sabato 13 dicembre 2008

"E' surreale la via della libertà"

Cosmopolita, atee-anarchico, ebreo (anche), la maggiore biblioteca al mondo sul pavimento di Breton & C.
Al riparo dal frastuono della città, in un piccolo cortile trasformato in giardino, quella di Arturo Schwarz è una straordinaria casa della vita nel cuore della vecchia Milano. Dietro la grande parete di vetro, un vecchio padiglione industriale è diventato un guscio luminoso su tre piani che lascia senza fiato. Come altrettante presenze e numi tutelari, quadri, sculture, oggetti rari tappezzano muri e ripiani: Duchamp e Max Ernst, Dorothea Tanning, Jacques Hérold e Baj, maschere e totem, sculture papua e scudi africani. Non meno sorprendente è l'ala della casa riservata ai quarantamila volumi di una biblioteca frutto della varietà d'interessi e della sete di conoscenza del padronedi casa.Figura eccentrica e cosmopolita, Arturo Schwarz è apprezzato a livello internazionale come storico dell'arte, saggista e poeta. Lui ama definirsi un ateo-anarchico, un surrealista e un «ebreo, anche», come recita il titolo duchampiano del suo ultimo libro, nove riflessioni di carattere storico-filosofico in cui, sul filo della Bibbia e del Talmud, di Spinoza e di Freud, propone la sua visione del mondo. Spaziando dalla Cabala al tantrismo, dall'arte tribale e preistorica a quella d'avanguardia, dall'alchimia al marxismo, ha pubblicato una cinquantina di testi e celebri sono le sue monografie su Breton, Duchamp e ManRay di cui è stato amico. Ma non è tutto. Grande esperto e collezionista di dada e del surrealismo, ha costruito con ostinato rigore una prestigiosa raccolta di opere che in grandissima parte, quasi 450 pezzi, sono finalmente approdate alla Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma mentre la biblioteca, che comprende le preziose e assai rare collezioni di riviste ed edizioni dell' avanguardia storica, è destinata ad Israele.
Perché dividere un patrimonio così importante, soprattutto per la documentazione dada e surrealista che in Italia è davvero unica?«E' anche la più completa al mondo. La storia è lunga.Una ventina d'anni fa, ho cercato di donare allo Stato Italiano tutte le mie raccolte d'arte e la biblioteca ma l'allora ministro dei Beni culturali, Bono Parrino, mi fece scrivere da un avvocato chiedendomi come osavo proporre allo Stato una raccolta pornografica, anticlericale, e sovversiva. Allora, ho pensato a Milano ma alla mia sollecitazione il sindaco Borghini non ha neanche risposto. E così mi sono rivolto a Israele che mi ha steso un tappeto rosso, accogliendo tutto. Solo allora l'Italia si è mossa ma, nonostante l'interesse di due galantuomini come Ronchey e Paolucci, con cui avevo concordato di dividerla con Israele, due cadute di governo hanno rallentato la trattativa andata in porto soltanto nel 1997. E poiché i libri li hanno rifiutati, invece di darli al Getty Museum che mi ha offerto due milioni di dollari, li ho donati a Israele».Il suo definirsi ebreo è un po' paradossale.«Ho ricevuto un'educazione molto laica, sono un laico, ma non rinuncio né al Rosh Hashana, il Capodanno ebraico, né allo Yon Kippur. Si tratta di una presenza fisica, la testimonianza della mia appartenenza a un popolo e a una cultura. Mi interessa il discorso finale del rabbino, che non ha nessun carattere teologico ma è una riflessione sulla situazione attuale. Mi piace anche la musica, il suono dello shofar che evoca molti ricordi, e soprattutto un archetipo: l'inizio è dato da un suono, come nella mitologia indù. Lo sento come un segno di rinnovo e di continuità. La Bibbia è diventata una mia lettura molto tardi, tra il 1945 e il 1946, quando ho cominciato ad interessarmi della Cabala, un'interpretazione di carattere esoterico della Torà, i primi 5 libri della Bibbia».Si tratta forse di un interesse mistico? Si direbbe che dalla Bibbia le derivi un senso religioso della vita…«Sì, ma assolutamente laico! Per me, il primo testo formativo è stato, nell'adolescenza, l'Etica di Spinoza. Prima, ricordo mi avevano molto suggestionato Il tallone di ferro di Jack London, una violentissima requisitoria contro la società, e La madre di Gorki. Da bambino leggevo anche i romanzi di Jules Verne, in francese, perché vivevo ad Alessandria d'Egitto dove sono nato. In casa c'erano libri, ma ho cominciato a costruire una mia biblioteca, prestissimo, e l'Etica di Spinoza è stata una scoperta fondamentale perché il concetto sublime della natura naturante- natura naturata dava conferma alla mia indole di ateo. La dicotomia tra creatura e creatore per me era inaccettabile. Più o meno nello stesso periodo, intorno ai sedici anni, ho scritto un saggetto sulla Critica della ragion pura di Kant, esaltandone le antinomie che provano la non esistenza di dio, ma più che ammiratore di Kant mi sento un post-hegeliano. L'anno dopo ho scoperto e letto Il Manifesto di Marx. Mi ha colpito per il rigetto di un tabù che allora era universale, l'idea “lavoratori di tutti i Paesi unitevi”, il rifiuto del sistema di oppressione capitalista e della necessità di arrivare a una società nuova di eguaglianza e fratellanza per me era fondamentale. Più tardi mi sono interessato a Plotino, ma i filosofi veramente formativi per me sono stati, oltre a Spinoza, Eraclito e Lao Tze. I loro libri li andavo a scovare in una libreria dove passavo ogni sabato, ed è lì che più tardi ho scoperto Breton, attraverso Le revolver à cheveux blancs, una raccolta di poesie uscita nel 1934. A quell'epoca, erano i primi Anni Quaranta, scrivevo già poesie e per me fu una sorpresa perché anch'io mi esprimevo secondo un certo automatismo».A Breton e al surrealismo ha rivolto un interesse profondo e costante.«Il surrealismo mi dava conferma delle mie idee, del mio modus vivendi - dalla poesia come strumento di conoscenza alla necessità di cambiare la vita e il mondo, dall'esaltazione della donna al suo ruolo salvifico. In quel periodo avevo scoperto un altro libro importantissimo, Il Matriarcato di Johann Jacob Bachofen, che dimostra quanto essenziale sia stato il ruolo femminile nelle civiltà: tessitura, agricoltura, farmacologia, astrologia e altre attività, sono invenzioni legate alla donna che scrutava il cielo e la natura mentre l'uomo andava a caccia… I Manifesti del surrealismo costituiscono la dimensione poetica della psicoanalisi freudiana. Ci insegnano che l'inconscio ha un ruolo considerevole nella nostra vita, che la donna è il fulcro dell'esistenza, che la poesia non significa fare le rime, ma esprimere il sé interiore e che è indispensabile praticare la poesia e dunque non avere solamente delle idee politiche ma militare in un movimento politico nel senso di un umanesimo trascendente con la volontà di migliorare il mondo. Trasformare se stessi per cambiare il mondo. Esattamente. Il surrealismo è stato l'unico movimento tra le due guerre a salvare l'onore dell'intellighentia europea antistalinista, antifascista e antinazista. Nel 1935, un documento come Al tempo in cui i surrealisti avevano ragione fa capire che per essere rivoluzionari bisogna essere antistalinistie antinazisti».Le sezioni della sua biblioteca dimostrano un esclusivo interesse per la saggistica, per i classici e per la poesia, soprattutto francese, americana e inglese.Ma il racconto e il romanzo?«E’ una mia lacuna.Ho letto molto giovane qualche romanzo, ma poi sono stato così preso dai miei interessi e studi di carattere filosofico e psicoanalitico, che per me sonostati formativi.Tra i miei autori, ci sono anche Darwin e Einstein. Sul principio dell'evoluzione delle specie umane c'è un fraintendimento totale che la società capitalista ha sfruttato. Darwin non ha mai detto che sopravvive il più forte, ma il contrario. Sopravvive chi meglio si adatta al proprio ambiente, cioè il più intelligente.Darwin ha avuto lo stesso ruolo di Galileo, insegnandoci che l'uomo è al centro di tutto, il punto finale di un processo evolutivo e solo gli imbecilli possono ribellarsi all'idea che l'uomo derivi dalla scimmia. Einstein invece col suo principio della relatività ci insegna che quanto succede a livello cosmico nell' universo che ci circonda è anche attuale a livello umano. Sono stato l'editore italiano del suo Idee e opinioni, specchio di un grande umanista e di un pacifista il cui unico scopo è stato arrivare alla conoscenza più ampia possibile.Amotesti come Nadja o L’amour fou, che ho riletto più volte, ma non sono dei veri e propri romanzi, come non lo è Le rivage des Syrtes di Julien Gracq. Preferisco la poesia, la leggo, la scrivo. I due poeti cui sono visceralmente attaccato sono André Breton e Benjamin Péret. Aggiungo Pierre Réverdy e Réné Char con cui ho avuto unafitta corrispondenza».E la letteratura italiana?«Beh,... (esita) confesso che la trovo provinciale. Se debbo scegliere, penso a Giordano Bruno e Tommaso Campanella, o a Errico Malatesta (uno dei primi teorici del pensiero anarchico, ndr) e al filosofo Giulio Preti. Seguo la saggistica italiana contemporanea, stimo immensamente Piergiorgio Odifreddi, di cui ho molto apprezzato Perché non possiamo dirci cristiani. Leggo i poeti, Campana, Caproni, amo Saba e il primo Ungaretti, quello di “Siamo come foglie d’inverno” che considero quasi surrealista. Saba mi piace tutto, è più coerente e ad accomunarmi a lui è il fatto che sia stato libraio per molti anni, come me».12/12/2008 , http://www.lastampa.it/

Gerusalemme -Yad vashem

Georg Calmeyer - un avvocato che tradì "la razza"

"Questo é il signor Calmeyer, un giorno sarà famoso per i suoi ebrei" così venne presentato nel mezzo della guerra al generale SS Hanns Albin Rauter un giovane avvocato tedesco.
Questo uomo giusto, tuttora sconosciuto in Germania, salvò più del doppio di ebrei di Schindler. Fu onorato solo vent'anni dopo la sua morte, ma non dalla Repubblica Federale bensì da Israele. Calmeyer soffrì molto per la situazione nella Germania del dopoguerra: "Tanto non ascolta nessuno" diceva. In un intervista per un giornale olandese spiegava che il fatto di essere stato un sabotatore veniva considerato un aspetto piuttosto negativo per un avvocato nella Repubblica Federale. Così era meglio di tacere. Hans Georg Calmeyer era al capo di un ufficio in Olanda, che decideva in casi di dubbi sulla razza degli ebrei.Calmeyer riuscì a trovare per il suo ufficio esclusivamente collaboratori delle sue stesse opinioni. Così tolse la stella gialla, cioè il distintivo che un ebreo doveva portare sempre per farsi riconoscere, a tutti quelli per i quali fu possibile. Accettò documenti falsi, qualsiasi pseudoperizia che trasformava un ebreo in un ariano. Quelli che non poté aiutare direttamente, li avvertì in modo che avessero occasione di fuggire. Ma più dei continui controlli da parte delle forze di occupazione e le SS e il pericolo nel quale si trovava a causa del suo "tradimento", lo preoccupava la propria incapacità di salvare ancora più persone. Sopra la sua scrivania, al posto del ritratto di Hitler si trovò il suo motto: 'Troppo poco, troppo poco.
Diversamente da Schindler, che dopo la guerra si trovò in famiglia con le persone da lui salvate, Calmeyer non volle mai vedere di persona gli ebrei che salvò, perché credeva che bisognava agire per un senso di diritto contro gli aguzzini, e non per interesse o amicizia per le persone. Fino alla fine della sua vita questo uomo così integro visse in disperazione nel vedere le stesse "bestie" - come egli le chiamò - che avevano agito in Olanda adesso vivere agiatamente con una pensione statale o fare carriera come uomini d'affari, malgrado lui avesse testimoniato contro di loro.


Anton Schmid

1. Un eroe sconosciuto
Anton Schmid nacque a Vienna il 9 gennaio 1900. Proprietario di un negozio di apparecchi radio nella capitale austriaca, fu proiettato dal vortice della guerra a Vilna in Lituania. Di questo sconosciuto sergente dell'esercito tedesco incaricato di riassegnare a nuove unità i soldati sbandati che transitavano per la città di Vilna, si seppe poco o nulla sino al processo ad Eichmann nel 1961. In quell'occasione Abba Kovner lo citò ricordando che era stato Schmid a fornire a lui e all'FPO documenti falsi e trasporti su camion. Come scrive Hannah Arendt nel suo "La banalità del male": "Nei pochi minuti che occorsero a Abba per raccontare come fosse stato aiutato da un sergente tedesco, un silenzio di tomba calò nell'aula del tribunale; come se il pubblico avesse spontaneamente deciso di osservare i tradizionali due minuti di silenzio in memoria dell'uomo che si chiamava Anton Schmid"
2. La collaborazione
Schmid - oltre ad occuparsi dei soldati sbandati - era responsabile di alcune officine alle quali erano stati assegnati lavoratori ebrei. Dopo aver assistito alle fucilazioni di Ponary decise di far qualcosa per aiutare gli ebrei a sopravvivere. Schmid testimoniò l'orrore provato di fronte alle fucilazioni di massa in una lettera a sua moglie Stefi concludendo con queste parole "Tu sai quanto sia sensibile il mio cuore. Non mi è possibile pensare di non far qualcosa per aiutarli". Dall'ottobre 1941 al gennaio 1942 Schmid riuscì a far scarcerare alcuni ebrei. Ne salvò altri in diversi modi, introdusse di nascosto cibo nel ghetto. Nelle cantine di tre case di Vilna, sotto la sua supervisione vennero nascosti altri ebrei per sfuggire ai rastrellamenti. Cooperò con il capo della resistenza Mordecai Tenenbaum. Trasportò sul suo camion a Varsavia e Bialystok Vitka Kempner ed altri membri dell'FPO affinché stringessero contatti con i gruppi di resistenza degli altri ghetti. Riuscì ad inviare altri ebrei nei più sicuri ghetti di Grodno e Lida. Si calcola che, grazie alla sua azione, circa 250 ebrei sopravvissero all'Olocausto.
3. La fine e la memoria
Schmid venne arrestato in circostanze non ancora chiarite nel gennaio 1942. Processato per alto tradimento il 25 febbraio venne giustiziato il 13 aprile. Venne sepolto nel cimitero di Vilna. Nel 1967 fu riconosciuto dallo Yad Vashem "Giusto tra le Nazioni". L'8 maggio del 2000 il ministro della difesa della Germania Rudolf Sharping ha intitolato una caserma dell'esercito a Rendsburg nello Schleswig-Holstein alla memoria di Schmid. La caserma in precedenza era stata intitolata al generale Guenther Ruedel, combattente nelle due guerre mondiali e considerato un eroe nazionale tedesco. Soltanto recentemente si è appurato che Ruedel nel 1942 accettò la carica di giudice nel famigerato "Tribunale del Popolo" nazista. In tale veste partecipò alla condanna a morte di centinaia di persone dopo il fallito attentato ad Hitler nel 1944.

Gerusalemme -Yad Vashem

Maria Helena Francoise Isabel von Maltzan

una contessa ribelle
Un treno con mobili di diplomatici svedesi stava attraversando la Germania in direzione Svezia. Nello stesso momento un gruppo di ebrei stava camminando attraverso un bosco seguendo la contessa Maria Helena Francoise Isabel von Maltzan, figlia ribelle di una famiglia nobile tedesco-svedese. A un certo punto, il treno si fermò in mezzo al bosco per far salire gli ebrei che si nascondevano nelle casse dei mobili. La contessa, che aveva fatto da guida a tutta l'operazione, stava facendo ritorno a casa quando fu scoperta da una pattuglia cinofila delle SS. Per far perdere le proprie tracce camminò attraverso un fiumiciattolo, si sparse di letame e attraversò a nuoto uno stagno. Per un giorno e mezzo aspettò bagnata e affamata in mezzo a dei cespugli. Poi, finalmente, suonò l'allarme antiaereo e i suoi inseguitori si ritirarono. Appena fuori dal bosco incontrò un gruppo di persone che tentavano di spegnere un incendio in una fabbrica. Li aiutò e così trovò anche una spiegazione per il suo aspetto disastrato quando ritornò in città.
La contessa von Maltzan é un buon esempio del fatto che la famiglia non sempre influenza l'orientamento politico di una persona. Infatti, sua madre odiava gli ebrei, e nel 1933, quando i nazisti presero il potere, quasi tutta la famiglia entrò nel NSDAP, il partito di Hitler. Più avanti il fratello la escluse dalla eredità. Maria, cresciuta in un castello principesco in Slesia, studiò scienze naturali a Monaco dove prese attivamente parte alla resistenza contro Hitler. Nel 1939 conobbe Hans Hirschel, editore di una rivista letteraria avanguardista, del quale si innamorò. Più tardi lo nascose nella sua casa in un grande divano apribile. Ma Maria era già sotto osservazione della Gestapo e quando un giorno vennero a ispezionare la casa e vollero aprire il divano, lei disse che non si poteva aprire ma che potevano sparare dentro se volevano. Prima però avrebbero dovuto firmare una dichiarazione che l'avrebbero risarcita per il danno se non c'era nessuno dentro. Gli agenti della Gestapo preferirono andarsene.
La contessa Maltzan nascose più di 60 persone nel suo appartamento a Berlino, dove procurò loro da mangiare - cosa difficilissima durante la guerra - e curò quelli che erano malati. Quando, dopo la guerra, qualcuno indicò nel suo amore per Hans Hischel il motivo dei suoi gesti, lei negò duramente: "Salvai ebrei molto prima di conoscere Hans. Avevo letto Mein Kampf. Chi allora non sapeva cosa sarebbe successo doveva essere un idiota." Anche lei, come Schindler, manteneva, grazie anche al suo nome, contatti con alti funzionari del Reich, cosa che la salvò più di una volta dalla Gestapo.Anche questa donna che durante il Terzo Reich aveva mostrato così tanto coraggio ed era vissuta sul filo del rasoio per tanti anni solo per salvare degli indifesi, non ce la fece di inserirsi nella Germania del dopoguerra. Aveva cominciato negli ultimi anni della guerra a prendere farmaci per la continua tensione nervosa. Dopo il 1945 le fu revocata la sua licenza di veterinaria, il matrimonio con Hans Hirschel fallì dopo un anno e visse in miseria. Dopo anni si riprese e tre anni prima della morte di Hans lo sposò una seconda volta. Però rimase sempre una donna povera e non ebbe nessun riconoscimento per quello che aveva fatto.http://www.majorana.org/

Sandra Samuel e il piccolo Moshe

Storia della babysitter che ha rischiato la vita per Israele
Una tata indiana è diventata l’ultima mamma eroica di Gerusalemme

Il suo nome finirà in una targa nel viale dei Giusti al memoriale Yad Vashem di Gerusalemme. Ogni albero porta il nome di un non ebreo che ha salvato vite ebraiche durante l’Olocausto. Sandra Samuel però non vuole essere chiamata “eroina”. “Sono anche una madre: c’è qualcuno che in quel momento pensa di morire quando c’è un bambino così prezioso?”. A rischio della propria vita, Sandra ha salvato Moshe Holtzberg dalla furia dei terroristi islamici che a Mumbai hanno trucidato gli israeliani che gestivano un centro lubavitch. I genitori di Moshe, Gavriel e Rivka Holtzberg, sono stati torturati e giustiziati. Lei era incinta. Ieri la notizia che Sandra sarà insignita del titolo di “Giusta fra le nazioni”, prima indiana al fianco di nomi quali Oscar Schindler, il francescano Maximilian Kolbe e l’italiano Giorgio Perlasca.
Quando i terroristi sono entrati alla Nariman House di Mumbai, Sandra era nascosta in una stanza con un inserviente, vi passò tutta la sera, poi quelle grida, “Sandra, Sandra”, era Moshe che la chiamava. Sandra ha seguito la voce, poteva mettersi in salvo, invece è rimasta. L’altro dipendente ha cercato di dissuaderla, ma Sandra è uscita dal nascondiglio, al piano di sopra ha trovato Moshe fra quattro cadaveri e in una pozza di sangue. Il bambino stringeva un peluche. I terroristi le hanno sparato dal tetto quando Sandra è corsa fuori con Moshe. “Non un colpo, o venti, ma centinaia di proiettili”. Il giorno dopo Moshe ha compiuto due anni. E’ il simbolo vivente dell’eccidio degli ebrei di Mumbai. Doveva morire per mano di gente che a Kabul ha riempito di tritolo carretti di dolci per bambini e in Iraq i bambini li ha legati nei sedili delle auto per superare i checkpoint e farsi saltare in aria con loro. Sandra non ha passaporto israeliano, le è stato procurato un visto tramite i buoni uffici del rabbino Yitzchak David Grossman, un prozio di Moshe, fondatore dell’orfanatrofio più grande di Israele, il Migdal Ohr.
“Sandra è luce nelle tenebre”, dicono i fedeli lubavitcher in Israele. Lei ha raccontato alla Cnn quanto accadde al centro ebraico. Si pente per non aver fatto ancora di più per gli Holtzberg. “Ancora oggi penso che avrei dovuto mandare il bambino e fare qualcosa per il rabbino e sua moglie”. Come recita la tradizione ebraica, “al mondo esistono sempre trentasei giusti; loro non sanno di esserlo e nessuno sa chi sono; ma quando il male sembra prevalere, essi si oppongono. E questo è uno dei motivi per cui Dio non distrugge il mondo”. Il suo albero a Gerusalemme affiancherà quello di Sempo Sugihara, il console giapponese in Lituania che stampò visti per salvare dai nazisti seimila ebrei e morirà in miseria; di Raul Wallemberg, lo svedese che salvò oltre tremila ebrei ungheresi e scomparve in un gulag russo; della contessa tedesca Maria Helena Francoise Isabel von Maltzan, che nascose, nutrì e curò oltre 60 ebrei in casa propria a Berlino.
Mentre le sale cinematografiche si stanno riempiendo di pellicole sui bambini ebrei nei campi di concentramento, non commuove l’opinione pubblica occidentale la sorte di questo piccolo ebreo vivo, Moshe Holtzberg, orfano la cui sola colpa è appartenere a un’antica dinastia vittima di persecuzioni. Israele onora intanto con la più grande delle onoreficenze una tata indiana che ha rischiato di essere falcidiata per salvare un bambino dalla sorte segnata. Sandra è una donna dall’aspetto fragile e minuto, ma il suo gesto è eterno come il carrubo, l’albero del viale dei Giusti.
di Giulio Meotti, 11 dicembre 2008, http://www.ilfoglio.it/

venerdì 12 dicembre 2008

Akko - interno moschea
SICILIA/RAI: A RIVA SUD LEGA ARABA E ISRAELE A UNIONE PER MEDITERRANEO

(ASCA) - Palermo, 11 dic - A ''Riva Sud'', il settimanale socio-economico della Tgr realizzato a Palermo a cura di Maria Pia Farinella, Lega Araba e Israele insieme nell'Unione per il Mediterraneo, nell'Assemblea che si e' riunita a Strasburgo. Nel reportage di Dario Carella dalla sede del Parlamento Europeo propositi e progetti dell'Assemblea che conta 260 membri.Poi una ''vetrina'' sulle opportunita' per le aziende italiane in Israele, dove sono state costituite joint ventures con imprese locali nel settore dell'agricoltura, delle infrastrutture e della tecnologia. Riva Sud fa un passo nella Cultura con un servizio di Paolo Gila sulle installazioni italiane nel Museo di arte islamica appena inaugurato a Doha, in Qatar. Quindi l'universo secondo Gorge Fitzgerald Smoot, premio Nobel per la fisica nel 2006, intervistato da Silvia Rosa-Brusin.Per la rubrica ''Zoom'', il corto Guinea Pig di Antonello De Leo: un esperimento scientifico in cui una donna di colore - interpretata da Fiona May - accetta per bisogno di fare da cavia.Riva Sud va in onda domani sul canale satellitare Rai Med (804 - piattaforma Sky), alle 21,15 in italiano e alle 23,15 in arabo, visibile anche sul web ai siti www.rivasud.blog.rai.it e www.tgr.rai.it.

battesimi nel Giordano

Destinazione Israele, dove i politici italiani scoprono la vita sotto le bombe

I quattro giorni di visita in Terra Santa organizzati dall'Associazione Interparlamentare "Italia-Israele" e da "Appuntamento a Gerusalemme", con la partecipazione di parlamentari e senatori italiani, ha colpito nel segno: finalmente i nostri politici si sono trovati d'accordo su qualcosa. Difendere Israele e combattere il terrorismo.
Lo scorso venerdì 5 dicembre, una delegazione di senatori e parlamentari italiani composta da una settantina di persone, si è ritrovata al terminal 5 dell’aeroporto Leonardo Da Vinci, destinazione Israele. Lo scopo era di promuovere la conoscenza di questo meraviglioso paese (l’unica democrazia in Medio Oriente) tra i politici italiani. Il viaggio è stato organizzato dall’Associazione Interparlamentare "Italia-Israele", guidata dagli onorevoli Enrico Pianetta e Fiamma Nirenstein, e dall’associazione “Appuntamento a Gerusalemme”, presieduta da Anita Friedman.La visita non solo ha pienamente raggiunto il suo scopo, ma ha pure cambiato l’opinione di molti partecipanti riguardo alla situazione mediorientale, sensibilizzandoli nei confronti di un argomento poco conosciuto. Il programma del viaggio si articolava in quattro giornate fittissime di appuntamenti, le prime due a Gerusalemme, le altre a Tel-Aviv, Sderot (al confine con la Striscia di Gaza) e nei Kibbutz di Saad e di Ramat Rachel.
Una volta arrivati a Gerusalemme, i politici italiani hanno incontrato l’ambasciatore Luigi Mattiolo e la giornalista Ruthie Blum, mentre l’onorevole Pianetta ha presentato la delegazione agli ospiti che hanno discusso lo stato delle relazioni italo-israeliane. Pianetta ha sottolineato i buoni rapporti tra i due Paesi anche grazie agli sforzi e all'influenza del premier Berlusconi; la Blum ha ricordato a tutti i presenti che Israele fa enormi sforzi per rimanere un paese normale, anche di fronte agli attentati e ai razzi Qassam. La rossa giornalista del Jerusalem Post ricordava i pomeriggi trascorsi nelle sale da tè all'indomani di un attentato insieme all'amica Fiamma Nirenstein.Nel corso della serata di venerdì, la delegazione è stata guidata attraverso il quartiere armeno, per una suggestiva passeggiata notturna. La giornata successiva – sabato 6 dicembre – è stata divisa in due: in mattinata il gruppo ha potuto visitare la città vecchia e i classici luoghi di culto (l'orto del Getsemani, il Monte degli Ulivi e la Via Dolorosa) mentre al pomeriggio ha partecipato al workshop intitolato “La situazione in Israele, Iran, Onu, Durban II”, con la partecipazione di Daniel Diker del Jerusalem Center for Public Affairs, Leah Soibel dell'Israel Project e Gerard Steinberg della Bar-Ilan University.La Nirenstein si è incaricata di moderare il seminario in cui Diker ha parlato della minaccia missilistica che Israele deve fronteggiare da anni; la Soibel del modo in cui Hamas, Hezbollah e al-Qaeda stanno utilizzando internet per fare proseliti e accrescere la loro popolarità, oltre che per diffondere notizie false su Israele; Steinberg delle ONG come Amnesty International che hanno appoggiato e finanziato la conferenza di Durban. La conferenza si era risolta sette anni fa con la condanna nei confronti di Israele definito uno Stato sionista e razzista. Con la seconda conferenza di Durban, prevista nella primavera del 2009, Israele rischia di essere nuovamente accusato di razzismo e in questo contesto i politici presenti si sono chiesti se sia il caso di far partecipare l’Italia all'incontro per combattere queste accuse dall’interno oppure snobbarla per non dare troppa importanza all’evento.
La partecipazione dei nostri politici è stata, per la verità, molto intensa. Alcuni di loro sono rimasti stupefatti dall’esauriente spiegazione fornita da Diker sulla minaccia missilistica nei confronti di Israele. Altri hanno trovato utilissimo lo studio della Soibel sul Web-Terror, altri ancora hanno promesso di revocare la loro adesione ad Amnesty International dopo aver ascoltato Steinberg.Durante la successiva cena di gala, il gruppo ha ascoltato le parole del famoso giornalista Khaled Abu Toameh che ha parlato della percezione distorta che la stampa Occidentale dimostra di avere nei confronti di Israele. I commenti dei politici alla fine del lungo (forse troppo) discorso di Toameh, riflettevano l’interesse che ha saputo suscitare il giornalista arabo-israeliano.
La giornata di domenica è stata particolarmente interessante dal punto di vista dello scambio interculturale tra le due nazioni. Il gruppo di italiani si è recato in visita alla Knesset e ha incontrato alcuni rappresentanti del governo israeliano nel corso di un breve briefing in cui si è ribadita la necessità di fare fronte comune per contrastare il nemico terrorista. I politici israeliani potranno avere posizioni diverse in merito a certe sfumature, e il dibattito politico sarà anche molto animato, ma la questione principale resta quella della sopravvivenza dello Stato di Davide. E su questo concordano tutti.Conclusa la visita alla Knesset, una piccola delegazione si è recata in visita dal Presidente Shimon Peres che si è dimostrato felicissimo di ospitare i membri di quello che lui ritiene “il paese più musicale del mondo”. La metafora serviva ad introdurre il suo discorso che auspicava maggiore collaborazione tra le nazioni nel nome della sostenibilità. Secondo Peres “il capitalismo così com’è è sbagliato perché spende troppi soldi senza sapere dove vanno a finire”. Il Presidente israeliano ha spiegato come l'aumento del prezzo del petrolio ha portato a un innaturale accrescimento del debito degli Stati Uniti nei confronti dei paesi arabi, e questo dovrebbe rendere prioritaria la necessità di svincolare l’Occidente dalla dipendenza dall'oro nero.“Il Petrolio ha fatto ammalare il mondo inquinandolo e ha reso la gente infelice mentre faceva arricchire i terroristi”. Ora il mondo, secondo Peres, dovrebbe sfruttare meglio le energie alternative per uscire da questo cul de sac, così come ha fatto Israele. “Dio non ci ha dato il petrolio o altre ricchezze, noi abbiamo dovuto adeguarci sfruttando quello che avevamo, solo con le nostre menti”, le parole del Presidente, tradotte dalla bravissima Silvia Pallottino, hanno colpito nel segno: i politici italiani non facevano altro che elogiare Peres all’uscita dalla residenza presidenziale.Il gruppo si è poi riunito al resto della comitiva grazie all’impagabile Anita Friedman e si è diretto alla volta del Kibbutz di Ramat Rachel, dove Nathan Sharansky - il leggendario dissidente sovietico - ha parlato di come il mondo abbia bisogno di democrazia: “senza la democrazia non può esserci niente… le democrazie si fanno raramente guerra tra di loro e Israele, che è l’unica democrazia in Medio Oriente, deve essere un punto di riferimento”.
A microfoni spenti, Sharansky ha speso parole di ammirazione per la conferenza Fighting for Democracy in the Islamic World organizzata a Roma dalla Fondazione Magna Carta lo scorso anno, ma ha anche ammesso di non capire come mai Berlusconi sia così tanto amico di Putin. Laconico il commento dell’Onorevole Luigi Compagna: “è una questione numismatica”. Annuiva convinto anche il capogruppo dell’UDC al Senato – Giampiero D’Alia – che ha intrattenuto la compagnia con le sue battute durante gli spostamenti in pullman.
Dopo pranzo la spedizione si è recata in visita al museo della Shoah di Yad Vashem, dove si è tenuta una cerimonia per commemorare le vittime dell’Olocausto con l’onorevole Latorre del Pd, incaricato di accendere una fiaccola sotto gli occhi del riccioluto figlio Pierpaolo, per una volta serio. Prima di entrare c’era ancora una luce estiva a riscaldare i visitatori che erano ancora allegri anche a causa del buon vino bevuto a pranzo. All’uscita dal museo il sole era ormai calato e, come ha sottolineato l’onorevole Boni della Lega Nord, con la luce se ne era andato anche il buon umore dei presenti. Un altro esempio di come il viaggio sia servito a far riflettere.
Lunedì 8 dicembre la maggioranza dei politici si sono uniti alla spedizione per Sderot per ricordare Gilad Shalit, il giovane soldato dell’IDF rapito il 25 giugno 2006 dagli uomini di Hamas e che ancora oggi si trova nelle mani dei suoi aguzzini. L'escursione è avvenuta nonostante il pericolo costante rappresentato dai razzi Qassam e Katyusha. La popolazione di questo piccolo villaggio ai confini con Gaza City ha a disposizione quindici secondi per nascondersi dentro i numerosi bunker in cemento armato dal momento in cui suona la sirena di allerta.
Lo scopo del viaggio era consegnare al neo eletto sindaco di Sderot, David Bouskilla, una lettera firmata da tutti i senatori e i parlamentari della delegazione, in cui ci si appellava alla Croce Rossa internazionale “affinché si impegni a farsi concedere da Hamas una visita al giovane Shalit”. Il Sindaco ha potuto interloquire con i politici presenti, manifestando tutta la sua gratitudine, grazie alla traduzione dall’ebraico della preziosa Sharon Nizza.Dopo un pranzo al Kibbutz Saad, durante il quale si è discusso di come può essere difficile la vita a Sderot, la delegazione si è recata alla base aeronautica di Palamchin, a sud di Tel-Aviv, per un incontro con i responsabili militari che hanno illustrato il funzionamento degli UAV (Unmanned aerial vehicle, veicoli aerei senza pilota) in dotazione all’esercito israeliano, gli IAI Heron 1. Durante il briefing, il Generale ventottenne Gill, ha risposto con un eloquente “no comment” quando gli è stato chiesto se quei veicoli fossero stati utilizzati per il famoso raid aereo israeliano in Siria del 2007, in cui due F-16 dell’IDF hanno bombardato quello che si riteneva un deposito di materiale atomico, distruggendolo.
I quattro giorni di visita, come detto, non hanno soltanto raggiunto lo scopo di cementare un’amicizia che dura ormai da molto tempo. Hanno anche trasferito ai nostri politici un po’ dell’unità d’intenti di cui si parlava alla Knesset, almeno su un tema importante come quello mediorientale. Se non è un miracolo, poco ci manca.10.12. 2008 ,http://www.loccidentale.it/



Via da Freedonia, il nuovo spettacolo di Enrico Fink, al Pietro Aretino

.....................All’interno di questa rassegna, giovedì 11 dicembre alle ore 21.00 al Teatro Pietro Aretino, Officine della Cultura presenta il nuovo progetto teatrale di Enrico Fink: Via da Freedonia, a proposito di Israele. Cosa rappresenta Israele per un ebreo italiano? Per anni Fink ha portato sulle scene il suo primo spettacolo, Patrilineare; dove un giovane Riccardo Rotstein riscopriva la propria storia, il proprio rapporto con la tradizione e l’identità, con l’ebraismo. Un rapporto che era fondato piuttosto sull’assenza che sulla presenza della memoria: una memoria negata dalla Shoah, dalla cancellazione quasi totale della sua famiglia, fino a lasciare solo un cognome straniero e poco più ad impedire l’oblio. Oggi Riccardo è cresciuto, e si pone altre domande. Che cosa rappresenta Israele? Un sogno di salvezza, il luogo dove la sua famiglia avrebbe potuto salvarsi? Il mostro dell’occupazione raccontato tutti i giorni dai giornali? Il futuro, un modo nuovo di intendere l’essere ebreo? Uno stato come tanti altri? “Da tempo riflettevo sul fatto che spesso in Europa noi musicisti che ci occupiamo del mondo ebraico evitiamo come la peste di infilarci nel contemporaneo, nel cuore della ferita aperta del conflitto israelo-palestinese. – racconta Enrico Fink - Eppure credo che chi si avvicina alla cultura ebraica sia incuriosito dal rapporto che esiste fra gli ebrei della diaspora e Israele. Di Israele si parla continuamente, e se ne sa pochissimo: io non mi permetto di fare una storia del conflitto, o della nascita dello stato anche se, ovviamente, è significativo per me parlarne oggi a 60 anni dalla fondazione; ma ci tengo a raccontare come viva quel rapporto un ebreo di sinistra, cresciuto a Firenze (fra l'altro) nel movimento pacifista, iscritto alla federazione giovanile del PCI, e che si ostina a pensare che la storia, la nascita stessa di Israele, appartenga alla storia della sinistra europea. In questo spettacolo racconto la tensione che l'allontanamento fra sinistra italiana e Israele ha provocato (a me come a tanti altri), e cerco di porre delle domande, suscitare un dibattito. Questo testo scritto da Laura Forti, drammaturga da sempre impegnata ad affrontare temi difficili e scottanti, vuole essere qualcosa di aperto, che non si chiude in se stesso ma è provocazione e stimolo a una discussione. Una discussione di cui credo ci sia molto bisogno”.Riccardo Rotstein, in Via da Freedonia, racconta Israele attraverso i propri occhi e attraverso un dialogo fitto – anche se immaginato - con i compagni con cui ha condiviso la passione politica, il pacifismo; e nei confronti dei quali Israele ha sempre rappresentato un discrimine, un motivo di differenza. Ma anche attraverso le parole di grandi autori (da Yehuda Amichai a David Grossman). Attraverso la musica, quella strana mescolanza fra tradizione est europea e mondo arabo, fra sacro e profano, fra oriente ed occidente, che è la musica d’Israele. Via da Freedonia è un monologo teatrale con musica dal vivo (eseguita dalla Homeless Light Orchestra), dove Rotstein racconta, si interroga, canta... E ci aiuta, forse, a gettare uno sguardo nuovo su un mondo antico e su una delle grandi questioni del nostro tempo.

http://www.arezzonotizie.it/ MARTEDì 09 DICEMBRE 2008

Akko - panorama

EDITORIA: LINCENZIAMENTI GIORNALISTI IN ISRAELE

La crisi colpisce anche il settore media
(IRIS) 10 DIC - Preoccupazione fra i giornalisti israeliani dopo l'annuncio dei licenziamenti in numerose realtà editoriali. Israele tradizionalmente e' considerato un Paese fra i primi produttori di notizie al mondo. Decine di giornalisti sono stati licenziati dal Globes e dal sito Walla. I giornalisti del Makor Rishon devono riscuotere stipendi arretrati, il Maariv perde soldi e che forse sara' costretto a vendere la storica redazione. Canale 10 ha ridotto gli stipendi.

Golan -lapide caduti guerra 1067

Oltre all’adesione alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (che magari sarebbe meglio convertire in Diritti dell’Essere Umano, perché sì, l’Uomo è “uomo e donna” …ma se si cambia parola è meglio e si dà un segnale interessante, come l’uso del cognome della madre…) Israele ha sottoscritto un lungo elenco di Convenzioni sui Diritti Umani che fa impallidire i detrattori degli stessi diritti (nonché -coincidenza interessante- detrattori dello stesso Stato di Israele).
Tale elenco, tratto dal sito del Ministero degli Affari Esteri israeliano è il seguente:

International Conventions on Human Rightsto which Israel is Signatory

Name of Convention signed by Israel on:
joined/ ratifiedby Israel on:Convention on the Prevention of the Crime of Genocide Sept 7, 1948
Mar 9, 1950
International Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimination (CERD)
Mar 7, 1966 Jan 1, 1979
International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (CESCR) Dec 19, 1966 Oct 3, 1991
International Covenant on Civil and Political Rights (ICCPR) Dec 19, 1966 Oct 3, 1991
Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment (CAT) Oct 22, 1986 Oct 3, 1991
Convention on the Rights of the Child (CRC) July 3, 1990 Oct 3, 1991
Convention Relating to the Status of Refugees Aug 1, 1951 Oct 1, 1954
Convention Relating to the status of Stateless Persons Oct 1, 1954 Dec 23, 1958
Convention on the Reduction of Statelessness Aug 30, 1961
Protocol Relating to the Status of Refugees Aug 14, 1968
Convention on the Elimination of all Forms of Discrimination Against Women (CEDAW)
July 17, 1980 Oct 3, 1991
Convention on the Political Rights of Women Apr 14, 1953 July 6, 1954
Convention on the Nationality of Married Women Mar 12, 1957 July 6, 1957
Convention on Consent to Marriage, Minimum Age for Marriage and Registration of Marriages
Mar 10, 1962
Slavery Convention, 1926 amended by the Protocol of 1953 Sept 12, 1955
Supplementary Convention on the Abolition of Slavery, the Slave Trade, and Institutions and Practices Similar to Slavery Sept 7, 1956 Oct 23, 1957
Convention for the Suppression of the Traffic in Persons or the Exploitation of the Prostitution of Others Dec 28, 1950
Geneva Convention for the Amelioration of the Condition of the Wounded and Sick in Armed Forces in the Field (Geneva I) Aug 12, 1949 July 6, 1951
Geneva Convention for the Amelioration of the Condition of Wounded, Sick and Shipwrecked Members of Armed Forces at Sea (Geneva II) Aug 12, 1949 July 6, 1951
Geneva Convention Relative to the Treatment of Prisoners of War (Geneva III)
Aug 12, 1949 July 6, 1951
Geneva Convention Relative to the Protection of Civilian Persons in Time of War (Geneva IV)
Aug 12, 1949 July 6, 1951
Da Federico Falconi

giovedì 11 dicembre 2008

piatto mediorientale

I tre giorni della cucina pugliese presso il Ristorante kosher Yotvata

Ùn’iniziativa particolare nell’ambito della ristorazione kasher a Roma, promossa dal ristorante
Yotvata di Piazza Cenci: per tre giorni, dal 1 al 3 dicembre prossimi il ristorante ospiterà lo chef
pugliese Stefano Sarcinelli, attualmente in forze presso l’Hotel Gabbiano di Marina di Pulsano (TA)che da lunedì cucinerà alcuni piatti della tradizione, nel rispetto e con ingredienti conformi alle regole del Kasher.Stefano Sarcinelli, barlettano,vanta esperienze formative presso lo Chalet delle Rose di Pontecchio Marconi, seguite da pratica sul campo presso l’Hotel Bouganville Picerno, ed i rinomati ristoranti Bacco e La Piazzetta di Barletta, quest’ultimo brillantemente condotto dal 1999 al 2006.Lo chef proporrà per l’occasione alcune pietanze tipiche, come le famose orecchiette alle cime di rape,favetta e cicorielle selvatiche,pennette del pastore,tortino di cipolle stufate,baccalà e pinoli, e tiella alla pugliese.Inoltre, su disponibilità, si cimenterà con il tartufo bianco nelle serate di martedì e mercoledì.
Il ristorante kasher Yotvata, oggetto delle cure amorevoli del suo titolare Marco Sed e della sua
Equipe da sei anni a questa parte si distingue, nel panorama dell’offerta Kasher a Roma, oltre che per una cucina casereccia, genuina e non sofisticata, anche per la caratteristica dell’utilizzo di formaggi autoprodotti, in aziende casearie di Latina e Cividale del Friuli, che vengono anche destinati alla vendita al dettaglio con il marchio Yotvata.Inoltre il ristorante offre una vasta scelta di cantina, con una carta dei vini che annovera alcuni dei più pregiati ed apprezzati vini Kasher prodotti in Italia,Israele e Francia, ed offerti con ricarichi più che equilibrati.Oltre all’iniziativa dedicata alla cucina pugliese, rammentiamo che Trani sarà la citta capofila delle manifestazioni della Giornata della cultura ebraica nel 2009

Roma, piazza Cenci 70

mercoledì 10 dicembre 2008

Cafarnao - Sinagoga

AEREI: ACCORDO UE-ISRAELE IN SETTORE AVIAZIONE CIVILE

(ANSA) - BRUXELLES, 9 DIC - L'Unione europea e Israele hanno firmato un accordo nel settore dell'aviazione che eliminera' le restrizioni nazionali previste negli accordi bilaterali in materia di servizi aerei tra gli Stati membri Ue e Israele. L'accordo e' stato firmato a margine del Consiglio dei ministri Ue dei trasporti dal vicepresidente della Commissione con delega ai Trasporti Antonio Tajani e dal ministro israeliano dei Trasporti Shaul Mofaz. L'intesa, ha sottolinea Tajani, e' ''una buona notizia sia per i passeggeri israeliani sia per quelli delle linee europee perche' mette fine all'incertezza giuridica degli accordi bilateriali''.


Marak yerakot ma sorti, Minestra con fagiolini e carne d'oca

Ingredienti:2 tazze di fagiolini bianchi o scuri, 1 radice di sedano affettata, 1 piccolo cavolfiore, 4 patate sbucciate e tagliate a dadini, 2 carote tagliate a dadini, 300 g di spaghetti, 200 di oca affumicata (può essere sostituita dal tacchino) 2 spicchi d'aglio, basilico, prezzemolo tritato, sale, pepe.
Preparazione: Mettere i fagiolini in una casseruola di media grandezza con dell'acqua e bollire fino a che non siano teneri. Aggiungere i piccoli fiori di cavolfiore, patate, carote, radice di sedano. Continuare a cucinare su fuoco basso per un'altra ora. Dopo ciò aggiungere gli spaghetti, aglio, oca affumicata, basilico e prezzemolo. Mescolare bene e aggiungere il sale e il pepe secondo il gusto. Continuare a cuocere per altri 15 minuti. Servire caldo con dei crackers


Dug B'nusach Yehuday Tripoli - cernia cucinata con patate e spezie

Ingredienti: 6 filetti di cernia (5 once ciascuna), 2 libbre di patate, sbucciate e affettate, cipolle primaverili tritate, prezzemolo tritato, 6 alici sfilettate, ½ tazza d'olio per frittura, 1 spicchio d'aglio sminuzzato, sale, pepe
Preparazione: Pulire i filetti di pesce, rimuovere la pelle e le spine. Risciacquare bene e asciugarle in un foglio di carta assorbente. Condire con sale e pepe e mettere da parte. Riporre metà della quantità delle patate affettate finemente un una teglia da forno leggermente oleata. Aggiungere sale e pepe a piacere. Sulle patate mettere cipolle a pioggia, aglio e prezzemolo. Mettere le fette di pesce in una teglia. Metterci sopra i filetti d'alici. Coprire il pesce con le patate rimanenti e spargervi sopra dell'olio e sale. Cuocere in un forno mediamente caldo per 30-40 minuti, controllando di tanto in tanto. Togliere dal forno e far raffreddare. Prima di servire scaldare in forno oppure su di una piastra.Servire caldo con vino o bevande fresche. http://www.cookaround.com

Tzavar Hodu Mishpachti


Ingredienti: 8 colli di tacchino, 4 fette di pane bianco, immerso in acqua e scolato, 1 cucchiaio di grasso di pollo, 85 gr di noci tritate, 2 cucchiai di prezzemolo tritato, 2 uova, 1 cipolla media affettata, 2 cucchiai d'olio per frittura, 1 tazza d'acqua, sale, pepe.
Preparazione: Rimuovere delicatamente dai colli di tacchino e pulirli. Disossare i colli. In una ciotola combinare il pane immerso in acqua e 1 uovo. Schiacciare il tutto con una forchetta e mischiare. Aggiungere le spezie e le noci, il secondo uovo, il grasso di pollo e mischiare. Cucire le pelli dei colli di tacchino da una parte e riempirli con il ripieno fino a ¾ per permettere che si gonfi durante la cottura. Cucire l'altra estremità chiudendola con ago e filo. Versare 1 tazza d'acqua bollente sopra le pelli ripiene. Saltare la cipolla in olio, aggiungere le pelli ripiene e friggere su entrambi i lati per pochi minuti. Aggiungere acqua e cuocere a fuoco lento per 45 min. Rimuovere le pelli ripiene e metterle in una teglia unta. Far cuocere per 15 min. in forno. Se si vuole il ripieno delle pelli può essere cotto con l'arrosto. Servire come primo o come contorno ad un piatto forte con carote cotte e cavolo in agrodolce.

Akko - cittadella

SONDAGGIO: PER IL 63% DEGLI ISRAELIANI LE ONG PER LORO NATURA SONO CONTRO LO STATO

09 dic. - I diritti umani sono importanti per l'89 per cento degli israeliani, ma pochi nello Stato ebraico hanno fiducia nelle organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani. E' quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi da 'Ynet', il sito web del quotidiano israeliano 'Yedioth Ahronoth' e commissionato dal centro Ngo Monitor e dal Public Diplomacy Program dell'Università di Bar-Ilan al centro di ricerche Keevon, alla viglia del 60esimo anniversario Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Stando al rilevamento, il 51 per cento degli israeliani ritiene che le ong favoriscano i palestinesi, mentre solo il 19 per cento crede che le organizzazioni si preoccupino tanto degli israeliani quanto dei palestinesi.
Per il 64 per cento delle persone interpellate per il sondaggio, le ong sono per natura contro Israele. "I diritti umani sono chiaramente importanti per gli israeliani", ha affermato il direttore del centro Ngo Monitor e presidente del Dipartimento di studi politici all'Università di Bar-Ilan, Gerald Steinberg. Secondo quest'ultimo, però, gli israeliani sono contrari alle "limitazioni di Amnesty, B'tselem, Machsom Watch e di moltre altre ong" che "contribuiscono a demonizzare Israele". Secondo l'83 per cento delle persone interpellate per il sondaggio, inoltre, Israele è il Paese che più tutela i diritti umani in tutto il Medioriente e, per il 55 per cento degli israeliani, lo Stato ebraico è il numero uno anche rispetto ad altre democrazie occidentali. Il 68 per cento degli israeliani, inoltre, è convinto che i rapporti critici nei confronti di Israele che arrivano dalle ong danneggino l'immagine dello Stato ebraico all'estero.
Stando al centro Ngo Monitor, fondato per "promuovere la trasparenza, l'analisi critica e il dibattito sul ruolo politico delle organizzazioni per i diritti umani", attori influenti, come il Dipartimento di Stato americano e la Banca mondiale, diffondono periodicamente rapporti su Israele sulla base di affermazioni delle ong, tra le quali B'tselem, Amnesty International e Human Rights Watch. E questa risulta essere una pratica accettabile solo per il 32 per cento degli israeliani. Per il sondaggio sono state interpellate 503 persone, escludendo la comunità degli arabo-israeliani, tra il 27 novembre e il primo dicembre scorso. (Adnkronos).

Akko - il vecchio porto

ASSOCIAZIONE VERONESE ITALIA-ISRAELE Attività 2007-2008

Biennale di Pittura di Venezia: una delegazione dell’Associazione di Verona fa una visita guidata al padiglione di Israele: mostra “Guardian of the Threshold” di Yehudit Sasportas – agosto 2007
Incontro con Yitzak Reichenbaum, fratello di uno dei “20 bambini di Bullenhuser Damm”, presentato da Maria Pia Bernicchia: Libreria paginadodici, 28 agosto 2007
Partecipazione al Congresso della Federazione a Gualdo Tadino: ottobre 2007
“Inchiostro Fiera dei Libri “ – Rassegna nazionale dell’editoria di qualità: Palazzo della Gran Guardia, 10 e 11 novembre 2007: l’Associazione è presente con uno stand, con vendita di libri e distribuzione di materiale
“Israele a tavola” Proedi Editore presentato in Sala Convegni della Gran Guardia da Lucia Forneron: 10 novembre 2007
“Medio Oriente, una pace è davvero possibile?”: convegno con la partecipazione di Marco Paganoni e Toni Capuozzo -Auditorium della Gran Guardia, 11 novembre 2007
Assemblea dei soci: 6 novembre2007
"I ricordi di Inge e dei figli Rolf e Nico Kamp”: in occasione della Giornata della Memoria il libro è presentato da Nico Kamp e da Maria Pia Bernicchia, curatrice del testo - Salone della Comunità Ebraica, 24 gennaio 2008
“60° anniversario dello Stato di Israele: storia, vita e cultura” in collaborazione con la Comunità Ebraica di Verona e Adei-Wizo
“Gerusalemme, capitale di Israele: lo studio dell’archeologia 1948-2008”: DAN BAHAT , 11 marzo 2008
”Teodoro Herzl: un umanista, padre del Sionismo e di Israele”: RICCARDO MAURONER, 27 marzo 2008
“Icone nazionaliste. Per un’analisi della rappresentazione geografica”: MARCOPAGANONI, 10 aprile 2008
”Sionismo e/o razzismo? Le controverse risoluzioni ONU e i Diritti umani”: GIOVANNI MATTEO QUER, 24 aprile 2008
"JERUSALEM MUSICAL TRIO”: in collaborazione con la Comunnità Ebraica e il Circolo Ufficiali dell’Esercito, grande concerto di Musica Klezmer in occasione del 60° anniversario dello Stato di Israele – Salone del Circolo Ufficiali dell’Esercito, in Castelvecchio - 13 maggio 2008

martedì 9 dicembre 2008



Carissima Chicca,Ti propongo un libretto che non ha un rapporto diretto con Israele e il mondo ebraico, ma è legato al tema della Memoria.Lo ha scritto un avvocato bolognese, Francesco Paolucci delle Roncole, il quale, al di là del cognome altisonante, è persona molto affabile e simpatica. Attraverso gli eventi locali come visti da un ragazzino di tredici anni, l'Autore, si può leggere, in filigrana, la storia nazionale nel periodo drammatico che va dal 25 luglio 1943 in poi.

FRANCESCO PAOLUCCI 1943. IL SILLARO RACCONTA

Alberto Perdisa Editore, Settembre 2008, pp. 82 €. 10,00
“La vita in campagna era una continua rappresentazione, uno spettacolo che ogni personaggio offriva agli altri e a se stesso. Ognuno di noi giocava un ruolo, come i personaggi di un presepio o della Commedia dell’arte, ma spontaneamente”.L’Autore di queste righe, quanto mai evocative, è un illustre avvocato bolognese, specializzato in Diritto amministrativo; materia che sembrerebbe lontanissima da suggestioni e digressioni poetiche. Invece Francesco Paolucci, con la stessa passione con cui svolge l’attività forense, ha saputo raccogliere in questo libretto -da lui definito “diario minimo”, ma che tanto minimo non è: tra l’altro è impreziosito da belle foto d’epoca- i pensieri, i sentimenti, le difficoltà, la paura, le speranze di un ragazzo di tredici anni, lui stesso, di fronte ai drammatici eventi che si dipanarono dal 25 luglio 1943 in poi, a cominciare dall’armistizio dell’8 settembre, che, come egli scrive, costrinse i cittadini a “far da soli le loro scelte, non solo politiche, ma anche di vita”. Il durissimo scontro, non solo verbale, tra il padre di Francesco e un militare tedesco, in merito all’onore degli italiani, costringe la famiglia a lasciare con urgenza Rimini, dove si trova in villeggiatura. A causa dello sfollamento dalle città era impossibile rientrare a Bologna e così il gruppo sceglie, anche per ragioni di prudenza dopo quel grave episodio, la villa di campagna degli zii Rusconi, a Castel S. Pietro Terme, per tutti “Castello”, un prospero centro sulla via Emilia, lambito dal torrente Sillaro, quasi all’imbocco della Romagna.
Il tono del racconto è lieve -con precise indicazioni dei luoghi, il che t’invita ad intraprendere passeggiate per (ri)trovarli-, non privo di una certa ironia, con la consapevolezza che andava maturando una nuova coscienza, mescolata con le ambasce quotidiane dovute alle difficoltà di vita. Il ragazzo si rende pian piano conto che, dietro l’apparente calma, l’ambiente comincia a fermentare, anche nella tranquillità conservatrice del mondo rurale.La Disillusione e la Rabbia nei confronti della Repubblica Sociale, creatura del Reich, sono destinate a trasformarsi in lotta attiva: “si creò così l’occasione per cominciare a ragionare in termini politici e ad immaginare di poter resistere…E in modo non pacifico”. Si rafforzano e proliferano quei gruppi che, già nel periodo fascista, avevano iniziato la loro opposizione al regime. In primo luogo quelli aderenti al movimento di “Giustizia e Libertà”, cui aderirono lo stesso padre di Francesco e il Prof. Renato Giorgi, figura di primo piano nella crescita umana e politica dell’A.La vita quotidiana è ripercorsa con immagini vivide, dove il De bello gallico e le proiezioni ortogonali sono mescolati al risuonare di discorsi adulti, all’inizio poco comprensibili, all’ansia per approvvigionamento dei generi di prima necessità e ai diversi problemi creati dall’insediamento, nella medesima abitazione, della fanteria e contraerea tedesca. I ricordi emergono nitidi, pur a distanza di tanti anni, nel racconto ricco di partecipazione: quel misto di paura e di magia suscitato dall’oscuramento, con il conseguente uso delle lampade a petrolio che rendevano la villa una “casa abitata da fantasmi, con una luce che si spostava, ma non si vedeva mai chi la portava…” Il sapore evocativo di un raro pezzo di pinza, la tradizionale ciambella bolognese arrotolata con marmellata…Il dormire con un occhio aperto e l’orecchio teso ai movimenti di “Pippo”, il notissimo aereo notturno americano, che “svolazzava qua e là lasciando cadere a caso una bomba” per poi scomparire fino alla volta successiva. La nascita dell’amore per la lettura, complice la scoperta della vasta biblioteca dello zio. L’ascolto di Radio Londra, trepidante fin da quella sigla che altro non era che il timpano della Quinta di Beethoven. Il terribile bombardamento che, nel gennaio 1944, ferisce il centro storico di Bologna, distruggendo edifici come l’antico Teatro del Corso o il celeberrimo Hotel Brun (lasciandovi, a severo monito, significative vestigia) e la conseguente corsa al saccheggio delle case rimaste incustodite dai proprietari sfollati. Triste copione che si ripete in tutte le guerre.
Anche a causa dell’impegno politico del padre, il nostro protagonista è maturato in fretta, rispetto ai cugini più grandi di età che talora, rischiando di brutto, va a trovare in bicicletta nella vera casa di campagna della famiglia, posta in una frazione del Comune di Budrio: oh, Riccardina dreaming!
Tante schegge di vita che si conservano immutate nel tempo, venate di affettuosa nostalgia, con descrizioni a volte esilaranti, come il tentativo di salvare l’insostituibile ricchezza, costituita dal maiale, dalle brame degli invasori affamati. Le iniziali piccole azioni di sabotaggio si trasformano nella partecipazione, come staffetta, ad iniziative di appoggio ai gruppi partigiani. Francesco commenta la difficile vita di brigata, sempre a rischio: in quel territorio abita, insieme ad altri personaggi pericolosi, una coppia trucemente famosa, gli attori Luisa Ferida e Osvaldo Valenti.
Senza contare l’angoscia, provata dal padre e da tutti coloro che provenivano dall’esercito, di trovarsi prima o poi di fronte a connazionali, magari conosciuti, che militavano nella parte avversa.Uno spazio importante nel racconto è riservato ai genitori.
La figura paterna è tracciata con profondo affetto. Uomo d’azione, dotato di notevoli abilità manuali che gli furono di grande aiuto psicologico nei momenti di maggiore tensione, aveva partecipato alla guerra in Grecia; indi, visto che questa esperienza “non gli era bastata”, aderisce alla Resistenza col nome di battaglia di “Orso”. Ad un certo punto egli diviene dunque “uccel di bosco”, ma la sua presenza è quanto mai forte.L’amore per la madre è raccolto in sintetiche, significative frasi; ma soprattutto in quel toccante modo di nominarla: “mamma”, senza articolo, seguito dal verbo che esprime l’azione da lei compiuta.
Nel recente incontro pubblico di presentazione del libro l’A. ha evidenziato la serenità (“stupenda”, l’ha definita), che ha contraddistinto sempre la vita della sua famiglia nonostante gli eventi tragici “…..in cui eravamo coinvolti. Una lezione per i miei figli”. Cioè i tre giovani Paolucci, dedicatari dell’opera, cui il padre ha inteso indirizzare il lungo racconto di un periodo emozionante che ne ha forgiato il carattere e stimolato lo spirito di avventura.
Un piccolo gioiello letterario da godere in un momento tranquillo, quando intorno a noi c’è quiete. E si può assaporare il cibo della Memoria, magari sotto forma di una Torta Nera, che compare in tavola ogni 3 dicembre. Mara Marantonio Bernardini, 8.12 2008 http://www.mara.free.bm/

Yossi Boublil

L'eroe del Reality conquista Israele

Maschilista e volgare, Yossi Boublil è al centro di accesi dibattiti: arabi ed ebrei, Tel Aviv contro Gerusalemme
«Perché un ebreo orientale porta sempre la cravatta? Per non far salire troppo sangue al cervello». «E perché guida solo Bmw col volante piccolo? Perché così può tenere le manette ai polsi». «E perché ce n'è così pochi nell'Aeronautica israeliana? Perché sugli F-16 non possono abbassare il finestrino e appoggiare fuori il gomito». La sera in cui l'ebreo orientale Yossi Boublil s'è messo a fare il gioco dei perché sugli ebrei orientali, annoiato da non si sa più quante settimane di reclusione nella casa del Grande Fratello israeliano, l'auditel è schizzata: 36% di share. Roba mai vista negli ultimi anni, un successo d'ascolti battuto solo dai drammi telegiornalistici della guerra in Libano o dal ritiro in diretta dei coloni di Gaza. Maschilista, volgare, d'ostentata e orgogliosa ignoranza, catene e anelli quanti capelli, Yossi è un palazzinaro del sud — il prototipo del mizrahi, l'ebreo orientale immigrato dal Maghreb o dall'Iraq o dall'India — che dopo tre mesi di reality, due mesi prima delle elezioni politiche, è ormai vicino a una doppia nomination. Di vincitore dello show.
Di personaggio più famoso del Paese: ben più di Tzipi Livni, di Bibi Netanyahu e perfino d'un Nobel come il presidente Shimon Peres. Se lo dice da solo, il buon Yossi: «The most popular men in Israel» — così, al plurale — è il benvenuto sul suo sito web, per simbolo un istrice «che punta all'obbiettivo e punge se l'attaccano». Sentenze tipo «ruttare Sprite è uno dei piaceri della vita!», i nonsense sulla situazione politica (parlando della sua città, colpita spesso dai razzi di Hamas: «Sogno di fare un'inversione a U nel centro di Ashkelon!») non resteranno nel verbo dei Padri, eppure sono stampati sulle magliette, citati alla radio, rilanciate dai blog. Dal primo settembre un israeliano su sette, vecchi e lattanti compresi, guarda ogni giorno «Ha'Ah Ha'Gadol», su Canale 2, via cavo o su internet, e si prepara al gran finale del reality, il 14 dicembre, quando il cinquantacinquenne Yossi (sondaggi unanimi) dovrebbe vincere i 250mila euro in palio e finalmente uscire dalla Casa alla periferia di Gerusalemme, 56 telecamere e un centinaio di bodyguard, un luogo più protetto d'un insediamento cisgiordano. Per fare che? «Mi compro la macchina e mi rifaccio l'appartamento», promette lui.
«La sensazione è che Boublil sia al momento la persona più importante d'Israele — prevede il quotidiano Yediot Ahronot — Sul web lo vogliono premier, invitano a votarlo. Ci chiediamo se la destra del Likud non abbia già deciso di candidarlo». C'è più Israele in quella Casa, è probabile, che nelle analisi di molti giornali: nessuna edizione del Grande Fratello ha mai avuto tanto successo, nei 62 Paesi che l'hanno trasmesso. Un cast normale e perfetto: l'ebreo gay d'origine russa e malato di moda, la hostess laica di Tel Aviv che odia gli ultraortodossi, il giovane avvocato askenazita, la palestinese emancipata che fa la modella, la francese sexy appena immigrata, il nazionalista osservante... Impegno e leggerezza. Voglia di capire e desiderio di stordimento. Un micromondo in una microterra: quando non si scatena la rissa tra arabi e religiosi, tiene banco l'antica rivalità tra sefarditi ed europei, o tra Gerusalemme la spirituale e Tel Aviv la secolare.
«È raro che in tv si dibatta in modo così acceso su queste cose — ha notato Yediot Ahronot — nonostante i pregiudizi e un sottile razzismo siano più diffusi di quanto s'ammetta. Il trionfo di Yossi è la rivincita degli ebrei di serie B». Anche d'un Paese meno conosciuto, di sicuro molto cambiato, che da settimane ride amaro con una sit-com sulla vita difficile degli arabi di Gerusalemme e condivide i gusti del nostro eroe: il cinema poco raffinato di Ze'ev Revach, l'odio per «i circoli culturali e gli snob», l'ansia più per i crolli in Borsa che per la caduta dei missili, gli sghignazzi un po' beceri al racconto d'un partouze... Condonando pure i privilegi della popolarità tv, un tempo impensabili: durante il reality, un muratore ha denunciato Yossi per non avergli pagato i contributi, 9mila euro, ma s'è dovuto accontentare d'un decimo. «Sta ancora chiuso dentro la Casa», ha deciso il giudice: «E chi non può venire a difendersi, ha diritto a condanne lievi».08 dicembre 2008 http://www.corriere.it/

dove è Safed (Tsfat)

ISRAELE: VOLTO DI RABBINO IN UNA PENTOLA

Ha destato grande impressione fra i timorati ebrei nella città di Safed (Galilea) l'apparizione sul fondo di una vecchia pentola di una immagine che ricorda la effigie di un noto rabbino. Lo riferisce il quotidiano Maariv. Safed è considerata da tempo la 'capitale' del misticismo ebraico ed è meta costante di pellegrinaggi di ebrei religiosi che pregano presso le tombe di antichi rabbini nella convinzione che essi possano intercedere in loro favore.In questo clima ha preso le mosse la vicenda di un abitante della città, Reuven Cohen, che dopo molto tempo ha ripreso in mano una vecchia pentola, sul fondo della quale ha intravisto la immagine di un volto. Per vederci chiaro ha interpellato tre diversi rabbini che gli hanno confermato che si tratta effettivamente del volto di un rabbino vissuto il secolo scorso a Djerba, in Tunisia. La casa di Cohen è ora affollata, aggiunge il giornale, perché molti chiedono di vedere la pentola ed insistono per deporvi biglietti votivi.
ANSA 2008-12-08

domenica 7 dicembre 2008


Galilea - kibbutz Gazzit

Partita la campagna promozionale di Israele

L’ente del turismo vanta la collaborazione di t.o. specializzati nel turismo religioso e nei pellegrinaggi
E’ partita ieri, 2 dicembre, l’ultima fase della campagna di comunicazione dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo. Questa volta il mezzo prescelto è stato il circuito metropolitano, come già annunciato da questa agenzia di stampa (vedi Gv no-stop del 24 novembre), che vede la presenza della campagna Israele per 14 giorni.Si tratta di un circuito Mixer che consentirà di visionare la campagna Israele nelle più importanti stazioni della metropolitana milanese, a cui seguirà una campagna di Station Domination a partire dal 9 dicembre.Ancora una volta l’ente vanta la collaborazione di alcuni dei più importanti t.o. specializzati nel turismo religioso e nella promozione del pellegrinaggio. Gli operatori Brevivet di Milano e Brescia ed Opera Romana di Roma hanno confermato la loro presenza in questa ultima fase della campagna 2008, mentre entrano per la prima volta nella campagna di comunicazione, tra i partner dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, Rusconi Viaggi di Lecco e 2000 Impronte di Roma.La realizzazione della creatività è stata affidata anche questa volta all’agenzia Hi Comunicazione. 03/12/2008 http://www.guidaviaggi.it/