sabato 9 agosto 2008

Gerusalemme

RIUNIONE DEL COMITES D'ISRAELE

Si e' tenuta oggi a Tel Aviv, nella sala riunioni dell'Ufficio Sportello Unico Italia presso l'Ambasciata d'Italia una nuova riunione del Comites d'Israele.
Presente quasi tutti i componenti il Comitato Direttivo, sotto la presidenza dell'avv.to Beniamino Lazar; presente il dr. Andrea De Felip dell'Ambasciata d'Italia in Israele, il dr. Sergio Bianchi del Consolato Generale d'Italia a Gerusalemme e della dr.ssa Adriana Tufano, della Sezione Consolare dell'Ambasciata d'Italia.Sono stati esaminati tutta una serie di argomenti, anche in seguito all'incontro della delegazione del Comites d'Israele con il Ministro degli Affari Esteri Frattini, un mese fa; il Presidente ha relazionato sulle attivita' svolte in questi ultimi mesi, tra cui i contatti avuti per cercare di arrivare alla meta desiderata da molti di una firma ad una Convenzione tra INPS e Istituto Assicurativo d'Israele, tra Italia e Israele. Si e' parlato anche degli incontri e contatti avuti dal Presidente del Comites d'Israele a Roma con i rappresentanti della UIL, in vista di una possibile apertura di un Patronato in Israele.Il Comites si e' anche accomiatato ufficialmente dalla sig.ra Tufano che si trasferisce a N.Y., al Consolato Generale e dal sig. Bianchi che andra' tra qualche settimana a Tokio, al Consolato d'Italia. Entrambi hanno ampiamente e effettivamente collaborato con il Comites e con la collettivita' italiana.
Era presente anche il giovane Jonathan Pietra, in rappresentanza dei giovani della collettivita' italiana in Israele, che ha relazionato sull'incontro avuto ad Istanbul e si e' parlato lungamente anche in vista della Conferenza dei Giovani che si terra' a Roma dal 10 al 12 dicembre p.v.; sono state esaminate varie possibilta' di allargare la cerchia dei giovani italiani che partecipano attivamente alla vita comunitaria della collettivita' italiana, tenendo presente le difficolta' di molti, in quanto non conoscono sufficientemente la lingua italiana.
E' stato anche fatto presente al rappresentante dell'Ambasciata d'Italia, le difficolta' obiettive del Comites d'Israele, che ancora non ha ricevuto il finanziamento per l'anno 2008..
(Uff. Coordinamento Com.It.Es. Israele) 08 Agosto, 2008

venerdì 8 agosto 2008

Ralph Klein

Maccabi Tel Aviv: morto storico coach Klein

(AGM-DS) - 07/08/2008 - (AGM-DS) - Milano, 7 agosto - Ralph Klein e` morto oggi in un ospedale di Tel Aviv all`eta` di 77 anni . Il celebre allenatore della nazionale di pallacanestro israeliana e del Maccabi Tel Aviv era stato colpito mesi fa da un tumore ed era ricoverato presso il Sheba Medical Center al Tel Hashomer. Klein, nato a Berlino da una famiglia ungherese, immigro` in Israele nel 1951, e divento` un vero e proprio simbolo del Maccabi Tel Aviv, prima da giocatore e, dal 1970, da tecnico. Sulla panchina piu` importante d`Israele Klein conquisto` la bellezza di 14 campionati israeliani. In seguito alleno` con successo anche la nazionale di pallacanestro di Israele, portandola nel 1977 a vincere il campionato europeo e nel 1979 e 1981 a ottenere il secondo posto nell`Eurobasket.

Neghev

Nissan: ira arabi per spot Israele

Petrolieri 'macchiette' prendono a pugni auto con bassi consumi(ANSA)

GERUSALEMME, 7 AGO - Uno spot della Nissan sulla tv israeliana ha fatto infuriare l'Arabia Saudita e i paesi del Golfo che l'hanno giudicata 'razzista'. Nel filmato un gruppo di petrolieri arabi, nei loro abiti tradizionali, va in escandescenze alla vista di una Nissan in sosta e alla fine una voce dice: 'E' chiaro che non piaci alle compagnie petrolifere'. Un funzionario saudita parla di 'errore clamoroso della Nissan nell'incitare istinti razzisti. Cose del genere devono essere punite, Nissan si scusi'. 07 Ago

giovedì 7 agosto 2008

Keren Hayesod

Il Keren Hayesod (קרן היסוד) è il fondo nazionale di costruzione d'Israele, e la centrale finanziaria del movimento sionista mondiale, come dell'Agenzia Ebraica. Venne fondato nel 1920 a Londra dal comitato sionista, e si costituì come società britannica nel 1921. Con la fondazione dello stato di Israele, il Keren Hayesod finanziò il rientro e l'integrazione in Palestina di molti ebrei, finanziò anche la costruzione di nuovi centri e tutta una serie di infrastrutture come la Società Elettrica, le fabbriche di estrazione del Mar Morto le la società navale nazionale ZIM. Fino al 1948 raccolse centoquarantatré milioni di dollari, che permisero di sostenere questo grande sforzo di costituzione del stato di Israele. Questi fondi furono in gran parte raccolti presso le varie diaspore ebree nel mondo. Questo organizzazione è attiva in sessanta paese e finanzia i lavori della Agenzia Ebraica. Oggi la conduzione è affidata a un comitato che ha sede a Gerusalemme.
Attività: Keren Hayesod, in partnership with the global Jewish community, works to further the national priorities of the State of Israel. In response to the major strategic challenges facing Israel today, Keren Hayesod’s mission focuses on three main areas:
· Strengthening Israeli society by providing educational and cultural opportunities to the socially and economically disenfranchised;
· Facilitating Aliyah and Absorption by supporting the immigration of Jews to Israel and easing their integration into Israeli society;
· Furthering Jewish Zionist Education around the world in order to deepen Jewish identity and strengthening the sense of connection to Israel amongst the next generation.
http://it.wikipedia.org/ e http://www.kh-uia.org.il/


Keren Kayemeth Leisrael (KKL)

Storia: Il Keren Kayemeth Leisrael è la più antica organizzazione ecologica del mondo.
Nel 1901 il KKL iniziò a raccogliere in tutto il mondo i fondi necessari al riscatto della Terra d'Israele, la stessa Terra che oggi tutela con varie attività: ha bonificato paludi e piantato più di 200 milioni di alberi, ha livellato il terreno per la costruzione di infrastrutture e case, ha aperto strade e costruito bacini idrici per la conservazione dell’acqua piovana, ha fatto indietreggiare il deserto creando spazio per gli abitanti del paese. Una sfida continua per il KKL è la continua carenza di acqua che minaccia la vita, l'economia e la sicurezza d'Israele. Il KKL ha costruito dighe e bacini idrici per raccogliere l'acqua ma soprattutto ha sviluppato tecnologie per il riciclo dell'acqua ad uso agricolo ed industriale. Israele è divenuto così uno dei leader per l'uso di acqua riciclata e le tecnologie del KKL sono oggi esportate in tutto il mondo.
L'attenzione del KKL oggi è concentrata anche su di un grande progetto, motivato dalla crescita demografica nella zona compresa tra Haifa, Tel Aviv e Gerusalemme e che spinge a cercare nuovi orizzonti più a sud: l'insediamento umano nel Negev. In una prima fase verranno costruite strade ed infrastrutture varie per 100.000 persone in 25 comunità con l'obbiettivo di arrivare ad una popolazione di 500.000 israeliani in una decade.
La ricerca scientifica per queste tecnologie come per quelle collegate alla bonifica dei territori ed alla piantagione degli alberi diventa così d'importanza primaria per il KKL.
Queste attività hanno dei costi ingenti ma la generosità dei sostenitori del KKL può tramutare i progetti in azioni con un forte impatto sul terreno per tutti gli Israeliani: giovani ed anziani, laici ed osservanti, sabras e nuovi immigranti.È questa azione congiunta che ha permesso che il KKL realizzasse cose che le persone sognavano, come foreste nel deserto ed un Paese per un Popolo.
1901-1910: dalla sua fondazione, avvenuta durante il 5° Congresso Sionistico in Basilea, Svizzera, nel Dicembre 1901 per tutto il primo decennio il KKL si occupò dell'acquisto dei terreni in Israele per il suo popolo ebraico.
1911 - 1920: in questo decennio il KKL allarga il suo campo d'azione. Rende il terreno abitabile e vi porta la popolazione, ne cura la formazione. Avvia ed intensifica l'opera di rimboschimento dei terreni.
1921 - 1930: Il KKL porta il suo ufficio a Gerusalemme. Continua e sviluppa l'acquisto dei terreni, l'opera di rimboschimento e d'insediamento della popolazione. Nasce l'organizzazione degli Insegnanti per il KKL, che lavora per farlo conoscere nelle scuole.
1931 - 1940: nonostante le sommosse degli anni 1936-1939, il KKL continua nella sua opera di rimboschimento ed insediamento del territorio. Contribuisce alla fondazione degli insediamenti "Muro di Difesa e Torre", per difendersi dagli attacchi dei nemici e continua l'opera di acquisto dei terreni sulle colline di Gerusalemme e nel Negev, nonostante le gravi limitazioni imposte dal "Libro Bianco".
1941 - 1950: Nonostante la guerra d'Indipendenza, continua il KKL la sua opera di insediamento umano, in particolare nel Negev, dove fonda ben 14 nuclei abitativi dimostrando così l'appartennenza del Negev allo Stato d'Israele. Aiuta inoltre l'insediamento di migliaia di nuovi immigranti provenienti dai paesi arabi, da dove sono cacciati in seguito alla guerra d'Indipendenza
1951 - 1960: in questi anni il KKL realizza il prosciugamento delle paludi di Hula, continua in modo intensivo il rimboschimento in Galilea e sulle colline di Gerusalemme, sviluppa l'insediamento nella zona Lachish con la nascita di vari villaggi. Nel 1960 la Knesset approva una legge che stabilisce che la Terra d'Israele appartiene al Popolo Ebraico, non può essere venduta ma solo data in concessione per 49 anni.
1961 - 1970: Viene firmato un accordo tra il Governo d'Israele e il KKL che riconosce a quest'ultimo l'incarico per il rimboschimento delle terre d'Israele. Il KKL inizia l'opera di rimboschimento del Negev con la foresta di Yatir, a tutt'oggi la più grande del Paese. Questa impresa rappresenta una grande sfida vinta per la poca disponibilità d'acqua.Il KKL inizia lo sviluppo dell'insediamento umano nella zona di Modiyn.
1971 - 1980: l'opera del KKL si concentra sulla costruzione di decine di insediamenti, nella Galilea, nella Giudea, nella zona interna alla costa di Askelon, nel nordovest del Negev. Continua l'opera di rimboschimento: gli alberi piantati sono 100 milioni. Vengono costruiti parchi attrezzati per gite con percorsi ed aree di ristoro.
1981 - 1990: in questo decennio il KKL si specializza nell'opera di rimboschimento, prepara il terreno per percorsi turistici in tutto il Paese, pone il problema dell' acqua come primario per la popolazione, rende utilizzabili per l'agricoltura vasti territori paludosi della pianura di Yezrael e contribuisce ad assorbire le grosse immigrazioni dall'Etiopia e dall'Unione Sovietica.
1991 - 2000: nel decennio che porta al centenario del KKL, l'attività si diversifica con gli interventi di rinnovamento della palude di Hula, aiuti ai nuovi immigranti ed ai disoccupati delle città in via di sviluppo, nello sviluppo di luoghi turistici, nelle attività per la fornitura d'acqua al Paese, nel risanamento delle zone verdi dissestate, nella pianificazione e costruzioni di nuovi insediamenti nel Negev.
Il KKL Italia: Nel lontano 1959 nasce l'Associazione amici del Keren Kayemeth LeIsrael per adeguarsi alla normativa vigente, comunemente conosciuto come KKL Italia.Il KKL Italia organizza attività di vario genere per far conoscere e realizzare i numerosi progetti in Israele: conferenze, gite, serate di gala, attività per i giovani, attività nelle scuole, attività per le principali festività ebraiche e molto altro. Così facendo, il KKL Italia avvicina i suoi sostenitori ai molteplici aspetti della vita israeliana, facendo da tramite tra due realtà diverse e contemporaneamente simili, rendendo gli amici italiani partecipi della vita degli amici israeliani. Altrettanto importante è il ruolo informativo che l'Associazione svolge presso i suoi frequentatori rendendoli coscienti dell'importanza del rispetto dell'ambiente e della tutela delle fonti non rinnovabili.
Ufficio Roma: kklroma@kkl.it, ufficio Milano: kklmilano@kkl.it http://www.kklitalia.it/

mercoledì 6 agosto 2008


Agenzia Ebraica

L' Agenzia Ebraica (סוכנות היהודי) o per esteso Agenzia Ebraica per la Palestina durante il Mandato britannico della Palestina, fu l'organismo creato per agevolare l'immigrazione degli ebrei in Palestina prima della Dichiarazione d'indipendenza del 1948.
Oggi, diventata l'Agenzia Ebraica per Israele (הסוכנות היהודית לארץ ישראל, HaSochnut HaYehudit L'Eretz Yisra'el). o Sochnut (Agenzia) o JAFI (dall'acronimo inglese Jewish Agency for Israel) è un'organizzazione israeliana che sostiene l'ebraicità di Israele e opera a tal fine in stretto collegamento con la United Jewish Communities (UJC) in Nord America e col Keren Hayesod (United Israel Appeal) in tutto il mondo.
Nascita: fu originariamente istituita nel 1923 per rappresentare la comunità ebraica in Palestina nell'epoca precedente il governo mandatario. Ricevuto il riconoscimento ufficiale per le sue attività nel 1929. L'Agenzia Ebraica fu incaricata di facilitare l'immigrazione ebraica in Palestina, dell'acquisto di terre dai proprietari arabi e di pianificare le politiche generali della leadership ebraica. Durante il periodo mandatario, l'Agenzia Ebraica per la Palestina fu un'organizzazione quasi-governativa che si prese cura delle necessità amministrative della comunità ebraica. La sua leadership fu eletta da ebrei di tutto il mondo, su una base proporzionale rispetto alla consistenza numerica delle loro comunità.
Costruì scuole e ospedali oltre a formare l'Haganah, che divenne il nucleo delle forze armate regolari israeliane dopo il 1948. Le autorità britanniche proposero di dar vita a un'Agenzia Araba con fini similari ma l'offerta fu respinta dai leaders arabi.
L'Agenzia Ebraica fu fatta oggetto di rappresaglie da parte delle truppe britanniche nel 1946 nell'Operazione Agatha, in risposta a un certo numero di attacchi condotti contro le forze britanniche ma occorre ricordare che l'Haganah non attaccò direttamente le forze britanniche mentre questo fu abbondantemente fatto dall'Etzel, meglio noto come l'Irgun. Il quartier generale dell'Agenzia a Gerusalemme fu bombardata dalle forze riconoscevano come propria guida non solo morale il Gran Mufti Hajji Muhammad Amin al-Husayni ai primi del 1948, con grande susseguente perdita di vite umane. Durante l'assedio seguente l'Agenzia decise di trasferire i suoi uffici a Tel Aviv.
L'Agenzia Ebraica e lo Stato d'Israele: Il 14 maggio 1948, l'Agenzia Ebraica per la Palestina, sotto la guida del suo leader David Ben Gurion, divenne il governo provvisorio dello Stato d'Israele. A seguito della costituzione di un governo stabile, l'Agenzia fu rinominata Agenzia Ebraica per Israele, occupandosi di facilitare lo sviluppo economico del Paese e l'accoglienza e l'inserimento sociale degli immigrati ebrei da tutto il mondo.
Dopo la Guerra dei sei giorni nel 1967, è stata istituita una nuova divisione all'interno dell'Agenzia perché si occupasse delle attività dei coloni israeliani insediatisi nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza palestinesi, come pure nelle Alture del Golan siriane (conquistate in seguito alla guerra nr).
Guida dell'Agenzia Ebraica: Zeev Bielski è l'attuale Presidente dell'esecutivo dell'Agenzia Ebraica. Precedentemente tale ufficio era stato svolto da Sallai Meridor, diventato ambasciatore a Washington D.C. Dal giugno 2007, Richard Pearlstone è diventato Presidente del Consiglio d'Amministrazione dell'Agenzia Ebraica (Board of Governors, BOG), succedendo a Carole Solomon. http://it.wikipedia.org/


STORIA DEGLI EBREI ETIOPI, PICCOLA COMUNITA' VENUTA DALL'IGNOTO

"In quel giorno il Signore si prenderà nuovamente il resto del Suo popolo, rimasto dall'Assiria. e dall'Etiopia. e alzerà un vessillo ai popoli e raccoglierà i dispersi d'Israele. dai quattro angoli della terra". (Isaia 11: 11-12)

Sulle origini dei Falasciאà (o Falאsha), la misteriosa comunità ebraica un tempo residente in Etiopia, sono state avanzate molteplici ipotesi. I primi studiosi ad interessarsi all'argomento furono i francesi e gli italiani. E in ordine cronologico, il primo a parlare dei Falascià fu il ferrarese Rabbל Eliahu che, trasferitosi in Palestina nel 1425, raccontò tramite lettera, ai suoi figli rimasti in Italia quanto egli avesse appreso "da un ebreo 'nero' giunto a Gerusalemme dall'Etiopia". Bisogna comunque attendere gli studi di Filosseno Luzzato per reperire notizie piש complete sull'argomento. A partire dal 1843, Luzzatto ripresentò infatti la questione Falascià in termini decisamente più scientifici ed esaustivi. Egli raccolse molte informazioni sugli ebrei dell'Africa Orientale grazie all'etnologo Antoine D'Abbadie che aveva visitato l'Etiopia e le sue piש remote regioni. Tra il 1851 e il 1853, le informazioni e le leggende circa la presenza e le tradizioni etnico-religiose e culturali della comunità ebraica 'nera' furono poi catalogate e sapientemente analizzate in una serie di pubblicazioni raccolte negli Archives Israelites de France, il primo serio e moderno studio sull'argomento. Attualmente, alcuni ricercatori ritengono questo particolare nucleo etnico-religioso originario dell'Abissinia, mentre altri lo fanno discendere dalla tribù di Dan. Molti sono concordi nel sostenere che il termine Falascià sia stato dato, con accezione negativa, dalle altre comunità etiopi agli ebrei 'neri': ragione per cui esso non sarebbe del tutto gradito ad essi che preferirebbe definirsi 'beth Israיl', cioè 'Casa di Israele'. Secondo il parere di certi esperti, i Falascià discenderebbero da un popolo appartenente al ceppo yemenita giunto molti secoli fa in Etiopia; mentre altri sostengono una discendenza dall'antica comunità ebraica egiziana di Elefantina che sarebbe poi migrata nel sud del paese, fino a raggiungere la regione nord orientale etiope (il Gondar) e quella del Tigri. I cultori di tale teoria fanno provenire i "beth Israיl" da quegli ebrei discendenti dal figlio nato dall'unione tra la leggendaria regina di Saba e re Salomone. Anche se sulla fede di questi ebrei 'anomali' non pochi esponenti religiosi israeliti puristi avanzano molti dubbi fino a considerarli semplicemente dei 'gentili' che per una qualche ragione non ancora del tutto chiarita hanno nel tempo mutuato alcune usanze e credenze dal credo ebraico. Ipotesi, questa, fermamente respinta dai diretti interessati che si considerano a tutti gli effetti ebrei autentici, come d'altra parte essi sono sempre stati considerati dai popoli con i quali hanno avuto a che fare durante la loro permanenza in Africa Orientale, e cioט gli etiopi cristiani ortodossi e i musulmani. Secondo il parere degli studiosi contemporanei piש attendibili (vedi Ester Herzog, autrice di un importante lavoro sull'argomento), le prime notizie documentabili sui Falasciא risalirebbero al '600/'700 d.C. Le cronache etiopi del tempo testimonierebbero infatti l'esistenza di un nucleo etnico-religioso 'anomalo' residente nel cuore dell'Abissinia settentrionale. Sempre secondo tali fonti, per circa tre secoli i Falasciא avrebbero condotto un'esistenza pacifica anche se totalmente isolata dal resto del paese, mantenendo intatti i propri costumi, la propria cultura e naturalmente la propria religione. "Anche se - spiega Ester Herzog - a partire dall'anno 1000 gli ebrei etiopi avrebbero incominciato ad essere oggetto di molteplici e dure persecuzioni e vessazioni da parte delle popolazioni limitrofe di religione mussulmana e ortodossa, subendo confische o sottrazioni di terre coltivate e di bestiame e altri atti di chiara intolleranza, quali la privazione dei diritti piש elementari, la schiavitù e la cancellazione e profanazione dei luoghi e dei templi simbolo del loro credo. Intorno all'anno Mille, i mussulmani, ma anche gli ortodossi, profanarono o bruciarono quasi tutte le sinagoghe della comunità, costringendo i religiosi a nascondere libri sacri e reliquie in luoghi inaccessibili". Dal XVII secolo in poi, missionari protestanti giunti in Etiopia vennero a contatto con elementi di questa comunità - completamente all'oscuro dell'esistenza di loro correligionari nel mondo - tentando di convertirli: iniziativa che riuscì soltanto in parte e solo molto piש tardi, nel XIX secolo, grazie all'opera dei membri della London Society for Promoting Christianity among Jews. Per cercare di allontanare la minaccia missionaria, alcuni esponenti della comunità ebraica europea, tra cui il triestino Filosseno Luzzatto, iniziarono ad interessarsi della sorte di questi loro sconosciuti 'fratelli neri', lanciando diverse campagne per sensibilizzare gli israeliti del continente: impegno che vide l'accorata partecipazione, morale e materiale, di eminenti rabbini spagnoli, boemi, tedeschi, inglesi, prussiani, galiziani e turchi. La Herzog racconta che "nel 1867, l'orientalista e studioso della Bibbia, Joseph Halיvy, per conto dell'Alliance Israיlite Universelle, iniziò ad approfondire gli studi sulla comunitא dei Falascià onde verificarne le esatte origini e la purezza del credo religioso,
cercando nel contempo di mettersi in contatto con i "Beta Israel" in modo da renderli edotti circa l'esistenza di una ben più vasta anche se frammentata comunità israelitica alla quale potere fare riferimento. Nonostante le resistenze di alcuni "puristi" inclini a respingere talune usanze dei Falasciא, Halיvy giunse alla stabilire circa l'inequivocabile ebraicità dei "Beta Israel". Fu comunque necessario attendere il 1905 perchè l'entrata dei Falasciא nella coscienza collettiva del mondo ebraico si consolidasse fino a diventare una fatto accettato, anche se con riserve. In quell'anno, infatti, lo studioso di lingue semitiche Jacques Faitlovitch, costituì i primi comitati pro Falasciא, trasferendosi poi in Etiopia da dove rientrò in Europa con 40 giovani ebrei neri. Successivamente, Faitlovitch fece frequentare ai ragazzi alcune importanti scuole ebraiche, introducendoli a pratiche religiose e simboli fino a quel momento ad essi sconosciuti (come la liturgia dell'accensione delle candele dello Shabbat, il rito della festa di Simhat Torà, ecc.) ed insegnando loro la lingua ebraica ad essi completamente ignota. Questi contatti, consolidatisi in seguito ala nascita dello Stato di Israele, fecero sì che la comunitא Falasciא, ormai ridotta ad appena 30.000 unità, potesse sopravvivere al crescente antisemitismo islamico e ortodosso, e alla miseria. A questo punto occorre perע ricordare un fatto poco noto. Durante l'occupazione italiana dell'Etiopia (1936-1941) dietro disposizione di quel Benito Mussolini che nel 1938 varò le famose leggi razziali contro gli ebrei, il governo fascista decise di tutelare, attraverso apposite norme, la piccola comunitא ebraica etiope, difendendola dagli abusi e dalle violenze di cui era stata oggetto da parte delle popolazioni, soprattutto mussulmane. Per molti anni, tuttavia, i molteplici e mai sopiti dubbi espressi da non pochi politici e religiosi israeliani circa la vera identità religiosa dei falascià e i timori per i possibili contraccolpi socio-culturali derivanti da un loro eventuale rientro in patria (cioè Israele), ostacolarono i piani di quei comitati di tutela che avevano come scopo il trasferimento dell'intera comunità ebraica etiope nella terra di David. Bisognò di fatto attendere il 1977 affinchè il parlamento di Gerusalemme decidesse, dopo numerosi accesi dibattiti, di avviare un'operazione di questo tipo, foriera tra l'altro di notevoli rischi. A molti parve infatti verosimile che il nuovo governo marxista etiope del sanguinario colonnello Haile-Mariam Menghistu, che proprio in quell'anno aveva preso il potere in seguito ad un colpo di stato, non avrebbe infatti mai accettato alcuna manovra di questo tipo. Occorreva quindi agire con la massima prudenza, ma l'avventatezza dell'allora ministro degli Esteri Moshe Dayan complicò le cose. Incredibilmente, l'abile ex-comandante in campo dell'esercito israeliano, fece trapelare le finalità del progetto mettendo in allarme l'esecutivo filosovietico etiope impegnato in una politica di "assorbimento" e talvolta di annientamento di tutte le comunità e le minoranze etnico-regiose residenti nell'ex Africa Orientale Italiana, compresa naturalmente quella ebraica. Tra il 1977 e il 1979, i Falascià rischiarono quindi di scomparire dalla faccia della terra, sia a causa delle persecuzioni dell'esercito comunista, sia per gli effetti devastanti della paurosa carestia innescata dalla dissennata politica economica dello stesso governo etiope, impegnato a collettivizzare le terre e soprattutto a dilapidare le casse dello stato per acquistare da Mosca e dall'Avana gli armamenti necessari per combattere la vicina Somalia e per schiacciare i ribelli eritrei mussulmani che da tempo lottavano per l'indipendenza del loro paese. Questi motivi spinsero molti Falascià a tentare la fuga verso il nord, cioè in direzione dei campi profughi allestiti dall'ONU situati in Sudan, nella speranza di essere presto soccorsi dallo stato israeliano. Coloro i quali vi riuscirono dovettero però affrontare oltre confine un'esistenza molto difficile in quanto il governo islamico sudanese si dimostrò assai poco incline ad accettare sul suo territorio elementi non mussulmani. La politica discriminante di Karthoum spinse finalmente il governo di Tel Aviv a varare in tempi brevi di tre distinte operazioni di soccorso. La prima, chiamata in codice "Operazione Mosט", consistente nella messa a punto di un ponte aereo che nell'arco di un mese e mezzo (e circa 30 voli) avrebbe consentito di trasferire dal Sudan a Israele circa 6.500 ebrei. La seconda, chiamata in codice "Saba" avrebbe invece visto l'impiego di alcuni velivoli da trasporto Usa per trasportare da Karthoum a Tel Aviv altri 650 Falascià. La terza (nome in codice "Salomone") si sarebbe dovuta svolgere in appena 24 ore con il contributo di uno speciale raggruppamento aereo israeliano che una volta giunto in Etiopia, avrebbe dovuto caricare e portare in salvo 14.600 correligionari. Grazie agli sforzi diplomatici israeliani e alle pressioni esercitate da Washington sul Sudan, il governo di Karthoum acconsentì - pare dietro un cospicuo compenso in dollari - a permettere l'attuazione di tutti e tre i piani di sgombero che venne portato a compimento senza eccessivi problemi. Attualmente, in Israele, vivono circa 63.000 Falascià che, nonostante i notevoli sforzi profusi da Tel Aviv per facilitarne l'integrazione, sembrano faticare per raggiungere un completo inserimento e ad instaurare rapporti di totale intesa con la popolazione locale (alla fine degli anni Ottanta, il ministero della Sanità emanò una direttiva per costringere tutti gli immigrati etiopi a sottoporsi a test per l'AIDS: iniziativa che provocò violente proteste). Come spiega la sociologa Ester Herzog "Le spicce modalità adottate nei primi tempi da Tel Aviv per favorire l'accoglienza degli ebrei etiopi altro non fanno che rallentare l'integrazione di questi ultimi, e rischiano di provocare un'assimilazione forzata e traumatica". Per la Herzog, il governo avrebbe messo in moto una prassi troppo rapida, meccanica e burocratica, senza tenere in minimo conto delle reali difficoltà di ambientazione dei Falascià immigrati. "Il criterio base adottato per l'assegnazione degli alloggi ai Falascià - prosegue la Herzog - è attualmente legato alla salvaguardia del nucleo familiare. Questa visione tutta occidentale della famiglia si scontra con quella della cultura etiope, secondo la quale la parentela non è necessariamente determinata dal vincolo di sangue. Per la cultura falascià, le definizioni di padre o di sorella possono riferirsi anche ad individui estranei ma con i quali si mantengono da tempo intensi legami affettivi" [.] Di conseguenza, il principio adottato da Tel Aviv per l'assegnazione delle abitazioni ha comportato forzate e dolorose separazioni che hanno causato disagi psicologici agli immigrati".Ma non è tutto. La Herzog ha messo sotto accusa anche il metodo della distribuzione del lavoro. "L'apprendimento di mestieri e l'offerta di lavoro sono riservati agli uomini, perlopiù giovani. L'erronea convinzione manifestata dalle autorità è che le donne siano meno capaci dei maschi e tradizionalmente legate all'attività domestica. In realtà, un esame più approfondito dimostra che, fino da tempi molto antichi, nelle comunitא etiopi dei Falasciא le donne partecipavano alla vita produttiva del villaggio attraverso svariate attività lavorative e produttive, soprattutto nel settore tessile e artigianale. Pretendere di impedire alle immigrate di applicarsi in un qualche tipo di mansione ha di fatto spinto le donne Falascià ad identificarsi esclusivamente nei ruoli di madre e moglie". Come ha spiegato lo studioso Orith Youdovich "Gli errati meccanismi dell'integrazione hanno finito per condizionare anche la vita religiosa della comunità, legata ad antichi riti molto distanti da quelli nostri. In Etiopia, ad esempio, la prassi della circoncisione coincideva con una particolare festa alla quale partecipavano molti abitanti dei vicini villaggi. Il rito si svolgeva al mattino (mai di sabato) e veniva effettuato, quando il bimbo era al settimo giorno di vita, da un anziano che, dopo avere eseguito la resezione, diventava un essere impuro, al punto da dovere sottoporsi a numerose abluzioni. Ora, le attuali disposizioni rabbiniche fanno sì che il rito della milà venga a volte eseguito persino ad un mese dalla nascita del bambino. Senza considerare che il rabbino incaricato è solito, forse per ragioni di praticità, effettuare la circoncisione a piש bambini: sistema che non piace affatto ai Falasciא".Tutto ciò - secondo la Herzog - rappresenta dunque un grave problema, in quanto impedisce una reale e spontanea integrazione degli immigrati, senza considerare che le pratiche imposte dal governo altro non fanno che favorire la scomparsa delle piש antiche tradizioni della comunitא Falasciא: tradizioni che la società israeliana dovrebbe invece proteggere proprio perchè riconducibili al periodo più remoto e leggendario della storia del popolo di Mosי. Tale è infatti l'obiettivo che si pone l'Istituto di Cultura Etiope a Tel Aviv, un ente preposto alla conservazione degli usi e costumi dei Falasciא che, attraverso lezioni, seminari ed incontri, vengono illustrati alla popolazione israeliana. Come spiega Youdovich, che dell'organizzazione è anche presidente, "la biblioteca dell'Istituto, contenente circa 5.000 pubblicazioni di vario genere, ט a disposizione dei cittadini e soprattutto degli studenti. Il centro funge anche da consultorio e punto di riferimento per i membri della Comunitא, nonchè da collegamento fra la cultura dei 'Beta Israel' e quella occidentale". Ma sentiamo come la pensa un diretto interessato, nella fattispecie il Direttore del Centro, Shlomo Akalי, un Falasciא giunto in Israele nel 1980. "In Etiopia vivevamo come nel Medio Evo. Nonostante nelle grandi città ci fossero scuole e ospedali, gli ebrei, per paura di essere assimilati dagli etiopi, hanno preferito vivere isolati in campagna, in piccoli villaggi. Gli uomini erano per la maggior parte fabbri o tessitori, le donne lavoravano la ceramica e le stoffe. Ognuno aveva dei ruoli ben precisi all'interno della societא e della famiglia. Solo se si considera questo, si puע capire quale trauma abbiamo subito ritrovandoci catapultati nella moderna società israeliana". Una società amica, ma forse estranea al tempo stesso. http://www.storiain.net/


Israele/ Ultimi Falascia giunti nello stato ebraico dall'Etiopia

Concluso programma immigrazione durato trent'anni

Gerusalemme, 5 ago. (Ap) - Gli ultimi 65 cittadini etiopi, i Falascia, ai quali Israele ha concesso la possibilità di emigrare sono giunti questa mattina nello Stato ebraico, ponendo fine a un programma durato trent'anni.
La legge israeliana sul diritto al ritorno prevede infatti che qualsiasi persona di discendenza ebraica possa trovare posto nello Stato di Israele: migliaia di ebrei etiopi - che hanno mantenuto la loro religione lungo i secoli - vennero trasferiti negli anni Ottanta e Novanta. Successivamente è toccato ai Falascia Mura, discendenti di ebrei convertitisi al cristianesimo alla fine del XIX secolo per evitare persecuzioni. Secondo fonti etiopi rimarrebbero nel Paese africano circa 9mila Falascia: attualmente la comunità etiope in Israele conta 120mila persone, su una popolazione totale di sette milioni di abitanti.

Mar Morto

USA : accusato di spionaggio per Israele perche' Ebreo

Il Pentagono ha ammesso in un rapporto interno di aver erroneamente accusato un tecnico militare del Michigan addetto all'industria degli armamenti di essere una spia israeliana in quanto e' un Ebreo ortodosso che parla un ebraico fluente. Proprio per tale ultima caratteristica era stato prescelto fra latri candidati al fine di facilitare il lavoro con Israele su vari progetti militari congiunti. Il Dipartimento della difesa lo mise in ferie retribuite nel 1997, mentre l'FBI esaminava i suoi legami con Israele. Tuttavia alla fine il sospetto di essere responsabile della fuoriuscita di segreti militari e' venuto meno ed anzi lo stesso Pentagono ha dovuto ammettere: "Crediamo che il signor Tenenbaum sia stato sottoposto ad insoliti e sgradite controlli a causa della sua fede ed origine etnica, una pratica cui si adatta senza dubbio una definizione di discriminazione."
Nel 2000 l'interessato ha presentato una querela contro il governo degli Stati Uniti, accusandolo di metodi nazisti di sorveglianza contro gli Ebrei, secondo la Detroit Free Press. Egli ha chiesto oltre 20 milioni di euro di risarcimento danni, , nonche' le scuse dell'esercito e una punizione per i suoi persecutori, ed ha detto di essere stato oggetto di una inchiesta federale che ha "letteralmente terrorizzato" lui e la sua famiglia, secondo la Free Press. Non solo, il suo avvocato sostiene che l'inchiesta ha portato l'esercito ad archiviare un progetto che avrebbe salvato la vita ai mal equipaggiati soldati americani dispiegati in combattimento in Iraq e in Afghanistan.
Al di la' del fattore di pregiudizio 'razziale' che ci ha spinto a riportare questa storia, la vicenda sembra incredibile, vista l'alleanza politica fra Tel Aviv e Washington, tuttavia le spie israeliane negli USA esistono davvero. Anzi, proprio una di queste, Jonathan Pollard, condannata per spionaggio in favore di Israele, ha appena presentato una querela presso una corte di Tel Aviv contro lo Stato di Israele. Egli chiede alla Corte di dichiarare che lui e sua moglie non hanno ricevuto alcun aiuto finanziario da parte dello Stato ebraico a partire dal giorno dell'arresto. Pollard, che è stato incarcerato negli Stati Uniti dal 1985, afferma che Israele falsamente sostiene di aver contribuito a finanziarlo. Pollard sottolinea fra l'altro che non vuole che il sostegno finanziario di Israele, ma piuttosto che quello stato lavori per la sua liberazione.
di Rico Guillermo http://www.osservatoriosullalegalita.org/ 05 agosto 2008

martedì 5 agosto 2008

sala arrivi aeroporto Ben Gurion - Tel Aviv

Israele, bimba di 4 anni dimenticata in aeroporto

I genitori in partenza per Parigi l'hanno lasciata al duty free

GERUSALEMMEUna bimba di 4 anni ט stata dimenticata dai genitori, una coppia di israeliani, a un duty free dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. La piccola ט stata ritrovata dal personale di terra. I due distratti genitori, in viaggio per Parigi, hanno qualche attenuante: sedevano in parti diverse dell’apparecchio e partivano con l’intera famiglia, ben cinque figli. Nella fretta e nell’ansia, sono saliti a bordo senza controllare di averli tutti con loro, e non hanno capito l’errore fin quando li ha informati il pilota, dopo il decollo. La bimba ט stata messa sul volo successivo per Parigi, ma i genitori saranno interrogati quando torneranno in Israele. «La gente quando ha fretta si scorda le valigie, ט normale. Ma non un bambino. Non succede mai» ha detto un funzionario di polizia.

lunedì 4 agosto 2008


L'Albero della Vita

costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabala. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate Sefirot, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro.
Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti
metafisici, a veri e propri attributi o emanazioni della Divinità. Da un punto di vista teologico tali Sefirot o 'Luci Increate' sono dunque considerate di sostanza increata, ma in qualità di emanazioni non sono vere e proprie ipostasi e dunque non possiedono la natura divina. Inoltre, esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ogni individuo, nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservando la figura, si può notare che le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali. Ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell'Alef Beit ebraico.
I tre pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l'
Amore (destra), la Forza (sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche "via regale", ha in sé la capacità di unificare gli opposti. Senza il pilastro centrale, l'Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male (quello biblico). I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d'opposti presenti nella creazione.
Come dice la
Bibbia, la via che conduce all'Albero è guardata da una coppia di cherubini, due angeli armati di una spada fiammeggiante. Ciò però non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile e l'altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell'esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i "Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden.

Sefiroth

La parola Sefirot è connessa, secondo il Sefer Yesirah, con sefer (scrittura), sefar (computo) e sippur (discorso), che derivano dalla stessa radice SFR
Le Sephiroth nella Qabbalah Ebraica, sono i dieci attributi di Dio (a cui ci si riferisce con אור אין סוף Aur Ain Soph, "Luce Senza Limiti") :
« Tua, Signore, è la grandezza (Gedullah), la potenza (Geburah), la bellezza (Tif'eret), la vittoria (Nesah) e la maestà (Hod), perché tutto (Qol - appellativo di Yesod), nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno (Mamlahah - altro nome di Malkut); tu sei colui che ti innalzi come testa (Ro's - le tre sephirot superiori) su ogni cosa. »
attraverso i quali Egli può proiettarsi sul mondo e gli uomini. Le Sefirot non sono da intendersi come i gradi di una scala che va dalla Divinità al mondo, sono da intendersi più come i gradi della vita divina, all'interno del Dio stesso, bisogna però ricordare come lo Zohar sono il mondo originario della parola creatrice, ovvero il mondo dei Nomi di Dio.
Le Sephirot sono 10 ed ognuna ha dei propri attributi :
Keter : la Corona, la Volontà Prima, Il Divino Nulla
Hokmah : La Saggezza, L'Inizio - Il Punto di Partenza, Il Primo Aspetto discernibile di Dio, Il Principio Maschile di Dio, Il Padre Superiore che feconda la Sephirah successiva.
Binah : L'Intelligenza, Il Principio Femminile di Dio, L'Utero da cui deriva tutto il resto della Vita Divina e Terrena.
Hesed o Gedullah : La Benevolenza, La Clemenza, La Misericordia, L'Amore.
Geburrah o Pahad o Din : Il Potere, Il Terrore, Il Rigore, Il Giudizio.
Tif'eret o Rahamin : La Bellezza, La Compassione, Il Principio Armonizzante.
Nesah : L'Eternità, La Durata, La Vittoria.
Hod : La Gloria, La Maestà, La Reagalità.
Yesod : Il Fondamento, Il Giusto.
Malkut o Shekinah : Il Regno, La Presenza, è l'ultima Sephirah, l'unica ricettiva.
Ad ogni Sephirah viene abbinato non solo una serie di attributi, ma anche tutta una serie di corrispondenze che vanno dai colori alle parti del corpo umano ed anche alcuni dei Nomi di Dio.
Queste emanazioni si manifestano non solo nella parte fisica dell'universo, ma anche in quella metafisica. La Kabbalah distingue tra quattro differenti "mondi" o "piani":
Atziluth (אֲצִילוּת), "Il Mondo delle Emanazioni", su questo livello la luce di Ain Sof si irradia ed è un tutt'uno con la sua fonte.
Beri'ah (בְּרִיאָה), "Il Mondo della Creazione", in questo livello risiede il primo concetto di creazione dal nulla ancora senza forma. Qui è dove risiedono le gerarchie angeliche più alte.
Yetzirah (יְצִירָה), "Il Mondo della Formazione" su questo livello le essenze acquisiscono forma e sostanza.
Asiyah' (עֲשִׂיָּה), "Il Mondo delle Azioni", a questo livello la creazione è completa, anche se in una dimensione ancora spirituale. Al livello più basso c'è ' l'Asiyah fisica' che comprende il nostro mondo fisico e le sue creature.
Ognuno di questo mondi è progressivamente meno raffinato e sempre più lontano dalla Divinità Rivelata, sebbene le dieci Sephirot si manifestino in tutti. http://it.wikipedia.org/

domenica 3 agosto 2008

La Cabala o Qabbaláh

è parte della tradizione esoterica della mistica ebraica, in particolare il pensiero sviluppatosi in Europa a partire dal VII - VIII secolo. Nell'Ebraismo, Qabbalah (in ebraico, קבלה) è l'atto di ricevere, la tradizione. Base del pensiero cabalistico è la Bibbia ebraica, o Tanach, (acronimo per "Torah, Profeti, Scritti"). La secolare esegesi del Tanách, già contenuta nella halakhah (esposizione sotto forma narrativa), nella haggadáh (presentazione della casistica giuridica), nei due Talmudim (il babilonese e il gerosolimitano) e nei molti midrashim, aveva ormai da secoli posto l'interpretazione del testo sacro al centro della vita dell'israelita. Si fa risalire la nascita della visione cabbalistica alla pubblicazione del libro Zohar (splendore), pubblicato intorno al XIII secolo, o al precedente Sepher Yetzirah (Libro della formazione), che però è, secondo alcuni, un'opera più esegetica che filosofica. Testi principali :
Talmud Eser HaSfirot (תלמוד עשר הספירות) ("Lo Studio [delle] Dieci Sefirot"), un commento agli scritti di ARI (Isaac Luria) realizzato da Rav Yehuda Leib Ashlag Baal HaSulam
Sefer ha-Bahir.
La qabbalah dei nomi:La parola ebraica tzeraf indica sia la trasmutazione alchemica sia l'interscambio delle lettere dell'alfabeto. Gli esegeti ebrei erano abituati a permutare le lettere del Tanach per scoprire significati reconditi e più veri.
La
permutazione numerica è detta gimatréyah o gematria. Ogni lettera dell'alfabeto ebraico indica un numero; dunque ciascuna parola della Bibbia
ha un proprio valore numerico, somma dei valori numerici delle lettere che la compongono. Una parola si può sostituire con un'altra dello stesso valore numerico.
Per esempio:
AChaD in ebraico significa "unità" ed è uguale a 13 (A = 1 + Ch = 8 + D = 4).
Anche la parola "Amore", Ahavah ha lo stesso numero (A=1, H=5, V=2, H=5).
In questa maniera come in un'equazione si può dire che:
AChaD = AHBH
L'arte del notariqón permette di scoprire parole nascoste dentro altre parole (le lettere di una parola come rivelazione di altre parole). L'atbásh consiste nello scambio alfabetico, ad esempio la prima lettera dell'alfabeto con l'ultima, la seconda con la penultima, etc.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cabala


P.A. KaswalderOnomastica Biblica.Fonti scritte e ricerca archeologica

Il volume è nato nell’ambito dell’insegnamento presso lo SBF e presenta le caratteristiche di una intro-duzione alla Geografia e alle Escursioni Bibliche. Queste discipline richiedono lo studio di alcuni elementi geografici di base e una traccia della storia che ha segnato le regioni bibliche, comprese Israele, il Sinai, la Transgiordania e la Fenicia. L’esame delle fonti di onomastica segue la cronologia delle principali epoche storiche: antico-testamentaria, ellenistica, romana, bizantina, omayyade, crociata, mamelucca, ottomana, per sottolineare i cambiamenti registrati dalla geografia politica, dalla geografia storica, dalla topografia e dall’onomastica.Il volume è articolato in due parti distinte. Nella prima (pp. 9-299) sono raccolte le fonti dell’onomastica biblica. Inizia con un saggio introduttivo di Geografia Biblica dedicato all’Antico Testamento. In questa sezione sono segnalati i nomi e una breve storia delle regioni bibliche (Galilea, Bashan, Giudea, Shefelah, Galaad, Mishor ecc.). Fa seguito un saggio di Geografia del Nuovo Testamento con particolare attenzione a Mt 2,1 e Lc 3,1. Segue un esame dell’opera di Eusebio di Cesarea, l’Onomastico dei siti biblici, che ne mette in risalto le caratteristiche particolari. A questo fanno seguito uno studio particolareggiato dei toponimi dell’iscrizione di Mesha (9º secolo a.C.) e la pre-sentazione critica di tutte le fonti classiche dal 5º secolo a.C. al 7º secolo d.C. (Erodoto, Pseudo-Scylax, Zenone Alessandrino, Diodoro Siculo, Strabone, Plinio il Vecchio, Giuseppe Flavio, Claudio Tolomeo, Dione Cassio, Ammiano Marcellino, Teofane di Hermopoli, Itinerarium Antonini Augusti, Tabula Peutingeriana, Notitia Dignitatum, Editto di Beer Sheva, Stefano di Bisanzio, Hierocles, Giorgio di Cipro). Dopo la presentazione delle fonti letterarie, sono studiati i toponimi dei mosaici di Madaba (6º secolo), Umm er-Rasas, Ma'in e Rehov (8º secolo).Nella seconda parte della ricerca (pp. 301-479) sono proposti alcuni argomenti appa-rentemente slegati tra di loro. Dapprima viene operata una scelta dei diari di alcuni celebri pellegrini cristiani della Terra Santa, dall’Anonimo di Bordeaux del 4º secolo, fino ad Arculfo del 7º secolo. Segue una breve presentazione delle epoche storiche che hanno segnato le terre bibliche in maniera profonda. Vale a dire, si offre un passaggio storico-geografico sui periodi islamici, a partire dal periodo omayyade (7º secolo) fino al periodo ottomano (16º secolo). L’islam si è imposto sull’ambiente delle terre bibliche a livello religioso, sociale e linguistico, fino ad oggi. La presenza dell’islam in Terra Santa ha provocato il fenomeno delle crociate (11º - 13º secolo) alle quali è dedicata un’ampia introduzione storica; l’esame di alcuni testimoni (Sewulfo e Teodorico); la lista dei siti di epoca crociata. L’ultima sezione della ricerca contiene una serie di strumenti bibliografici per accostarsi alle scienze ausiliarie della geografia storica (archeologia, numismatica, epigrafia, cartografia ecc.). E infine una lista dei siti dove si trovano le prime testimo-nianze di edifici cristiani (chiese, monasteri) e di sinagoghe giudaiche e samaritane.La ricerca risulta essere una raccolta completa delle fonti classiche di topografia e di onomastica provenienti dai testi letterari e dalle iscrizioni musive. La ricerca inoltre si propone come edizione critica per la lingua italiana di alcuni testi classici e una raccolta completa dei testi di topografia che riguardano le regioni bibliche.
L'AUTORE Pietro A. Kaswalder è docente presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Insegna Esegesi dell’Antico Testamento e guida le Escursioni Bibliche. Ha pubblicato studi a carattere esegetico, storico, geografico e archeologico. Tra i principali segnaliamo: M. Adinolfi - P. Kaswalder (edd.), Entrarono a Cafarnao. Lettura interdisciplinare di Mc 1. Studi in onore di P. Virginio Ravanelli, (FPP) Jerusalem 1997. P. Kaswalder - E. Bosetti, Sulle orme di Mosè. Egitto, Sinai, Giordania. Nuova guida biblica e archeologica, (EDB) Bologna 2000. 17x24 cm; 544 pp.; 24 mappe; US $ 25

Masada

INTRODUZIONE ALLA CULTURA DEI NOMI EBRAICI

Il popolo di Israele ha sempre avuto un rapporto speciale con il concetto di "nome", non a caso il primo grande "libro di onomastica" della storia occidentale è senza dubbio la Bibbia, dove ogni personaggio è caratterizzato dal suo nome, elemento fondamentale per la comprensione del significato profondo della narrazione biblica.
In almeno due casi il destino del personaggio è simboleggiato da un cambiamento di nome: Abramo, che da Avram diventa Avraham, e l'aggiunta di quella H trasforma un adoratore di idoli nel padre del popolo ebraico, e Giacobbe, il cui nome viene modificato dopo una lotta notturna con un messaggero divino in Israel, "colui che lottò con il Signore". Lo vedremo meglio. Per ora basti dire che le storie bibliche sono comprensibili solo se si tiene conto del valore simbolico dei nomi dei vari personaggi, ed è questa la ragione per cui la Bibbia è piena di genealogie, liste di nomi apparentemente senza significato, citazioni ridondanti di personaggi persi nella notte del tempo. Ciò che conta, al di là dei flebili indizi dati dalle circostanze, è il nome, eterno, che risuona oggi ancora carico di significati simbolici non del tutto svelati.
E' interessante notare che per designare Dio gli Ebrei usano il termine "HaShem", che letteralmente significa "il Nome". Dio per gli Ebrei non è una forza, una persona, un essere ultraterreno, è prima di tutto "il Nome", nome inespresso, sconosciuto: e ogni tentativo di definirlo non è che definizione e comprensione parziale di questa totalità. Tuttavia la tradizione ebraica ha elaborato una serie di 72 nomi divini, di cui fanno uso i kabbalisti e che contengono una profonda simbologia.
Già che siamo dalle parti della Kabbalah, la tradizione esoterica ebraica, accenniamo alla ghematria: la tecnica di interpretare i nomi attraverso il significato numerico simbolico attribuito alle singole lettere che lo compongono. La Bibbia è letta dai kabbalisti in questo modo, e la tradizione ha lasciato una traccia profonda nel modo di intendere la cultura onomastica da parte del popolo di Israele. Per millenni il popolo ebraico ha usato e tramandato i maggiori nomi biblici, integrati, nel repertorio onomastico del popolo della diaspora, da nomi locali, toponimi della terra di Israele, e nomi di concetti ripetuti nelle Scritture e nel Talmud, il corpo di libri che si è raccolto nel tempo come interpretazione rabbinica dei testi sacri. Ma da un secolo a questa parte l'onomastica ebraica si è completamente trasformata, rinnovata, complice uno degli eventi più significativi che il popolo ebraico abbia mai vissuto: il ritorno a Eretz Israel, la Terra di Israele, dopo 2000 anni di esilio.
I pionieri sionisti che arrivavano dall'Europa Orientale in Palestina negli ultimi anni dell'ottocento e per tutto il secolo seguente erano animati dal desiderio di far rivivere la lingua ebraica e di togliersi di dosso il peso e il ricordo di 2000 anni di persecuzioni e di esilio: elemento fondamentale fu la creazione di una nuova onomastica, di "nomi nuovi" con cui chiamare il popolo dei nuovi Israeliani, come a voler distinguere attraverso il segno del nome i figli, padroni della loro terra, dai padri, perseguitati in terra altrui. Nasce così la nuova onomastica israeliana moderna, che crea nomi ispirandosi alla natura della terra di Sion, ai suoi fiori, ai suoi prodotti, al ciclo delle stagioni, ai fenomeni naturali, ai luoghi, alle parole usate, alle speranze, alle suggestioni, ai ricordi. Il 60% degli Israeliani e l'80% delle Israeliane oggi hanno nomi di questo tipo, che potremmo definire "postbiblici", o "ebraici contemporanei".
L'usanza più comune è quella di dare un nome moderno seguito da un secondo nome biblico, per continuare la tradizione. Rimangono, anche se sempre più rari nell'uso contemporaneo, tracce dei nomi yiddisch, i nomi mutuati dalle lingue germaniche e slave che erano in uso presso gli Ebrei della diaspora dell'Europa Orientale............
E, volendo partire dall'inizio, cominceremo dalle due forze simboliche primordiali, quelle che la filosofia chiama "energia" e "materia", la teologia "anima" e "corpo" e che nella Bibbia sono illustrate dai primi due nomi che compaiono: ADAM -la terra, la materia, e CHAVA -la forza vitale, l'energia. In breve, Adamo ed Eva. Con due nomi, la narrazione biblica esprime tutto. Senza dimenticare un terzo nome che fa parte della tradizone moderna, ma che viene dritto dritto dal primo capitolo della Genesi: "e il Signore disse- che sia luce-..." OR, luce, nome unisex, e origine di decine di altri nomi a esso correlati, a dimostrazione di quanto la nuova onomastica affondi comunque le sue radici nello stesso humus storico e culturale. Ne parleremo più diffusamente la prossima volta.
Rubrica a cura di Smadar. http://www.nomix.it/

mar Morto

Trofeo basket D.Gianatti: Italia-Israele 77-68

(AGM-DS) - 01/08/2008 22.38.06 - (AGM-DS) - Milano, 1 agosto - Altro successo degli azzurri di Recalcati nel Trofeo `Diego Gianatti`. Battuto Israele per 77-68. Un successo che regala all`Italia il matematico successo finale con una giornata di anticipo, in virtu` delle vittorie negli scontri diretti e al di la` di quale possa essere il risultato della gara di domani con la Francia che non ha mai vinto alcuna gara in questo torneo............................