono nelle struttura di Tsad Kadima?
Sono sicuro che vivono bene perché Tsad Kadima è una grande famiglia, una famiglia coraggiosa e meravigliosa dove i bambini e i ragazzi possono forse?... ancora sognare di essere in riva al mare e guardare laggiù, dove il cielo bacia il mare, e vedere un arcobaleno, un arcobaleno di ragazzi che fanno giochi di colori con gabbiani e delfini, che giocano parlano e raccontano, con parole di ragazzi, storie di colori, storie di luce, storie d’amore.Penetrare nella solitudine interiore di questi ragazzi,riscaldare la nebbia della mente,provocare un sorriso a fior di labbra,guidare i primi passi incerti,infondere coraggio nei piccoli cuori,risvegliare lo sguardo lontano, legare alla vita le giovani vite.Questo è il cuore di Tsad Kadima. Un cuore ebraico che ama la vita e aiuta nella vita e per la vita bambini e ragazzi che la vita non possono viverla come i loro coetanei “fortunati”.Perciò noi dobbiamo sentire intimamente l’esigenza di aiutare questi profeti dell’amore offrendo non solo il nostro sostegno morale ma anche quello puramente materiale in occasione di un lieto evento, in memoria di una persona cara, in onore di un avvenimento, contribuendo a far fare a questi ragazzi un passo avanti (Tsad Kadima) verso una vita più felice. Antonio Tirri
Per informazioni: Alessandro Viterbo: alexviterbo@hotmail.com
Per donazioni: a nome “Amici Tsad Kadima in Italia” Banca Sella - agenzia 82 Corso Sommeiller – Torino IBAN: IT7710326801007053845334160
(è consigliabile notificare via mail eventuali offerte) Tsad Kadima: http://www.tsadkadima.org.il/


Giorno della memoriaStriscioni controIsraele a Bari città

di NINNI PERCHIAZZIBARI - Hanno scelto il Giorno della memoria per tentare di infangare la storia tragica di milioni di persone, vittime della follia dell’Olocausto. Autori ancora ignoti hanno appeso al ponte XX Settembre, due lenzuoli con scritte dal chiaro intento antisemita, che offendono lo Stato di Israele per la politica ritenuta di aggressione attuata nella questione palestinese. «Ieri piangeva, oggi massacra» affiancato da un ancor più esplicito «Israele boia»: entrambi scritti con la vernice spray nera e rossa sullo sfondo immacolato dei lenzuoli hanno campeggiato per buona parte della mattinata di ieri sul ponte situato al termine del centralissimo corso Cavour fino a quando non sono intervenuti gli agenti della Digos, che li hanno rimossi. Un gesto vigliacco che peraltro banalizza la gravità di quanto accaduto nel corso della seconda guerra mondiale con lo sterminio sistematico del popolo ebraico operato dall’esercito tedesco, accomunandolo alla politica, per quanto criticabile, di uno Stato sovrano. Al momento, non è stato individuato chi possa aver partorito tale idea, né il gesto è stato rivendicato, ma in questura ritengono che possano essere responsabili dell’azione gruppi appartenenti alla cosiddetta sinistra antagonista ovvero la frangia estrema della sinistra. «Le indagini sono in corso - spiega Michele De Tullio, dirigente della Digos - per individuare autori e contesto che sembrano riconducibili alla sinistra estrema». In passato, in città, non si ricordano altri episodi del genere. E la scelta di esporsi in occasione della celebrazione del Giorno della memoria appare particolarmente significativa. «Di certo non si tratta di una bravata - aggiunge De Tullio - ma di un atto compiuto da gente che evidentemente mastica attività politica ». E a corroborare l’ipotesi che non possa essere una goliardata di cattivo gusto fatta da studenti, c’è anche un altro dettaglio. Accanto alla scritta «Israele Boia» è stato collocato un simbolo molto simile a un fascio oppure a una mezza croce uncinata, entrambi stilizzati, con l’intenzione di attribuire il conseguente aggettivo allo stato sionista. La Digos, oltre a tentare di decodificare tale emblema, sta anche verificando l’esistenza di telecamere nella zona, in modo da poter identificare gli autori, che, con ogni probabilità hanno agito nel cuore della notte per appendere i due lenzuoli senza essere visti. http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/


Tel Aviv

Israele: sistema di telepedaggio per Tel Aviv

La città di Tel Aviv, in Israele, ha introdotto un sistema di telepedaggio sulle corsie dell’autostrada N°1 con l’obiettivo di limitare traffico, congestione e dunque, emissioni di CO2. Il costo del pedaggio varia in base ai momenti della giornata e ai livelli di traffico. L’introduzione del sistema di telepedaggio vuole inoltre essere un supporto all’uso dei mezzi di trasporto pubblico e alla mobilità intermodale. La presenza di veicoli in transito sulle corsie a telepedaggio viene rilevata da un sistema video di riconoscimento automatico delle targhe e l’esatto importo del pedaggio viene visualizzato su appositi pannelli a messaggio variabile.
Fonte: ITS International 2 febbraio


Israele, si chiama McFalafel il nuovo menu di McDonald’s

I panini, certo. E gli hamburger, le patatine fritte, le insalate e i gelati. Per non parlare della versione kosher, presente in 36 ristoranti sparsi per il Paese. E della variante locale, il McKebab. Però, poi, alla fine mancava sempre qualcosa: i bambini ne erano entusiasti, i grandi un po’ meno. Anzi: molto meno. Per la precisione: uno su quattrocento.È così che quelli della multinazionale McDonald’s si sono convinti che il cibo del pagliaccio colorato andava bene per i piccini, ma non per gli adulti. Tra questi, solo lo 0,25% comprava gli hamburger. Tutti gli altri si limitavano a far compagnia a figli e nipoti oppure a bere qualcosa. È su questo ragionamento che l’amministratore delegato per la versione israeliana, Omri Padan, ha deciso di introdurre uno dei cibi più consumati: il falafel.Così, oltre ai classici menu, gl’israeliani si ritroveranno anche le polpettine avvolte dalla pita e contornate dalla crema di sesamo (tahini). Insieme alla classica insalata o alle patatine. Il formato ridotto – tre falafel, insalata tritata e tahini – costerà circa due euro. Quella maxi (5 polpettine) circa tre euro e quaranta.http://falafelcafe.wordpress.com/ 2 febbraio


Sorpresa, l'auto a batteria batterà quella tradizionale

La previsione arriva dal 'guru' Shai Agassi e il sorpasso avverrà già nel 2020
Colpo di scena: l'auto elettrica sorpasserà a breve quella tradizionale. La folle previsione arriva dal guru dell'auto elettrica Shai Agassi. Secondo lui entro il 2020 in tutto il mondo ci saranno più persone disposte all'acquisto di veicoli elettrici rispetto a quelli alimentati a benzina. Capo dell'organizzazione Better Place che fornisce soluzioni per la diffusione dell'auto elettrica, comprese le stazioni di sostituzione a batteria, Agassi ritiene che i veicoli elettrici saranno la scelta principale entro un decennio."Ciò non significa che il petrolio non è necessario, ma solo che iniziamo ad abbandonarne la dipendenza", ha detto Agassi in un'intervista all'Associated Press. Le auto elettriche a batteria garantiscono un'autonomia limitata, hanno bisogno del tempo di ricarica, di un'infrastruttura di sostegno per le strutture di ricarica e delle stazioni di ricambio delle batterie, essenziali per gli utenti. Il primo paese che utilizzerà una rete per il ricambio delle batterie con stazioni Better Place sarà Israele, dove il programma prevede la costruzione di 56 stazioni per un traffico di 5.000 auto elettriche entro la fine del 2011. Nel 2012, Danimarca e Australia lanceranno il programma Better Place, mentre inizieranno i test nelle Hawaii e nella San Francisco Bay Area.Durante una conferenza al World Economic Forum, Agassi ha detto di aver raccolto 700 miliardi dollari, di cui circa un terzo spesi nella configurazione delle stazioni. Questo dovrebbe dargli una posizione di forza fino al momento di pareggio, per il quale, secondo Agassi, non ci vorrà molto tempo. " Nel 2016, anno più anno meno, in Israele si venderanno più auto elettriche che a benzina. Basterà l'avvio del primo paese, e in due anni gli altri seguiranno a ruota", ha detto Agassi.L'ex presidente Usa, Bill Clinton, crede nella visione di Agassi: "Israele sarà il primo paese al mondo a mettere in strada 100.000 auto elettriche. Non gli Stati Uniti. Non la Cina. E nemmeno paesi molto più grandi". (02 febbraio 2011) http://www.repubblica.it/



Gerusalemme


Israele, scoperta chiesa risalente a 1500 anni fa

Archeologi israeliani hanno scoperto una chiesa risalente a 1500 anni fa la cui pavimentazione mostrava un bellissimo mosaico rappresentante leoni, volpi, pesci e pavoni. L'edificio si trova sulle colline a sudovest di Gerusalemme ed era attivo tra il quinto e il settimo secolo d.C. Gli archeologi hanno iniziato a scavare dopo aver scoperto che alcuni ladri stavano saccheggiando il sito. Anche se inizialmente la chiesa è stata identificata come una sinagoga, gli archeologi sostengono che sia un edificio bizantino.http://www.siciliainformazioni.com/ 02 febbraio 2011


Egitto: stampa, arrestati 4 giornalisti israeliani

Quattro giornalisti israeliani sono stati arrestati al Cairo, dove erano giunti per seguire gli svuiluppi della rivolta popolare. Lo riferisce il sito online Ynet secondo cui il ministero israeliano degli esteri sta operando per ottenere la loro liberazione. Secondo Ynet, tre di loro fanno parte di una troupe della televisione commerciale israeliana Canale 2 mentre il quarto rappresenta un mezzo di comunicazione arabo in Israele. A quanto risulta i quattro sarebbero sospettati di aver ignorato il coprifuoco e anche di essere entrati in Egitto con visti turistici malgrado il loro obiettivo fosse già in partenza lo svolgimento di una missione giornalistica.02 Febbraio 2011 http://www.lunico.eu/


Perbacco, Mubarak è un dittatore

Di Amnon Rubinstein http://www.israele.net/
Gli eventi rivoluzionari in Tunisia ed Egitto sono piovuti sulla “comunità internazionale” come un fulmine a ciel sereno. I due impopolari regimi, sebbene tutt’altro che democratici, non erano noti per essere particolarmente repressivi. Al contrario, la Tunisia era conosciuta come un regime moderatamente filo-occidentale nel quale erano banditi per legge velo e poligamia. Analogamente l’Egitto era considerato una moderata autocrazia, e il presidente Hosni Mubarak un moderato filo-occidentale degno di fiducia e sostenitore della pace. Certo, c’era ogni tanto qualche rimostranza da parte delle ONG per i diritti mani, ma erano solo tenui pigolii in confronto all’incessante fuoco di fila di denunce contro Israele.Sia la Tunisia che l’Egitto erano stati eletti membri di quel circo che va sotto il nome di Commissione Onu per i Diritti Umani. Nei suoi rapporti, insieme a blande critiche, la Commissione si complimentava con entrambi i regimi: la Tunisia veniva elogiata per essersi dotata di “un quadro giuridico e costituzionale volto alla protezione e promozione dei diritti umani”; l’Egitto veniva lodato per le iniziative “prese negli ultimi anni riguardo ai diritti umani, e in particolare la creazione di dipartimenti per i diritti umani all’interno dei ministeri della giustizia e degli affari esteri” (leggendo questi brani vien da pensare che le vere manifestazioni di protesta dovrebbero svolgersi a Ginevra, sede della Commissione Onu per i diritti umani).Ed è appena il caso di osservare che nulla di ciò che avevamo letto o visto nel universo dei mass-media ci aveva preparati alle scene per le strade e alle terribili accuse che esplodono dai teleschermi: l’idea che Mubarak sia un dittatore è arrivata come uno shock per il pubblico occidentale.La lezione che si deve trarre da tutto questo è che, in realtà, noi non sappiamo nulla di ciò che accade realmente nei regimi non democratici. Esattamente come negli anni Trenta i giornalisti occidentali che giravano per l’Ucraina non videro le morti in massa per fame coercitiva che avevano tutt’attorno, così i mass-media contemporanei non capiscono nulla di ciò che cova veramente sotto la superficie di una non-democrazia apparentemente mite.Il mondo dell’informazione e i rapporti delle ONG sono strabici. Hanno la tendenza a trovare difetti e colpe nelle società aperte, e a farsi circuire dai regimi repressivi dove non esistono mezzi di informazione liberi né tribunali indipendenti. È così che nasce il paradosso: più un paese è aperto e democratico, più è esposto ad accuse di violazioni dei diritti umani.Lo stesso vale anche per l’Egitto e la Tunisia. I loro regimi non erano più repressivi di altri regimi mediorientali: certamente le loro violazioni dei diritti umani erano relativamente lievi in confronto alla brutalità di regimi come quelli in Iran e in Siria. Ma proprio perché Egitto e Tunisia erano soggetti a una certa influenza e pressione occidentale, non potevano ricorrere alla ferocia senza ritegno con cui il regime di Teheran ha schiacciato, nel 2009, i suoi oppositori pro-democrazia.In effetti, la verità è ancora più indigesta. Non esiste nessun valido sostituto alla democrazia, anche se imperfetta. Ma in Medio Oriente le libere elezioni – un elemento essenziale del sistema democratico – rischiano di portare a un regime islamista di tipo iraniano destinato fatalmente a soffocare ogni barlume di autentica democrazia. Bisognerà aspettare ancora a lungo prima di assistere a un’inversione di tendenza.(Da: Jerusalem Post, 1.2.11)


Da Israele un nuovo mini-pc

TrimSlice è il nuovo mini PC presentato dalla CompuLab che include una scheda tecnica di grande performance e completezza se confrontata con dimensioni davvero mignon. Questo piccolo dispositivo infatti fa della compattezza e sottigliezza i suoi motti, cercando di inglobare tutti i componenti di ultima generazione come la piattaforma Nvidia Tegra 2, mentre sul lato non si fa mancare l'ingresso SD Card per ampliare la memoria. I consumi energetici sono ridotti al minimo ed è supportata la compatibilità con le reti senza fili. In fotogallery possiamo ammirare una serie di immagini di TrimSlice, dopo il salto la sua scheda tecnica.TrimSlice è il nuovo dispositivo di CompuLab, un Mini Pc nel vero senso della parola visto che miniaturizza al massimo i componenti e la struttura per offrire quel che a oggi è il più compatto e leggero computer con piattaforma Nvidia Tegra 2. Arriva da Israele questo Pc senza ventolina con connettività Wi-Fi /n, memoria SSD e espansione a grandezza naturale per aggiungere capacità via SD (non microSD). Silenzioso e a basso consumo, monta anche una porta Ethernet e S/PDIF audio per 5.1 channel digital audio output. Le sue dimensioni sono 5.1 x 3.7 x 0.6 pollici o 130 x 95 x 15mm se preferite, il processore è un dual core ARM Cortex A9 a 1GHz con 1GB DDR2 di Ram e memoria SSD da 64GB. Il consumo medio è di 3W, sul lato troviamo porte USB 2.0 (4), USB device port, porta seriale RS232.3 Febbraio 2011 http://fuoridalghetto.blogosfere.it/


Trentasei parlamentari italiani in Israele 4-8 febbraio

Quattro giorni di confronto, sabato conferenza Peres
Roma, 2 feb. (TMNews) - Sono trentasei i parlamentari italiani che quest'anno, dal 4 all'8 febbraio 2011, parteciperanno al viaggio in Israele organizzato dell'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele per il terzo anno consecutivo. Il viaggio si svolge in collaborazione con l'associazione European Friends of Israel (EFI), che dal 5 al 7 febbraio organizza in Israele la EFI Policy Conference, che vedrà la partecipazione di oltre 400 parlamentari provenienti da tutta Europa e dal Parlamento Europeo. I lavori saranno aperti sabato sera dal Presidente dello Stato di Israele Shimon Peres. Numerosi i momenti di confronto tra i parlamentari europei e gli incontri con figure di primo piano del mondo della politica, dell'economia e della cultura israeliani, tra cui Binyamin Netanyahu, Primo Ministro dello Stato di Israele, Reuven Rivlin, Presidente della Knesset, Tzipi Livni, capo dell'opposizione, Stanley Fischer, Governatore della Banca d'Israele. Nella giornata di lunedì 7 febbraio i parlamentari si confronteranno con i loro omologhi israeliani in numerose sessioni che avranno luogo alla Knesset.


Israele sarà di nuovo circondato dai suoi nemici? - L’ANALISI

Israele è senza dubbio il Paese che guarda con maggiore apprensione alla crisi egiziana per ovvie ragioni legate alla sua sicurezza. Il premier Benjamin Nethanyahu nei giorni scorsi ha sollecitato invano Stati Uniti ed Europa a non abbandonare Hosni Mubarak, il cui regime è visto come un elemento di stabilità a Gerusalemme. Gli ambienti politici e gli analisti strategici israeliani sembrano però ormai rassegnati all’inevitabile cambiamento al Cairo e invitano l’Occidente a sostenerlo per garantire la nascita di un sistema democratico e liberale impedendo che il Paese arabo cada nelle mani dei gruppi islamisti.I motivi sono evidenti e del resto il ritorno dell’Egitto tra gli stati nemici di Israele riporterebbe il mondo, non solo il Medio Oriente, indietro di trent’anni, a prima degli accordi Camp David.Il Sinai, regione già resa instabile dal controllo che Hanas esercita sulla striscia di Gaza (dove oltre alle cellule di al-Qaeda sono arrivati anche consiglieri militari iraniani), potrebbe tornare ad essere “prima linea” di un confronto militare così com’è oggi la Blue line che divide la galilea israeliana dal Libano.Finora il governo egiziano ha contrastato Hamas a Gaza e combattuto i gruppi terroristici che in Sinai hanno colpito negli anni scorsi anche le località turistiche. I Fratelli Musulmani (al momento l’unica formazione politica dell’opposizione egiziana a disporre di una solida base sociale/elettorale e ad essere ben ramificata sul territorio) hanno però buoni rapporti con Hamas e non sono certo amichevoli con Israele.Nonostante gli accordi di pace di Camp David la società egiziana è rimasta fortemente anti-israeliana e le autorità del Cairo, moderate sul palcoscenico internazionale, in politica interna non hanno mai risparmiato atteggiamenti e slogan anti-israeliani al punto che la propaganda ha ridimensionato sui giornali e nei libri di testo scolastici le numerose e sonore sconfitte rimediate contro le truppe israeliane nelle quattro guerre combattute dal 1948 al 1973.L’ultima, quella dello Yom Kippur combattuta nell’ottobre 1973, viene addirittura definita una vittoria dall’Egitto nonostante l’armistizio abbia fermato i carri armati israeliani a meno di 100 chilometri dal Cairo e 40 da Damasco.Al Cairo molti manifestanti hanno criticato il regime di Mubarak anche per i rapporti pacifici con Israele al punto che tra le immagini del raìs mostrate dai manifestanti alcune recavano la Stella di David dipinta sul viso del presidente.Non è poi così incredibile uno scenario che veda Israele minacciato a nord dagli iraniani e da Hezbollah in Libano, a est dalla Siria e da attacchi missilistici da Teheran e a sud da Hamas e dalle forze egiziane. Una situazione esplosiva che sul piano strategico costringerebbe Israele ad attaccare per primo perché lo stato ebraico non dispone della necessaria profondità geografica per difendersi da un attacco congiunto su più fronti. Israele tornerebbe ad avere la necessità strategica di controllare uno “spazio vitale” indispensabile a garantire la propria difesa territoriale controllando cioè le alture del Golan (che Israele presidia dalla Guerra dei sei giorni del 1967), il Libano meridionale fino al fiume Litani (dal quale gli israeliani si ritirarono undici anni or sono), l’intera Cisgiordania e la Penisola del Sinai, attualmente semi-smilitarizzata e controllata dalla forza internazionale MFO Una condizione che annullerebbe i frutti di trent’anni di negoziati di pace e le speranze di chiudere la crisi arabo-israeliana in atto dal 1948. Per ora è solo uno scenario tra i tanti che gli strateghi israeliani stanno valutando.di Gianandrea Gaiani http://blog.panorama.it/ 2 Febbraio 2011


"Storia di famiglie"

02/02/2011 http://www.mosaico-cem.it/
“C’è un pezzo di storia, tra i ricordi, nelle case degli italiani. Materiali e documenti sulla persecuzione e deportazione nazifascista degli ebrei. Cerca tra le storie della tua famiglia e porta quello che trovi ad una prefettura, contribuirai a costruire i Musei della Shoah in Italia. E la nostra Memoria.”Questo è il messaggio contenuto nello spot curato dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e ideato per promuovere la campagna di raccolta di materiali e documenti sulla Shoah, da destinare alla Fondazione Museo della Shoah di Roma, al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) di Ferrara e alla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC di Milano.Lo spot dal 27 gennaio 2011 viene trasmesso su tutte le tv pubbliche e private.Fino al 30 giugno 2011 tutti i materiali che privati cittadini, associazioni, fondazioni, vorranno donare per questa campagna, potranno essere consegnati alle Prefetture più vicine, individuate come centri di raccolta.Tali materiali, grazie a Poste Italiane, saranno trasferiti dalle singole Prefetture all’Archivio Centrale dello Stato a Roma, dove una commissione di esperti appositamente designata, vaglierà i beni e li attribuirà, a seconda della pertinenza, al MEIS di Ferrara, al Museo della Shoah di Roma,e alla Fondazione CDEC di Milano.L’iniziativa è stata promossa dal Comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.Tutte le informazioni, gli indirizzi delle Prefetture e le procedure per la consegna dei materiali, sono reperibili sul sito del Ministero dell’Interno.


Israele e la sfida del rapporto tra Europa e mondo islamico

Di: Marco Fossi 02/02/2011http://www.mosaico-cem.it/
Una zattera, un’isola, circondata da un mare tempestoso: Israele, e lo Stato di Israele, sono raccontati così da David Meghnagi nel suo ultimo saggio, dove naturalmente il mare tempestoso è quello islamico. E “chi vive in un’isola deve farsi amico il mare” come dice l’autore citando, non a caso, un detto arabo.Meghnagi, storico dell’università di Roma, nato a Tripoli nel 1949, è – forse ancora prima che storico – psicoanalista, e analizza il ruolo dello Stato di Israele e il conflitto mediorientale con gli strumenti della psicologia, della psicoanalisi, attraverso simboli e metafore.
Presentato il 31 gennaio a Palazzo Clerici, nella sede dell’Ispi, il libro di David Meghnagi dall’emblematico titolo – Le sfide di Israele. Lo Stato ponte tra Occidente e Oriente – ha riunito intorno a un tavolo alcuni importanti interpreti del dibattito politico e culturale contemporaneo, a cominciare dall’onorevole Piero Fassino, responsabile esteri del Partito democratico, e da Khaled Fouad Allam, sociologo del mondo musulmano e editorialista del Sole 24 Ore. Ma erano presenti anche, insieme all’autore, Giampaolo Azzoni, professore di Filosofia del diritto a Pavia, e la storica Diana Pinto.Le tesi del libro ruotano intorno a un concetto fondamentale, e cioè che, come ha messo in luce anche Diana Pinto nel suo intervento, Israele è uno dei nodi irrisolti dell’Europa, di quell’Europa – come ha fatto notare Piero Fassino – “che per un verso è stata uno dei luoghi della nascita dell’identità ebraica nella storia, quindi fonte di vita; ma per il verso opposto è stata uno dei luoghi più tragici della morte, fisica, degli ebrei”. In questo ruolo irrisolto, Israele “è il capro espiatorio di un fallimento nei rapporti tra occidente, civiltà araba e islamica” sostiene l’autore.I conflitti recentemente esplosi nel Nord Africa rendono ancora più drammaticamente attuale il libro di Meghnagi: “A seconda di come si concluderanno, se con l’affermazione di principi liberali e democratici o al contrario con una recrudescenza di integralismo, dipenderà, anche, la sorte di Israele nel suo conflitto permanente con i palestinesi” puntualizza Fassino. Qual è la condizione perché un processo di pace sia possibile? Fassino non ha dubbi: “Sessant’anni di storia ci dimostrano che una pace stabile si è avvicinata solo quando i due contendenti si davano atto reciprocamente di un riconoscimento. Diversi, ma ugualmente legittimi, non nemici irriducibili”.È d’accordo Khaled Fouad Allam: “Israele, anche per gli arabi, rappresenta l’enigma di come vivere assieme nella differenza, di come trovare una dialettica tra storia ed eternità, è l’esperienza del limite”.Nel libro, secondo Gian Carlo Azzoni, professore di filosofia del diritto a Pavia, emergono due punti chiave. Il primo è l’importanza delle parole, che “sono tesori pieni di materiale esplosivo”. E Meghnagi concorda: “Sì, le parole possono essere esplosive o curative. E anche gli Stati sono costruiti sulle parole: Israele è uno Stato che, a rovescio del consueto, porta il nome del suo popolo, e non del territorio che lo costituisce: Israel significa ‘colui che combatte con Dio’”. Il secondo punto chiave è la centralità dell’altro, del diverso da sé. “L’esistenza dell’altro è la condizione per l’esistenza di ognuno” dice Azzoni “e questo spiega perché dobbiamo amare il nostro prossimo”.Ed è proprio sul riconoscimento dell’altro, del diverso da sé, che per Meghnagi riposa la possibilità di una soluzione alle sfide di Israele che, anche nei riguardi dell’Europa, è “anticipatore dello storia che sarà: anche l’Europa dovrà fare i conti con le convivenze di popoli diversi, con flussi migratori che ne cambiano il volto”. Come spesso capita nella storia degli ebrei, la storia di un singolo ma unico popolo è metafora e anticipazione della storia del mondo, ed è per questo, forse, che il mondo lo ritiene così interessante.Le sfide di Israele, di David Meghnagi, Marsilio Editori.


Mattonella con lenticchie e verdure

Ingredienti (4/6 persone):4 etti di lenticchie lessate, 2 cipolle, 2 spicchi di aglio, 2 carote, 2 zucchine, 1 quarto di cavolo bianco ,1 cucchiaio di salsa di pomodoro, 1 cucchiaino di semi di cumino, 1 peperoncino, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale,pepe, olive e cipolline sott'aceto per accompagnare.Preparazione:Tritare le cipolle e rosolarle con 2 cucchiai di olio in una padella antiaderente. Aggiungere le carote e le zucchine tagliate a bastoncini e il cavolo tagliato a listarelle sottili. Far saltare a fiamma alta per 8/10 minuti, aggiungendo un pizzico di sale,una presa di pepe, il cumino e mescolando con una spatola di legno.In un altro tegame rosolare con 2 cucchiai di olio lo spicchio di aglio pelato e tagliato in 2 con il peperoncino.Versare le lenticchie sgocciolate e rosolare per qualche minuto. Aggiungere la salsa di pomodoro e lasciare evaporare a fiamma alta. Eliminare aglio e peperoncino,passare le lenticchie al setaccio e versarle nella padella delle verdure.Mescolare per amalgamare.Foderare uno stampo rettangolare da plum cake con un foglio di carta da forno. Versare dentro il composto e cuocere in forno preriscaldato a 200°C per 35/40 minuti. Sfornare e lasciare intiepidire.Trasferire la mattonella in un piatto da portata e servire tagliata a fette, tiepida o a temperatura ambiente,accompagnata da olive e cipolline sott'aceto.Sullam n.65